Abbiamo presentato di recente la moneta da 5 euro per Pesaro capitale della cultura italiana 2024 e quella moneta, sul cui rovescio campeggia uno scorcio della Rocca Costanza, ci offre l’occasione di parlare di una esimia rarità numismatica rinascimentale e di una medaglia dello stesso periodo, legate proprio a Costanzo Sforza e all’imponente edificio da lui voluto.
Il genio architettonico di Luciano Laurana a Pesaro
La rocca pesarese venne infatti commissionata da Costanzo per completare il sistema difensivo iniziato dal padre Alessandro nei primi anni della signoria. Il progetto venne affidato inizialmente a Giorgio Marchesi da Settignano ma dopo pochi mesi passò ad altro architetto, probabilmente il celebre Luciano Laurana, la cui presenza a Pesaro è attestata da un contratto datato 1476.
La Rocca Costanza venne sarebbe stata terminata nel 1483 da Cherubino di Giovanni da Milano. Nello stesso anno moriva Costanzo Sforza, che era nato proprio a Pesaro nel 1447 e che troviamo ritratto, assieme all’imponente edificio militare da lui voluto, sia su una rarissima prova in rame di mezza lira (circa 12 grammi per 30 millimetri) che su una medaglia fusa opera di Gianfranco Enzola.
Su entrambe le testimonianze numismatiche, lo Sforza è ritratto alla maniera rinascimentale, i lunghi capelli fluenti e il volto verso sinistra, ieratico e solenne come altri principi della sua epoca. Al rovescio la Rocca Costanza non come appare in effetti, ma con torri merlate e un torrione svettante. Quello che, insomma, doveva essere il suo aspetto finale e che nel seguito subì rimaneggiamenti in corso d’opera, senza contare le modifiche apportate all’edificio nei secoli seguenti.
Il progetto della mezza lira e la medaglia di fondazione
SALVTI ET MEMORIAE CONDIDIT, ossia “[Lo] ha costruito per salvaguardia e per ricordo si legge attorno alla rappresentazione della Rocca Costanza, mentre il ritratto dello Srorza la legenda è CONSTANTIVS SF DE ARAGO PISAV D.
Perché quel riferimento alla dinastia aragonese? Semplice, perché Costanzo Sforza nel 1475 aveva sposato Camilla Marzano d’Aragona, figlia di Marino Marzano (principe di Rossano e duca di Sessa) e di Eleonora d’Aragona (figlia naturale e legittimata del re di Napoli Alfonso V d’Aragona).
Sulla medaglia si legge invece, attorno al ritratto corazzato a sinistra, CONSTANTVIS SFORTIA DE ARAGONA DI ALEXAND SFOR FIL PISAVRENSIS PRINCEPS AETATIS AN XXVII, che ci permette di collocare questa pregevole fusione di 78-81 millimetri di diametro all’anno 1475.
Data esplicitamente indicata al rovescio sul cui bordo, attorno alla veduta della rocca, si legge infatti INEXPVGNABILE CASTELLVM CONSTATIVM PISAVRENSE SALVTI PVBLICAE M CCC LXXV. Sotto, la firma IO FR PARMENSIS dello scultore medaglista Gianfranco Enzola (?-1513?).
Le fondazioni della Rocca Costanza erano state gettate il 3 agosto del 1474 ma, come evidente dalla prova della mezza lira e dalla medaglia il disegno del Laurana – “Mirabile cosa, e tutta edificata con grandissimo ordine per sua fantasia” – non vide la luce che in modo parziale. L’importanza che Costanzo attribuiva al progetto è tuttavia evidente sia dalla medaglia che dalla prova della mezza lira in argento, sebbene questa moneta non fu probabilmente mai coniata.
Una veduta aerea su uno scudo dei Della Rovere
La presenza della Rocca Costanza nella numismatica del periodo non termina con la morte del suo committente; ritroviamo infatti l’edificio, o meglio il suo caratteristico perimetro quadrangolare con i torrioni rotondi agli angoli, su una moneta di Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino e nipote del papa guerriero Giulio II.
Il Della Rovere fa infatti coniare a Pesaro uno scudo in oro di grande rarità (al consueto peso legale di 3,335 grammi per circa 24-25 millimetri di diametro) che ci mostra al dritto la pianta pentagonale delle mura di Pesaro e le iscrizioni F MARIA DVX VRBI NI (al centro) e PISAVRVM REEDIFICAVIT (lungo il contorno) a celebrazione dei lavori di consolidamento del sistema difensivo della città.
Al rovescio è raffigurato invece san Francesco genuflesso di spalle con le braccia alzate in contemplazione davanti al Crocifisso, in un atteggiamento simile a quello in cui era stato dipinto da Giotto nell’affresco L’estasi di san Francesco nella Basilica superiore di Assisi.
L’iscrizione GRESSVS MEOS DIIRIGE è tratta dal versetto biblico “Gressus meos dirige Domine secundum eloquium tuum” (Salmo 118, 133), dichiarazione d’affidamento alla volontà divina fatta propria da Francesco e ripresa dal Della Rovere sia per omonimia con il santo che in omaggio all’illustre zio, quel papa francescano, mecenate e condottiero che fu Giulio II e che tanta parte ebbe nelle fortune e nell’ascesa al potere del giovane duca.