Un secolo e mezzo fa il brevetto del telefono di Antonio Meucci che IPZS celebra con una innovativa moneta in rame già sold out
di Antonio Castellani | Lunedì 30 agosto è stato giorno di emissione ufficiale per alcune delle tante monete commemorative italiane previste dalla Collezione numismatica 2021. Tra queste, forse la più innovativa sotto tanti aspetti – come lo fu, un secolo e mezzo fa, l’invenzione che l’ha ispirata – è quella da 5 euro in rame, versione fior di conio, che IPZS ha dedicato ad Antonio Meucci e al telefono.
Dal “telettronfono” allo smartphone
Oggetto di universale diffusione e prmai insostituibile nel mondo presente – soprattutto sotto forma di smatrphone – tanto da essere diventato per moltissimi una sorta di “appendice” del vivere quotidiano, il telefono venne brevettato nel 1871 col nome di “telettrofono” dall’italiano Antonio Meucci (1808-1889).
Dal 1850, Meucci viveva negli Stati Uniti, a New York, dove fra l’altro incontrò Giuseppe Garibaldi e possedeva una fabbrica di candele. Nel 1856, completò la sua invenzione del telefono con un “prototipo” che gli permise di mettere comunicazione il suo ufficio con la camera da letto della moglie, inferma per una grave malattia.
Nel 1857, Meucci descrive così la sua invenzione: “Consiste in un diaframma vibrante e in un magnete elettrizzato da un filo a spirale che lo avvolge. Vibrando, il diaframma altera la corrente del magnete. Queste alterazioni di corrente, trasmesse all’altro capo del filo, imprimono analoghe vibrazioni al diaframma ricevente e riproducono la parola”.
Come detto, finanziamenti e brevetto arriveranno solo svariati anni più tardi ma, nel frattempo, l’idea del geniale ingegnere toscano aveva ormai preso forma, frutto di una mente poliedrica in grado di proporre innovazioni in campi diversi tra cui le candele steariche, nuovi oli base per la creazione di vernici e pitture, perfino bevande frizzanti, condimenti per pasta e una tecnica per ottenere pasta di cellulosa di qualità.
Una paternità riconosciuta dalla Corte suprema USA
La moneta da 5 euro per il telefono di Meucci – che è stato in disputa con l’americano Alexander Graham Bell per la primogenitura dell’invenzione fino al 2002 – rappresenta sul dritto un bel ritratto di Meucci, tratto da un’incisione di Giovanni Cantagalli pubblicata nella rivista L’Illustrazione Italiana del 1889, in occasione della scomparsa dello scienziato. Sullo sfondo è incisa una rappresentazione stilizzata del “telettrofono”, il primo apparecchio telefonico inventato da Antonio Meucci.
La moneta da 5 euro, con una tiratura di 3000 esemplari, è stata “realizzata simbolicamente in rame”, precisa la Zecca, con diametro di mm 32 per g 15 di peso, a ricordare anche il metallo dello storico gettone telefonico a cui si ispira anche la composizione ideata da Annalisa Masini per il rovescio della moneta: un apparecchio telefonico domestico in uso tra gli anni Sessanta e i primi anni Novanta con, al centro del disco combinatore, il logogramma @, simbolo di internet, e le onde elettromagnetiche.
Una bella moneta, un’occasione mancata
Ottima l’idea di creare finalmente una 5 euro commemorativa in rame – più e più volte auspicata, già anni or sono -, un po’ meno il fatto di realizzarne solo 3000 pezzi in blister a 25 euro l’uno di prezzo alla fonte. Il fatto che i 5 euro Meucci sono già da tempo esauriti nello shop di IPZS mostra che c’è voglia di novità numismatiche in Italia, anche e soprattutto a quel livello “popolare” che avrebbe reso un’emissione come quella per il telefono di Meucci – se realizzata in altissima tiratura e commercializzata al facciale o poco sopra – un autentico successo.