Prendi 10 centesimi del “re galantuomo” e incastona sul tondello due centesimi di Umberto e uno del “re numismatico: ecco “la moneta dei tre re”
di Roberto Ganganelli | Spiccioli modificati nei ritratti per fini satirici, tondelli martellati per sfregio o per ricavarne i diffusi “gobbetti portafortuna”, monete mutilate per propaganda o montate come pendenti, spille, gemelli o addirittura orecchini.
Negli anni, a margine della monetazione ufficiale, abbiamo visto un po’ di tutto: usi e abusi della moneta da parte di ignoti personaggi che ne hanno ricavato, di caso in caso, gioielli o amuleti, veicoli di satira o di propaganda politica.
Un “puzzle numismatico” di spiccioli del Regno
Mai, tuttavia, ci era capitato di imbatterci finora in una sorta di “puzzle numismatico” – per di più italiano! – che, per vecchia abitudine di giornalisti avvezzi a “titolare” abbiamo ribattezzato “la moneta dei tre re”.
In effetti l’oggetto che presentiamo non è propriamente una moneta, ma è davvero unico nel suo genere, misura 30 millimetri di diametro, pesa 9,34 grammi (il ché esclude un artefatto di zecca) ed è formato da parti di tre monete saldate (o incollate) come fanno pensare alcune sbavature chiare visibili in superficie.
Il misterioso artefice di questo oggetto è partito da un esemplare da 10 centesimi della zecca di Milano a nome di Vittorio Emanuele II, come si evince dal segno di zecca tuttora leggibile. Moneta che risale dunque al 1862 o a al 1866.
Dritto e rovescio sotto la lente
Lavorando sul rovescio con una fresa, o comunque “scavando” il tondello, l’anonimo artigiano ha poi inserito al centro del dritto un rovescio di moneta da 2 centesimi di Umberto I battuta dal 1985 al 1898 e poi nel 1900.
Speriamo aolo che non si sia trattato di un pezzo del 1896, considerato R2, coniato in soli 281.500 pezzi e che in Fdc sfiora i mille euro…
Per completare l’opera, infine, sul volto di Vittorio Emanuele III al dritto – facendo molta attenzione a non deturparne il regale profilo – è stato creato un alloggiamento per un centesimo del nipote, Vittorio Emanuele III, del tipo Italia su prora. Su questa monetina il re è infatti in uniforme, mentre sul tipo Valore è a collo nudo.
Quale origine per “la moneta dei tre re”?
Volendo trattare l’oggetto – scherzosamente – come un “reperto archeologico” si può datarlo a dopo il 1908, anno di emissione dei primi centesimi Prora. L’usura diffusa in modo uniforme, come pure la patina omogenea, fanno pensare ad un oggetto tenuto a lungo in tasca, o in un portafogli. E ad una fattura antica.
Ci piace fantasticare come, nei momenti di tregua al fronte, durante la Grande guerra, un soldato dagli spiccati sentimenti pro Savoia abbia voluto impiegare un po’ di tempo a costruire questa “moneta dei tre re” saldando esemplari diversi con gran cura fino a ottenere un oggetto assolutamente unico.
E’ solo una congettura, e nessuno potrà mai provarla, ma è certo che chi ha realizzato, un secolo fa o giù di lì, questo curioso oggetto – che pur rientra nella numismatica – è stato capace di concentrare in esso la storia stessa dell’Italia sabauda a cavallo di due secoli e nei volti di tre sovrani.