La TIGRE e il LEONE, un’osella di pace per un EFFIMERO SUCCESSO

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Sulla moneta donativo del doge coniata nel 1766 lla tigre e il leone raccontano di uno degli ultimi successi diplomatici dell’ormai decadente Serenissima

 

di Antonio Castellani | Quando viene coniata la moneta di cui parliamo in queste righe, il 1766, la Serenissima Repubblica di Venezia è già una “potenza minore” nell’ambito del Mediterraneo; anzi, la città lagunare, ben lungi dai fasti dei secoli d’oro, si avvia a quel definitivo declino che di lì a poco ne vedrà naufragare la plurisecolare indipendenza.

Eppure, dai torchi della zecca continuano ad uscire ogni anno le oselle, quelle monete donativo che dal 1521 scandiscono la storia, gli eventi più significativi e i successi della Repubblica e, indirettamente, dei suoi dogi. AFRICA TIGRIS AGIT PACEM CVM REGE FERARVM (“La tigre africana fa pace con il re delle belve”) si legge sul dritto, una legenda che Mario Traina, ne Il linguaggio delle monete, classifica come “esametro di poeta non identificato, quasi certamente non classico”.

L'osella in argento del 1766, anno quarto del dogato di Alvise IV Mocenigo, nelle figure della tigre e del leone ricorda gli accordi di "non aggressione" firmati da Venezia con i Bey nordafricani per evitare assalti di pirati alle navi veneziane
L’osella in argento del 1766, anno quarto del dogato di Alvise IV Mocenigo, nelle figure della tigre e del leone ricorda gli accordi di “non aggressione” firmati da Venezia con i Bey nordafricani per evitare assalti di pirati alle navi veneziane

A nostro parere, invece, a legenda non ha radici “letterarie” ma venne riteniamo sia stata composta espressamente per questa moneta medaglia – nella Venezia di metà Settecento, di certo, non mancavano esperti in latino – ed, evidentemente, il doge Alvise IV Mocenigo (1701-1778, doge dal 1763) la ritenne appropriata come “didascalia” della scena in cui la tigre e il leone, entrambi seduti, si fronteggiano.

Le due fere, raffigurate entrambe dritte sulle zampe anteriori, si guardano pacificamente in atteggiamento di reciproco rispetto – “alla pari”, anche se il leone appare più maestoso – e questa curiosa ed esotica osella celebra in modo esemplare la pace raggiunta da Venezia con i Bey del Nord Africa, sulle cui coste avevano le loro basi quei vascelli corsari che danneggiavano gravemente commerci marittimi della Repubblica, non più capace del resto di difendersi “in armi” come nei secoli precedenti.

Un dritto su cui la tigre africana, agile predatrice, simboleggia i pirati, mentre il leone, re degli animali e già di per sé emblema di Venezia (anche se, in questo caso, senza gli attributi marciani delle ali, dell’aureola, del libro e della spada), rappresenta la solidità, la forza e la supremazia, ormai più presunta che effettiva, della Serenissima nel Mediterraneo. Al rovescio, la legenda e la data su sette righe orizzontali entro due rami, di palma e di alloro, legati alla base da una fascetta.

Di questo tipo di osella sono noti, oltre alla “classica” in argento, rarissimi esemplari in oro da 5 e da 3 zecchini. Una curiosità, infine: in vari testi di numismatica e nei cataloghi d’asta il dogato di Alvise IV Mocenigo viene fatto terminare nel 1779 anche se egli morì proprio il 31 dicembre 1778. Gli sarebbe succeduto, eletto il 14 gennaio, Paolo Renier che sarebbe stato il penultimo doge della Repubblica di Venezia.