Nella prossima asta numismatica della storica ditta torinese Bolaffi (approfondisci qui), tra le tante belle monete italiane in catalogo torna a far capolino una grande rarità seicentesca di Casa Savoia, la quadrupla della Reggenza 1676, una delle coniazioni più belle e particolari uscite dalla zecca di Torino nel XVII secolo.

Proposta al lotto 1092 con base di 15.000 euro, in conservazione splendida tranne che per piccoli segni sul contorno, la quadrupla della Reggenza 1676 (ossia, quattro scudi d’oro) pesa 13,27 grammi e misura 28,63 millimetri di diametro.

La quadrupla della Reggenza 1676, zecca di Torino, che torna in asta Bolaffi in novembre

Classificata CNI I, p. 353 n. 8 e Ravegnani Morosini III, p. 216 n. 2) è “seconda per importanza”, nella monetazione di Vittorio Amedeo II con la madre Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, solo al massimale da 10 scudi ma si discosta da questa e dalle altre monete del periodo – impostate tutte sul doppio ritratto madre figlio e sull’araldica del casato – per una ricercatezza simbolica e iconografica.

La reggenza del piccolo duca, nato nel 1666, era iniziata nel 1675 con la morte del padre Carlo III, scomparso improvvisamente e sarebbe durata fino al 1680, quando Vittorio Amedeo II salì ufficialmente al trono di Torino. Soprannominato “la volpe savoiarda”, avrebbe regnato sul Ducato fino al 1730 cingendo anche due corone reali, quella di Sicilia dal 1713 al 1720 e, da quell’anno alla sua morte, quella di re di Sardegna che i Savoia avrebbero non avrebbero mai dismesso, se non con l’Unità d’Italia.

Un bell’esemplare di lira della Reggenza con doppio ritratto madre figlio e la data del 1676

La moneta, sul dritto riporta i busti accollati della duchessa madre e del giovanissimo Vittorio Amedeo II, rivolti a destra: lei indossa il velo di vedova, lui una corazzetta con drappeggio. Attorno corre l’iscrizione MAR IO BAP VIC AM II D G DVC SAB PRIN PEDE REG CYP.

Al rovescio la scena che, invece, rende speciale la quadrupla della Reggenza 1676: due figure nimbate, una donna seduta e un bambino in piedi, si guardano e si abbracciamo; lui tiene un globo crucigero e lei un lungo scettro. La legenda recita ET VIDVAM SVSPICIET (“Sosterrà l’orfano e la vedova”, Salmi 145, 9).

Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours in vesti di Diana in una incisione del XVII secolo

Chiaro che “l’orfano e la vedova” da proteggere siano da identificare in Vittorio Amedeo II e in sua madre, ma le interpretazioni sulle due figure del rovescio non sono univoche: alcuni studiosi le identificano con la Madonna e il Bambino – ipotesi più ovvia e calzante – mentre altri vedono nella donna la personificazione della Giustizia, dato che anche sulle cinque doppie dello stesso duca appare aureolata, quasi un concetto “divinizzato”.

Naturalmente, la scena si presta anche ad essere interpretata come allegoria della stessa Reggenza, in una raffigurazione “ibrida”, a metà fra il terrestre e il divino, la politica e la religione: il globo crucigero, infatti, rappresenta un simbolo di regalità in generale e lo scettro, impugnato dalla donna, il fatto che provvisoriamente il potere sia nelle sue mani, in attesa della crescita del figlio.

Una mezza doppia, ossia uno scudo d’oro, della Reggenza del 1676

Tornando a parlare non di ipotesi, ma di storia documentata, l’emissione della  quadrupla della Reggenza 1676, con i ritratti di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours e il figlio Vittorio Amedeo II fu stabilita con un’ordinanza della zecca di Torino del 1675, che ne fissava la coniazione al torchio con coni preparati dall’incisore Michele La Fontaine. La sua coniazione avvenne l’anno successivo ad opera del maestro di zecca Lorenzo Oliviero.