Quando venne eletto Ludovico Manin al soglio  dogale, il 9 marzo del 1789, a Venezia ebbe luogo di fatto una “rivoluzione di velluto” dal momento che, per la prima volta, alla massima magistratura della Serenissima ascendeva un nobile non di antica stirpe, come da tradizione, ma un personaggio proveniente da una famiglia di recente lignaggio.

Manin era nato il 24 luglio 1726 e aveva percorso la carriera amministrativa fino all’incarico di procuratore di San Marco. Tuttavia, le sue origini erano fiorentine e la famiglia era stata inclusa nel patriziato veneziano solo nel 1651, dopo che nel 1607 il doge Leonardo Donà aveva elevato i Manin al titolo comitale.

La Libertà con in mano il corno dogale e il libro delle leggi di Venezia (secondo alcuni il libro d’oro della nobiltà veneziana): questo il dritto dell’osella dell’anno 1789 di Ludovico Manin

Quando Ludovico fu eletto doge, tuttavia, in Europa spiravano venti che facevano presagire tutt’altro che una “rivoluzione di velluto”: dopo poco più di quattro mesi dal suo ingresso in Palazzo Ducale, infatti, sarebbero scoppiati a Parigi i moti che avrebbero condotto alla presa della Bastiglia e al rovesciamento del potere regio assoluto.

Come da tradizione risalente all’inizio del XVI secolo, Ludovico Manin emette una serie di oselle e la prima, risalente a quel fatidico 1789, vede al dritto la personificazione della Libertà (in esergo la parola LIBERTAS) che tiene nelle mani il corno dogale, nella destra, e un libro nella sinistra. La legenda latina lungo il bordo recita EFFULIST ERGO EFFULGAT, che significa “Ha brillato, dunque brilli”.

Al rovescio dell’osella, qui nella versione in argento, la classica formula che identifica questa moneta come donativo del doge, massimo magistrato della Serenissima

Queste parole sull’osella dell’insediamento, apparentemente riferite al concetto generico di libertà, nascondono in realtà un chiaro messaggio di auto propaganda a quanti avevano storto il naso per l’elezione di Lodovico Manin alla carica di doge e, soprattutto, a quanti avevano addirittura ventilato l’ipotesi di brogli elettorali.

Il doge, con questa osella, ci tiene infatti a ribadire che la libera decisione dei Veneziani di eleggerlo era stata dovuta unicamente alle qualità da lui dimostrate nel corso della carriera (“Ha brillato”) e per le quali il corno dogale rappresenta la giusta e meritata ricompensa (“Dunque brilli”).

Anno 1797: Ludovico Manin abdica dopo che il Senato ha decis la fine della Repubblica: Venezia sta per passare in mani francesi prima di finire sotto l’Austria

Al rovescio dell’osella che sottolinea la “rivoluzione di velluto” del 1789 alla guida della Repubblica, in una corona d’alloro troviamo il nome del doge e le consuete datazioni: LUDOVICI | MANIN | PRINC : MUNUS | ANNO I | 1789. Una data fatidica che i Veneziani non immaginano – il Manin per primo – che porterà di lì ad appena otto anni alla sua abdicazione e al tramonto definitivo dell’antica Serenissima.