Da Cook Islands una coniazione in altorilievo dedicata all’astrolabio, ideato duemila anni fa e strumento fondamentale in tante scoperte umane
di Chiara Pasqui | Dal III secolo a.C. fino ad oggi con il termine astrolabio (in greco astrolábon, da astron e lambánō, ossia “che prende/comprende le stelle”) sono stati chiamati degli strumenti spesso molto diversi tra loro.
Si va dai grandi strumenti armillari adibiti a rilevare le posizioni degli astri, come l’astrolabio armillare di Claudio Tolomeo (II secolo d.C.) a strumenti di modeste o piccole dimensioni utilizzati nel calcolo astronomico o in marineria: l’astrolabio piano, quello universale, quello detto “Rojas”, l’astrolabio nautico.
L’astrolabio piano è il più importante e versatile strumento realizzato nell’antichità per eseguire analogicamente calcoli astronomici altrimenti lunghi e complessi. Alcuni ne attribuiscono l’invenzione a Ipparco di Nicea (II secolo a.C.), che conosceva la proiezione stereografica usata per realizzarlo.
Da Alessandria d’Egitto, lo strumento passò a Bisanzio e nell’Islam. Qui fu sviluppato in tutte le possibili varianti: dall’oggetto in legno utilizzato dall’astronomo della moschea per fissare la direzione della Mecca e le ore della preghiera tramite l’altezza di Sole e stelle, agli strumenti di raffinata fattura, in argento e gemme preziose, destinati a re e principi.
La principale funzione dell’astrolabio rimane quella di localizzare e calcolare la posizione del Sole e delle stelle, legata al giorno dell’anno e all’ora del rilievo, per una data latitudine. Lo strumento si compone di diverse parti: un supporto, dotato di anello che serve da sostegno, e un bordo graduato simile ad un goniometro; un braccio rotante, fissato sulla parte posteriore, dotato di traguardi per misurare l’altezza degli astri; una o più lamine; una struttura turnicante che indica la posizione delle stelle fisse ben note; ed infine, un regolo, braccio rotante disposto sulla parte inferiore dello strumento.
Tanto importante nella storia, l’astrolabio, da vedersi dedicata da Cook Islands, grazie all’inventiva di CIT Coin Invest, una moneta da 10 dollari in argento del diametro di 45 millimetri e del peso di due once coniata in 1500 esemplari.
La suggestiva moneta raffigura al dritto, in primo piano, in un cerchio a sé stante la regina Elisabetta; null’altro a occupare la scena, sì da rimarcare la sovranità del soggetto. A fare da contorno, le scritte ELIZABETH II, COOK ISLANDS e 10 DOLLARS. In secondo piano, sullo sfondo, un mappamondo in cui si rintracciano latitudini e longitudini e la geografia delle Americhe. In alto sono raffigurati gli astri, Sole, Luna e stelle di varie dimensioni.
Un’unica iscrizione – HISTORIC INSTRUMENTS – identifica la serie cui appartiene la moneta; fluttuanti nell’orbita terrestre un binocolo, una clessidra, una rosa dei venti, una meridiana, un telescopio e un sestante.
Tutti simboli di studio, analisi, scoperta e innovazione legati alla storia umana. Abbinamento casuale? Senz’altro no. Questi strumenti, infatti, indicano necessità di orientamento, stabilità, conoscenza, sviluppo, tempo e perseveranza.
Il rovescio è occupato dalla rappresentazione di un astrolabio la cui spiccata tridimensionalità comunica dinamicità ed evoluzione, trasmette interesse per la scoperta e curiosità.
Anche perché i dettagli sono eccezionalmente resi dalla coniazione e danno la sensazione di tenere in mano un autentico strumento di sapere dalla storia millenaria.