Simonetta Vespucci in vesti di Cleopatra su un progetto di Alceo Quieti stampato dall’Officina Carte valori di Roma alla fine degli anni Settanta
di Roberto Ganganelli | Un nostro lettore ci scrive: “Ho iniziato a collezionare cartamoneta italiana, che reputo la più bella del mondo, e mi sono imbattuto in uno strano biglietto uniface che, pur in cattive condizioni e con una grossa piega al centro, ho subito acquistato.
Misura mm 165 x 70 millimetri circa, è stampato in rosso e raffigura un ritratto di donna nella parte destra. La dicitura in alto, ISTITUTO POLIGRAFICO DELLO STATO, e quella in basso, OFFICINA CARTE VALORI, mi fanno pensare che sia qualcosa di ufficiale. Dunaue mi chiedo: di cosa si tratta? Quanto vale? E chi è la donna raffigurata? Grazie alla redazione di Cronaca numismatica per la risposta e per tutti gli interessanti articoli che pubblicate”.
Un progetto di banconota a soggetto artistico e rinascimentale
Ringraziando a nostra volta il lettore, cerchiamo di far luce su quello che per lui è un piccolo mistero ma che, nella letteratura specializzata, è già noto da tempo come un progetto uniface realizzato, presumibilmente, dopo il 1978.
Il progetto – noto anche stampato a toni di azzurro e nero – è pubblicato da Franco Gavello ne La cartamoneta italiana a p. 274, senza tuttavia indicazioni di rarità o valutazione. E, ringraziando Cartamoneta.com per la concessione di un’immagine di un biglietto analogo in fior di stampa, andiamo dunque a svelarne qualche dettaglio in più.
Simonetta Vespucci, la musa dei pittori che fece impazzire Firenze
La donna ritratta di profilo nella vignetta sagomata a destra è Simonetta Vespucci, che potremmo definire davvero “la top model del Rinascimento”. Si chiamava in realtà Simonetta Cattaneo ed era a Portovenere nel 1423, da una nobile famiglia ligure.
Appena sedicenne sposò Marco Vespucci e si trasferì a Firenze dove Giuliano, fratello del Magnifico, ne rimase folgorato per averne visto un ritratto nella bottega del Botticelli.
Di figura esile e armoniosa, i lunghi capelli biondi (una rarità a quell’epoca in Italia) e i profondi occhi grigi, Simonetta divenne “la bella di Firenze” e a questa fama contribuirono sia le voci di una sua relazione col Medici sia i dipinti nei quali il Filipepi ne ritrasse i lineamenti sensuali, come la Primavera, la Nascita di Venere e il Sogno di Giuliano.
Ma c’è un altro dipinto, opera di Piero di Cosimo, in cui è ritratta come Cleopatra, a seno scoperto e con un aspide che le avvolge il collo appena prima del morso che le sarebbe stato fatale. Quasi un segno del destino, perché Simonetta Vespucci il 26 aprile del 1476 – a ventitre anni – morì, non sappiamo se di peste o di tisi, lasciando sgomenti non solo il marito, ma anche gli artisti di cui era stata la musa e tutta Firenze, ad iniziare da Lorenzo e Giuliano de’ Medici.
È da questo quadro – oggi al Museé Condé di Chantilly – che Alceo Quieti (1922-2014), abilissimo incisore di lastre per francobolli e carte valori, trasse ispirazione per il biglietto in possesso del nostro lettore – non a caso si legge sul collo della donna ALCEO QUIETI INCISE – ma che, purtroppo, non divenne mai una vera banconota.
Le 100.000 lire e i 10 euro centesimi sotto il segno di Botticelli
Una sorte diversa toccò ad un altro capolavoro, quella botticelliana Primavera che, protagonista ancora una volta Simonetta Vespucci, trovò invece spazio e fama sulle 100.000 lire emesse dal 1978 al 1982 e rimaste in circolazione fino al 1988.
Nel presente della moneta unica la bellezza di Simonetta ci incanta ancora sorridendo – lei, Venere eterna – sui 10 euro centesimi italiani in circolazione dal 2002 che ogni cittadino d’Europa, prima o poi, ha avuto in tasca.
Volendo parlare, infine, di valore pecuniario di questo progetto, possiamo dire che visto il mercato, se in condizioni ottimali, il suo prezzo oscilla fra i 150 e i 180 euro.
Nel caso del progetto di banconota in possesso del lettore, dic onservazione più bassa ed evidentemente piegato – il valore scende ridcuendosi ad appena qualche decina di euro. Anche se resta intatto – per sempre – il fascino della “bella di Firenze”.