E’ il peso calante a rendere davvero particolare un testone reggiano quasi unico a nome di Ercole I d’Este

 

di Roberto Ganganelli | La rarità rinascimentale italiana di cui ci occupiamo oggi è stata coniata dalla zecca di Reggio Emilia, durante il lungo ducato di Ercole I d’Este (1471-1505).

Si tratta di un testone in argento da mm 24 di diametro per appena g 3,87 di peso, realizzato con matrici incise da Giannantonio da Foligno (leggi qui la biografia dell’artista) e non datato, ma collocabile nell’ultima fase della vita di Ercole I, dopo il 1502.

Un testone reggiano quasi unico: la descrizione

Al dritto la moneta riporta HERCVLES . (foglia) . DVX . II . (foglia) con busto corazzato di Ercole I a sinistra, che indossa un berretto ornato da un medaglione sul lato.

Al rovescio troviamo . REGIVM . . LEPIDI (foglia) con scudo a forma di bucranio raffigurante lo stemma di Reggio. La moneta è classificata da Bellesia (Ferrara) p. 132 fig. 1, dal CNI IX, p. 661 n. 3 e dal MIR n. 1261.

Grande rarità e nominale incerto: quanti misteri…

Si tratta di un tipo di moneta rarissima, dal momento che oltre sono noti pochissimi 3-4 esemplari. Caratterizzata da una certa debolezza di conio, questa splendida moneta proviene da una collezione svizzera.

Ritratto di Ercole I d'Este, II duca di Ferrara, Modena e Reggio. Il duca indossa armatura e berretto con medaglia, come nella moneta
Ritratto di Ercole I d’Este, II duca di Ferrara, Modena e Reggio. Il duca indossa armatura e berretto con medaglia, come nella moneta

Si tratta anche di una moneta piuttosto curiosa, dato che non solo è straordinariamente rara, ma anche perchè la sua esatta denominazione è incerta.

Ravegnani-Morosini definisce la moneta che pubblica (ex Finarte 1974) un “testone leggero” perché apparentemente quel pezzo pesa g 2,62; quindi, il suo valore di scambio sarebbe stato l’equivalente di 7 soldi e 3 denari di Reggio (o 6 soldi di Ferrara).

Tuttavia, i g 3,87 del peso di questo esemplare possono essere considerati l’equivalente esatto di uno dei testoni di Alfonso I da Reggio (i pesi noti vanno da infatti da g 3,55 a g 3,90).

Le ipotesi: testone leggero o “svarione di zecca”?

Abbiamo quindi due possibilità. La più probabile potrebbe essere che a Reggio sia stato un primo contingente di testoni leggeri nel 1502.

La sostituzione di queste monete avvenne un paio di anni dopo, usando gli stessi coni, con testoni standard di peso locale (pari alla metà dei testoni di Modena battuti all’incirca nello stesso periodo).

Un testone reggiano quasi unico: eccone un secondo esemplare dai rilievi più marcati
Un testone reggiano quasi unico: eccone un secondo esemplare dai rilievi più marcati

Una seconda possibilità potrebbe essere che il controllo di qualità, presso l’officina monetaria di Reggio Emilia, fosse così scarso da tollerare grandi differenze di peso in una stessa produzione di monete.

Chissà quale verità si cela dietro un testone reggiano quasi unico?

Considerazioni stilistiche ed epigraqfiche

Rimangono intatte, quale che sia la nuda realtà valutaria, l’eleganza leggera del ritratto ducale, l’essenzialità dell’araldica al rovescio, la cura nelle legende come nei fregi decorativi.

L'imponente castello di Ferrara, residenza principale della dinastia estense
L’imponente castello di Ferrara, residenza principale della dinastia estense

Ci piace notare, in particolare, la medaglia che orna il berretto del duca, forse raffigurante il duca stesso oppure un personaggio a cavallo.

Neppure il bel ritratto di Dosso Dossi (1468-1542) oggi conservato alla Galleria Estense di Modena scioglie tuttavia. a nostro parere il mistero. Esso pare mostrare infatti nell’ovale una figura in piedi, anche se nella corazzatura e nella foggia del copricapo il dipinto si avvicina molto al ritratto monetale.

La legenda REGIVM LEPIDI ci riporta, infine, alle origini della città emiliana: il nome LEPIDVM o LEPIDI deriva a Reggio dal fatto che la città venne fondata dal console M. Emilio Lepido, che nel 187 a.C. prolungò la Via Flaminia che da Rimini attraversava la Gallia Cisalpina, congiungendo tra loro Bologna, Modena, Parma e Piacenza, e che dal nome del console fu chiamata “Emilia”.