L’opera, frutto del genio di Leon Battista Alberti e commissionata da Sigismondo Malatesta, è effigiata sulla moneta per i 550 anni dalla morte dell’architetto
di Chiara Pasqui | Il Tempio maltestiano rappresenta l’opera chiave del Rinascimento riminese, oltre ad essere una delle architetture più significative del ‘400 italiano. Si presume che Leon Battista Alberti (1404-1472) – massimo esponente della cultura rinascimentale – ebbe un ruolo centrale nella decisione di mutare il progetto destinato alla costruzione.
All’artista fu, poi, affidata la sistemazione architettonica dell’esterno, comprendente anche – secondo le testimonianze fornite dalle numerose medaglie di Matteo de’ Pasti del 1450 – l’aggiunta di una rotonda nella parte posteriore della chiesa, coperta da una cupola, imitazione di quella del Pantheon.
L’idea del Tempio fu di Sigismondo Malatesta. In principio, il signore di Rimini ipotizzava di realizzare una piccola cappella all’interno della chiesa che potesse ospitare le sue spoglie mortali. Grazie ad una serie di importanti vittorie militari, Sigismondo entrò in possesso di una cospicua ricchezza e anche potere, tali che gli consentirono di rivedere il suo originario progetto, ampliandolo sino a raggiungere dimensioni consone ad ospitare le tombe dei suoi discendenti, mostrando il proprio potere agli altri sovrani.
L’apparato iconografico simbolico della struttura risulta inconsueto per una chiesa cristiana. I riferimenti religiosi tradizionali, nell’apparato decorativo originale, sono talmente ridotti, oltre che defilati, da risultare a prima vista del tutto assenti.
Papa Pio II Piccolomini a riguardo asserì: “Aedificavit tamen nobile templum Arimini in honorem divi Francisci; verum ita gentili bus operi bus implevit ut non tam Christianorum quam Infidelium demone templum esse videretur”. Questo contribuì ad incrinare ancor più i già compromessi rapporti con il pontefice; rapporti precari già prima della sua elezione nel 1458 a causa anche delle precedenti campagne militari ostili alla sua città natale, Siena. Rapporti che culmineranno, nel 1460, con il sommo provvedimento della scomunica.
Apparirebbe riduttivo, però, limitare la lettura del Tempio malatestiano solo come sfida personale. E’, invece, piuttosto da interpretare quale massima manifestazione di una raffinata cultura neoplatonica, idealistica e intellettuale, intenzionalmente lontana dalla realtà, affatto timorosa di esprimersi attraverso un linguaggio ben lontano dalla cristianità – tra ethos apollineo e pathos dionisiaco -, per giunta proprio in un tempio cristiano.
Per quanto raffinato, l’insieme decorativo appare alquanto dispersivo, con contrasti tra l’interno e l’esterno dell’edificio. Se proprio si volesse ricercare, a fatica, un’unica chiave di lettura, la si potrebbe rintracciare nell’intento celebrativo della figura del signore e la sua corte. Il progetto di Alberti, come sappiamo, non fu mai portato a compimento; le sventure in campo militare dei Malatesta resero impossibile la conclusione dei lavori.
Punto focale dell’esterno del Tempio era il portale centrale, con timpano triangolare al centro di un fornice riccamente ornato da lastre in marmo. La mancanza dell’arco superiore consente, ancora oggi, di vedere uno scorcio della facciata medievale a capanna di San Francesco. Gli storici sono, invece, soliti escludere un diretto intervento di Alberti nell’interno del Tempio, assegnato, pare, a Matteo de’ Pasti e Agostino di Duccio. A guisa di luogo di culto pagano, le sei cappelle laterali sono state intitolate alle arti liberali, allo Zodiaco, ai giochi dei bambini, ai profeti e alle sibille.
È fissata il 29 settembre l’emissione della bella moneta commemorativa di San Marino che celebra il 550esimo anniversario della scomparsa dell’Alberti. Valore 5 euro, 2500 esemplari di mm 32 di diametro e g 18 di peso, in argento 925‰ proof, con bordatura zigrinata spessa continua, coniato dalla zecca di Vienna.
I modelli delle due facce sono stati entrambi realizzati da Antonella Napolione, già autrice del dritto standard delle commemorative in argento del Titano (stemma di Stato).
Di particolare finezza e fedeltà, al rovescio, i dettagli architettonici della facciata incompiuta del Tempio malatestiano. Per scoprire le altre news sulle novità numismatiche della Repubblica di San Marino clicca qui.