I rubli-banco, detti anche assignazia, furono emessi nell’Impero russo un decennio prima dei “cugini” francesi ed ebbero lunga vita, fino al 1897
di Antonio Castellani | Lo sapevate che l’avventura dei famigerati assignat, emessi durante la Rivoluzione francese per oltre 45 miliardi di franchi, che causarono ai Francesi più sofferenze del Terrore e della ghigliottina, ha avuto un precedente negli assignazia russi, emessi da Caterina la Grande? Un’avventura, quella degli assignazia, che non molti conoscono ma che batte gli assegnati francesi per durata, ma non – per fortuna – per i deleteri “effetti collaterali”. L’inflazione zarista fu infatti drasticamente inferiore a quella provocata dalla Rivoluzione del 1789.
Caterina la Grande e la nascita degli assignazia
Caterina aveva gusti dispendiosi e grandi ambizioni. Perché non adottare anche in Russia, come si faceva in tutti i paesi occidentali, la cartamoneta? Già in precedenza, nel XVI secolo, erano stati messi in circolazione dei pezzi di rame il cui valore nominale era di molto superiore a quello commerciale; identica operazione era stata ripetuta alla morte di Pietro il Grande nel 1725 con la coniazione di grossi pezzi di rame, assimilati al rublo e analoghi ai platmynt svedesi. Ma la cartamoneta non offriva vantaggi maggiori?
Così Caterina autorizzò, il 29 dicembre 1768, due banche imperiali a Pietroburgo e a Mosca ad emettere biglietti cui venne assegnata un’equivalenza in monete di rame. In un primo tempo gli assignazia, la cui circolazione non doveva superare i 20 milioni di rubli, incontrarono il favore della gente: erano convertibili in rame, erano accettati per pagare le imposte, erano molto più pratici delle monete metalliche.
Venne perfino dato loro il nome di rubli-banco, neanche fossero stati degni di stare alla pari con il famoso fiorino-banco di Amsterdam o con il solido marco-banco di Amburgo. Ma, spesso, quello che comincia bene rischia di finire male. Proprio perché accolti favorevolmente, la tentazione di abusare degli assignazia diventò con il tempo sempre più forte, complici le vicende politiche e militari, come la guerra con la Turchia che richiese nuove emissioni.
L’arrivo di Napoleone, le cedole false e il ritorno alla normalità
Nel 1786 il tetto venne portato a 100 milioni di rubli e le due banche si fusero diventando la Banca degli assignazia. Alla morte di Caterina, nel 1796, la circolazione toccò i 157 milioni di rubli e nel 1810 i 577 milioni. Alessandro I nazionalizzò i biglietti impegnandosi a bloccare ulteriori emissioni. Ma l’invasione da parte delle armate napoleoniche, che introdussero in Russia una massa di assignazia falsi – di nuovo, la moneta come arma! – vanificò i buoni propositi dello zar. Il rublo-carta scese così al valore di 20 copechi-argento, perdendo i quattro quinti del suo valore iniziale.
Con il ritorno alla pace, l’emissione finalmente cessòe 223 milioni di rubli-carta furonoritirati e annullati. Ne rimasero in circolazione 595 milioni. Nel 1839, per iniziativa di Nicola I, lo Stato ddecise cide di ricomprare di assignazia al loro corso reale, vale a dire al cambio 3,50 rubli-carta per rublo d’argento.
L’operazione si concluse nel 1843: 226 milioni di assignazia vennero in tutto ritirati e sostituiti. Ma non con monete d’argento, bensì con altri biglietti, detti di credito, rimborsabili in argento. A parole… perché, di fatto, solo 80 milioni erano coperti. Così ai danni – dieci anni dopo l’emissione toccò i 665 milioni e il rublo perse il 17% del valore – si aggiunse la beffa.
L’avventura degli assignazia si chiuse definitivamente dopo un secolo, nel 1897, con la perdita per il rublo di un terzo del suo valore iniziale. Molto meglio, in ogni caso, degli assegnati francesi, caduti alla fine nel discredito generale, con il loro valore duemila volte inferiore a quello iniziale: solo carta straccia da mandare al macero.
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