Le monete di Olimpia, insieme a quelle di Atene e Sparta, raccontano la storia delle tre polis più famose dell’antica Grecia. Ma, se Atene e Sparta sono famose per essersi distrutte a vicenda durante l’interminabile guerra del Peloponneso, Olimpia risplende ancora come simbolo di fratellanza e di pace, anche per i giochi che vi si tenevano e che rappresentano le radici ideali di quelli moderni
Per noi appassionati di numismatica Olimpia assume un’importanza ancora maggiore per il gran numero di bellissime monete emesse, mentre Atene presenta tipi piuttosto monotoni e la severa Sparta, non volendo essere “corrotta dal denaro”, non coniò affatto monete, se non in epoca piuttosto tarda.
Le monete di Olimpia sono strettamente legate ai giochi olimpici che vi si tenevano ogni quattro anni. Infatti sia Seltman che Kraay sono concordi nell’affermare che la coniazione delle monete veniva eseguita in occasione dei giochi, quando aumentava in modo consistente l’arrivo di pellegrini (Kraay p. 103). Coloro che arrivavano ad Olimpia per partecipare o assistere ai giochi, dovevano cambiare le loro monete con quelle emesse dalla zecca locale, facendole così guadagnare un aggio che risultava dal cambio.
Il catalogo della spettacolare collezione di monete di Olimpia messa all’asta da Leu Numismatics a Zurigo nel 2004 (in versione standard e “lusso”)
Seltman, seguendo il Babelon, indica l’inizio delle coniazioni alla fine del VI secolo a.C. (Seltman pag.1), poiché le prime emissioni rappresentano al dritto un’aquila in volo stilisticamente collegata a quella presente sugli stateri di Calcide nell’Eubea coniati prima del 506 a.C. Ma B. V. Head, e in tempi più recenti vari autori, fra cui lo stesso Kraay, hanno spostato l’inizio delle coniazioni alla prima metà del V secolo a.C. e questo soprattutto perché nei numerosi ripostigli di monete del periodo arcaico non si trovano mai le monete di Olimpia (Kraay pag.104).
A vent’anni da quella memorabile asta, il catalogo Leu Numismatics 90 della vendita battuta il 10 maggio 2004 e riguardante la collezione delle monete di Olimpia appartenuta a BCD (The BCD Collection) da cui sono tratte le foto che accompagnano il testo) continua ancora a stupirci.
E questo, fin dalla prefazione in cui Alan Walker data la prima emissione al 468 a.C., ovvero subito dopo la fondazione della città di Elide avvenuta nel 471 a.C. La zecca era molto probabilmente situata nel tempio di Zeus e venne affiancata alla fine del V secolo a.C. da quella sorta nel tempio di Era. Le emissioni autonome di Olimpia cessarono verso la fine del III secolo a.C., mentre i giochi olimpici continuarono fino al 394 d.C., anno in cui l’imperatore Teodosio li proibì, perché considerati pagani.
Le monete di Olimpia, a differenza di quelle di molte zecche della Grecia antica, hanno una grande varietà di coni quasi sempre di alto livello artistico. Probabilmente lavorarono presso le zecche olimpiche i migliori incisori che poterono spesso esprimere liberamente le loro capacità. Alcuni esempi di questi capolavori numismatici vengono presentati qui di seguito e la scelta è caduta sugli esemplari che mi sembravano più significativi dal punto di vista dell’arte.
Figura 1
Appartiene alla prima emissione di Olimpia, coniata nel 468 a.C., lo statere di Figura 1 (Leu 90, 10 maggio 2004 n. 1) che al dritto mostra un’aquila in volo verso destra con entrambe le ali ben visibili. Come spesso accade sulle monete greche, l’aspetto naturalistico dell’incisione trova un grande rilievo. Infatti sulle ali è possibile notare come l’incisore abbia distinto tre ordini di piume, dalle più sottili, disegnate come puntini, alle medie e quelle più lunghe in forma di linee.
Sul rovescio è rappresentato un fulmine ornamentale alato in forte rilievo che divide le lettere F e A iniziali di FALEION ovvero “[moneta] degli Elei”. Sia l’aquila che il fulmine rimandano a Zeus, padre degli dei. Infatti l’aquila è il suo animale sacro e il fulmine è l’arma che scaglia contro i suoi nemici. Lo stile è ancora tardo-arcaico, ma di notevole impatto plastico. L’aquila è ripresa da uno statere di Calcide in Eubea.
Figura 2
La seconda moneta illustrata (Figura 2, BCD 7), è uno statere del 460 a.C. proveniente dalla collezione di R. Kappeli. Al dritto presenta un’aquila simile alla precedente ma in volo verso sinistra con le ali completamente spiegate e con tre ordini di piume. Nel becco tiene un serpente. Al rovescio è incisa una bellissima Nike rappresentata in corsa. Lo stile è ancora arcaizzante anche se si intravedono, nelle forme e nel movimento, i tratti dell’arte classica.
La Nike ha due grandi ali aperte, anche queste divise per ordini di piumaggio; nella mano destra, tesa in avanti, porta una corona e con la sinistra si tiene la veste per non intralciare la corsa. Il tutto è un evidente richiamo ai giochi il cui ambitissimo trofeo era proprio una corona. Quella consegnata in premio nei giochi olimpici era di ulivo, mentre l’alloro veniva usato in quelli pitici che si tenevano nella pianura di Crisa vicino a Delfi. Nei giochi nemei il premio era una corona di ipposelino e in quelli istmici una corona di pino selvatico.
Figura 3
Un’altra straordinaria Nike è rappresentata sul rovescio del terzo statere illustrato risalente al 432 a.C. (Figura 3, BCD 47). La fanciulla alata, che nel caso precedente esprimeva forza e gioia, qui è seduta pensierosa appoggiando la testa leggermente reclinata al braccio che è posato sulla gamba destra accavallata. Anche questa Nike ha due grandi ali dietro la schiena e nella mano destra tiene due rami di ulivo.
L’atteggiamento della Nike rispecchia il mutamento avvenuto nell’arte: al vigore arcaico, si sostituisce la dolce malinconia del classico. A.Walker vede nell’atteggiamento della Nike un presagio della tragedia della guerra del Peloponneso, iniziata in quell’epoca e che porterà i Greci all’autodistruzione. Ma forse più semplicemente sta pensando alla fatuità della vittoria, che sorride a uno e sconfigge tutti gli altri. La bellezza di questo conio – tra le tante monete di Olimpia – dimostra l’influenza della scuola di Fidia che aveva lavorato in quell’epoca (440-432 a.C.) proprio in quella città per scolpire la grande statua di Zeus.
Figura 4
Una bellissima testa severa, ma giovanile, con i capelli e la barba corti e cinta di una corona di ulivo è la prima immagine di Zeus sulle monete di Olimpia (Figura 4, BCD 67). La moneta emessa nel 416 a.C., di modesta conservazione ma di grande rarità, è firmata da un artista sconosciuto, di cui conosciamo solo le iniziali DA.
Lo stile è classico e probabilmente riprende i tratti dalla statua di Zeus di Fidia. La sua semplicità è in contrasto con quello che diventerà il ritratto ufficiale di Zeus nel IV secolo a.C. e di cui lo statere coniato nel 352 a.C. è un perfetto esempio (Figura 5, BCD 132).
Figura 5
Qui la testa di Zeus è circondata da una gran massa di capelli, nella quale quasi si perde la corona di alloro, e da una barba fluente. Lo sguardo è più severo e sottolineato dalla curvatura del sopracciglio ed è proprio questa l’immagine di Zeus che abbiamo tuttora. Sul rovescio della prima moneta è rappresentato il fulmine ornamentale alato in corona di ulivo, mentre sulla seconda un’aquila stante a destra.
Proseguendo nell’analizzare le più interessanti fra le monete di Olimpia, bellissima è anche la testa della sposa di Zeus, Era, rappresentata sul dritto di uno statere coniato nel 412 a.C. (Figura 6, BCD 71). La protettrice di tutte le spose ha i tratti gentili, ma l’espressione è di una saggezza calma e decisa. Sul capo porta un diadema ornato di perline e gigli simbolo della sua condizione regale. Lo stile è pienamente classico.
Figura 6
Sul rovescio è rappresentato un fulmine ornamentale, in questo caso senza le ali, in una corona di ulivo. La moneta è stata battuta dalla zecca di Era. L’esistenza di due zecche ad Olimpia è provata dal fatto che le due serie non hanno nessun conio in comune, cosa che invece capita nell’ambito della singola zecca (Kraay pag.105).
Una delle più eleganti rappresentazioni di animali sulle monete greche è quella che si può ammirare sullo statere coniato nel 408 a.C. e attribuito all’incisore DA[?] che ha modellato anche la testa di Zeus vista sopra (Figura 7, BCD 77). L’aquila con il becco forte in primo piano, ha lo sguardo fisso all’orizzonte e emana una sensazione di calma potenza, terribile pur se immobile. Sotto la testa si intravvede una foglia di pioppo e sul rovescio l’abituale fulmine ornamentale alato.
Figura 7
Un altro statere molto interessante è poi quello emesso nel 396 a.C.(Figura 8, BCD 89). Al dritto è rappresentata un’aquila nell’atto di uccidere un serpente che tiene tra gli artigli. La scena è molto naturalistica è la curvatura del dorso dell’aquila e della sua testa si adatta perfettamente alla circolarità della moneta con un bell’effetto plastico.
La curiosità sta nel fatto che la moneta rappresenta uno scudo sul quale è incisa la scena descritta per cui ci sono due rilievi che rendono magnifico il pezzo. Sul rovescio è inciso il fulmine alato e ai suoi lati le lettere F e A, di cui la prima in rilievo e la seconda curiosamente in incuso.
Figura 8
Vorrei chiudere con un bellissimo ritratto, degno erede delle incisioni siracusane di Arethusa, della ninfa Olimpia (Figura 9, BCD 122). La ninfa ha i tratti del viso gentili, leggermente velati di malinconia, i capelli mossi e raccolti in uno sphendone e porta degli orecchini pendenti. La sua bellezza ha colpito i maggiori collezionisti dell’Ottocento e del Novecento. La moneta, oltre che a BCD, è infatti appartenuta a Sir E. H. Bunbury, F. S. Benson, R. Jameson e C. Gillet. Sul rovescio è rappresentata una fiera aquila stante con le ali chiuse e con la testa rivolta a destra, il tutto circondato da una corona d’ulivo.
Figura 9
Questi sono solo pochi esempi della vastissima monetazione di Olimpia. Spero tuttavia di essere riuscito a trasmettere tutta la bellezza e la magia che emana da queste monete. In tutto il mondo antico dall’Egitto, all’Etruria, alla Mesopotamia, c’erano luoghi considerati magici. Anche nella Grecia continentale tali luoghi erano presenti, basti pensare a Delfi, a Eleusi o alla regione dell’Arcadia, anche se forse Olimpia fu il più importante.
Lo fu e lo è tuttora, in questo anno delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi. Infatti la magia di Olimpia continua e io personalmente la ricordo negli occhi di mio padre Ryszard Zub quando ammirava con commozione le tre medaglie olimpiche – due argenti e un bronzo – che vinse a Melbourne, a Roma e a Tokio nella sciabola a squadre.
Bibliografia essenziale
- AA. VV., Enciclopedia dell’Antichità Classica, Milano 2000
- Giuliano A., Storia dell’arte greca, Roma 1989
- Head B. V., Historia Numorum, Chicago 1967 (ristampa dell’edizione del 1911)
- Kraay C. M., Archaic and Classical Greek Coins, London 1976
- Leu Numismatics, Coins of Olympia. The BCD Collection, Zurich 2004
- Seltman C. T., The Temple Coins of Olympia, Cambridge 1921