Nell’ambito dell’esposizione permanente delle monete di Banca MPS aperta a Palazzo Ducale di Mantova il 13 settembre (leggi qui l’articolo), le 12 doppie del cardinale Ferdinando Gonzaga (1587-1626) costituiscono di certo l’esemplare più affascinante e raro, anzi unico, della selezione operata dal curatores scientifico Massimo Rossi sulle monete già appartenute a collezionisti del calibro di Magnaguti, Casero e Superti Furga.
Coniate in oro, 43,5 millimetri di diametro per ben 78,80 grammi di peso, le 12 doppie del cardinale Ferdinando Gonzaga provengono dalla collezione del conte Alessandro Magnaguti e la bibliografia relativa a questa eccezionale moneta è la seguente: CNI IV 1913, manca; Magnaguti VII 1957, 529; Ravegnani Morosini 1984, 1 (lo stesso esemplare qui illustrato).
Per gentile concessione del Museo di Palazzo Ducale di Mantova, il dritto delle 12 doppie coniate nel 1614 a nome del cardinale duca Ferdinando Gonzaga
Al dritto, l’esemplare mostra nel campo il busto a destra del cardinale duca (VI di Mantova e IV del Monferrato) con barba corta, berretto ornato dalla corona ducale e mozzetta dalla quale escono il braccio e la mano destra che sorregge un lungo e sottile bastone di comando (o scettro); sul petto il Gonzaga ostenta il collare dell’Ordine del Redentore. Sotto il busto la data MDCXIIII fra due piccole stelle a sei punte; nel giro FERDINAN | DVS (quadrilobo) S . R . E. D . CARD . D . G . DVX.
Al rovescio, le 12 doppie del cardinale Ferdinando Gonzaga raffigurano invece l’icona mariana della chiesa romana di Santa Maria in Portico in Campitelli: la Vergine di fronte con il bambino in braccio fra due tralci di vite; In basso la sigla G.M. e nel giro la legenda S . R . E . DIAC . CARD . TIT . S . M . IN PORTICV.
Per gentile concessione del Museo di Palazzo Ducale di Mantova, il rovescio delle 12 doppie 1614: si noti in basso a destra un’antica tacca di saggio
Il Gonzaga, creato cardinale da papa Paolo V Borghese nel concistoro del dicembre 1607, dal 1610 al 1612 fu cardinale diacono di Santa Maria in Domnica e, dal 1612 al 1615, cardinale diacono di Santa Maria del Portico in Campitelli. Nel 1615, come sappiamo, Ferdinando abbandonò la carriera ecclesiastica per prendere in mano in modo diretto il governo del Ducato di Mantova e del Monferrato che assunse il 6 gennaio del 1616.
Moneta “eccezionale”, l’abbiamo definita, quella da 12 doppie del cardinale Ferdinando Gonzaga, e le ragioni sono molteplici a iniziare dalla “mano” che incise mirabilmente i coni di questo massimale in oro. Si tratta infatti di Gaspare Mola (1571-1640), detto “il Cellini lombardo” per le sue origini comasche e la sua abilità.
Attivo a Firenze, a Torino, quindi presso la corte pontificia, Gaspare Mola (ecco spiegata la sigla G.M.) ebbe fra i suoi committenti anche i Gonzaga, prima Francesco IV e poi Ferdinando Gonzaga per il quale, dal 1613, operò non solo per l’officina monetaria di Mantova ma anche per le zecche di Guastalla, Bozzolo, Castiglione delle Stiviere.
La piazza e la chiesa di Santa Maria in Campitelli a Roma, chiesa di cui Ferdinando Gonzaga fu cardinale diacono dal 1612 al 1615, quando lasciò la carriera ecclesiastica
Sulle 12 doppie del cardinale Ferdinando Gonzaga, il Mola esprime al massimo la propria abilità incisoria, basti guardare l’immagine mariana sulla quale vale tuttavia la pena di spendere qualche parola in più. Si tratta infatti, in originale, non di un dipinto bensì un singolare lavoro in lamina di rame dorato con fondi a smalto, tecnica definita dagli studiosi à champlevé, risalente per lo meno al XII secolo e cherappresenta la Vergine con il Bambino in braccio nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria (“Colei che indica la via”) forma detta “toracica”.
Il soggetto si staglia su un fondo azzurro fra due fronde di quercia (trasformate in fronde di vite dal Mola), ed è inserito in un’edicola con arco a tutto sesto costituita da colonnine ioniche; alla sommità le teste dei santi Pietro e Paolo. La cornice esterna, non visibile sulle 12 doppie, è in smalto rosso, decorata da rosette dorate con al centro un bottone azzurro.
Un bel ritratto del giovane cardinale Gonzaga e la venerata icona di Santa Maria in Campitelli raffigurata sulle 12 doppie del 1614
Se il rovescio delle 12 doppie di Ferdinando Gonzaga è fortemente “spirituale”, il dritto si presenta del tutto ostentativo: si noti innanzi tutto il doppio copricapo del personaggio, che intende far conoscere “urbi et orbi” il duplice ruolo ricoperto, di principe della chiesa e di governante secolare di un prestigioso Ducato.
C’è poi quel collare dell’Ordine militare del Sangue di Gesù Cristo, detto anche Ordine del Redentore, pertinente anch’esso al Ducato di Mantova e istituito nel 1608 dal duca Vincenzo I Gonzaga (cessato poi nel 1708), con la divisa DOMINE PROBASTI ME, o NIHIL HOC TRISTE RECEPTO. Infine lo scettro, o meglio quel sottile bastone di comando che attraversa – geniale scelta artistica di Gaspare Mola – quasi l’intera composizione, in diagonale, esaltando la verticalità del ritratto e richiamando lo sguardo di chi osserva la moneta sul volto di Ferdinando.
Per gentile concessione del Museo di Palazzo Ducale di Mantova, dettaglio del ritratto di Ferdinando Gonzaga con doppio copricapo: cappello cardinalizio e corona ducale
Veniamo infine alle legende, che formano un tutt’uno fra dritto e rovescio: FERDINAN | DVS (quadrilobo) S . R . E. D . CARD . D . G . DVX e S . R . E . DIAC . CARD . TIT . S . M . IN PORTICV altro non sono, infatti, che il “riassunto” del potere terreno raggiunto dal cardinale duca. Le possiamo sciogliere infatti in “Ferdinando, cardinale diacono di Santa Romana Chiesa, duca per grazia di Dio e cardinale diacono di Santa Romana Chiesa, titolare di Santa Maria in Portico”.
Perché fu realizzata questa 12 doppie (o 24 scudi)? Ovviamente per ostentazione, e probabilmente non in un solo esemplare, anche se di certo la moneta fu coniata in numero limitatissimo. Il cardinale duca la volle, con tutta probabilità, per farne omaggio a qualche personaggio di alto livello anche se poi, col passare dei secoli, le poche monete coniate furono probabilmente rifuse, anche se non si può escludere che prima o poi, da qualche antico patrimonio o collezione, ne spunti fuori un secondo esemplare.
Negli anni del suo governo sul Ducato di Mantova e del Monferrato, Ferdinando si dimostrò uomo di cultura, ma non certo di grande spessore politico come alcuni dei suoi illustri avi. Nel 1616 simulò un matrimonio con Camilla Faà di Bruno, nobildonna monferrina che gli avrebbe dato un figlio naturale, Giacinto. Nello stesso tempo trattava per sposarsi ufficialmente con Caterina de’ Medici, figlia del granduca Ferdinando I, con la quale convolò a nozze nel 1617.
Per gentile concessione del Museo di Palazzo Ducale di Mantova, dettaglio del rovescio con la Vergine e il Bambino: ai rami di quercia, Gaspare Mola sostituisce tralci di vite
I due non ebbero figli, aggravando il problema della successione dinastica dei Gonzaga; all’eventuale morte di Ferdinando, infatti, sarebbe salito al trono il fratello minore Vincenzo (sposato con Isabella Gonzaga di Novellara). Ferdinando tentò così di annullare le nozze del fratello, ma i suoi sforzi non portarono alcun esito dato che il cardinale duca morì a soli 39 anni, il 29 ottobre del 1626.
Poco prima di morire, Ferdinando, nel tentativo di sanare i debiti che affliggevano il Ducato, aveva avviato una trattativa con la casa reale inglese per la vendita di parte delle collezioni dei Gonzaga, poi conclusa 30.000 sterline d’oro dal fratello Vincenzo II. Per fortuna, in quel tentativo di far cassa, non finirono le 12 doppie del cardinale Ferdinando Gonzaga che oggi, assieme ad altre centinaia di monete, possiamo di nuovo ammirare nella loro casa, il magnifico Palazzo Ducale di Mantova.