Dalle glorie del Graf alla tragedia dell’Hindenburg, apoteosi e declino dei dirigibili, il sogno infranto del conte Zeppelin in monete e medaglie
di Roberto Ganganelli | “Il gigante dell’aria”: così era chiamato l’LZ-127, meglio conosciuto come Graf Zeppelin, uno dei più famosi dirigibili del secolo scorso.
Un’aeronave che, all’epoca del suo primo volo transatlantico dalla Germania a Lakehurst, negli Stati Uniti, suscitò l’ammirazione del mondo intero e venne celebrato con francobolli, cartoline, monete e medaglie.
Si gridò al miracolo per quell’enorme involucro lungo 236,6 metri contenente 105.000 metri cubi di idrogeno che, con maestà e leggerezza attraccò, nell’ottobre del 1928, al pilone d’ormeggio del piccolo aeroporto del New Jersey.
L’equipaggio ricevuto alla Casa Bianca e la grande parata per le strade di New York completarono il trionfo portando ovunque nel mondo l’immagine di una Germania rinata e pacifica.
Una nazione che, dopo la sconfitta nella Grande Guerra e le umilianti condizioni capestro imposte dal Trattato di Versailles, era di nuovo in grado di esprimere un potenziale umano e industriale di primissimo livello.
L’epopea degli Zeppelin, tuttavia, era iniziata già da decenni, dagli anni Ottanta del XIX secolo quando il conte Ferdinand von Zeppelin, ufficiale del genio militare, aveva realizzato i primi palloni guidabili per uso bellico costruendo, nel 1899, anche il primo aerostato a struttura rigida, capofila di quella dinastia di dirigibili con matricola LZ che avrebbe avuto largo uso anche nel corso della Prima guerra mondiale.
Impiegati come ricognitori e bombardieri, gli Zeppelin arrivarono infatti a lanciare volantini di propaganda e ordigni esplosivi anche sull’Inghilterra.
Londra, ad esempio, fu colpita nel maggio e nel giugno del 1916 e le incursioni provocarono, al di là dei tutto sommato modesti danni, un contraccolpo psicologico simile a quello che, nel conflitto del 1939-1945, avrebbero avuto i missili V-1 e V-2.
Impiegati anche per usi civili gli Zeppelin inaugurarono, proprio con l’LZ-127, la prima rotta transatlantica regolare della storia. Per arrivare a questo risultato epocale, tuttavia, l’aeronave Graf Zeppelin dovette compiere, nel biennio 1929-1930, una lunga serie di viaggi, primo fra tutti la circumnavigazione del globo iniziata l’8 agosto 1929 e conclusasi dopo 21 giorni, 5 ore e 31 minuti di volo
Durante questo periodo di tempo, il dirigibile sorvolò l’Oceano Altlantico fino alla Germania, la Siberia, il Giappone, l’Oceano Pacifico fino a Chicago per poi rientrare, in trionfo, alla base di partenza di Lakehurst.
Oltre 31 mila i chilometri percorsi senza incidenti di rilievo: con questo biglietto da visita il Graf Zeppelin si presentava come il mezzo più comodo e veloce per portare da un capo all’altro del pianeta il meglio dell’alta società in un ambiente raffinato ed esclusivo privo, peraltro, degli inconvenienti legati alla navigazione marittima.
Ma i giganti dell’aria, purtroppo, dovevano rivelarsi colossi dai piedi d’argilla: riempiti d’idrogeno, infatti, i mastodontici “sigari volanti” erano continuamente a rischio di incendi che ne avrebbero causato in pochi minuti la fine senza lasciare scampo alcuno all’equipaggio né ai malcapitati passeggeri.
Gli Stati Uniti, per parte loro, titolari del monopolio mondiale nella produzione di elio (gas non infiammabile) non ne concessero mai alla Germania.
Il Graf, tuttavia, non ebbe mai incidenti di questo genere e, dal 1930 al 1936, trasportò migliaia di persone, tonnellate di merci e di posta dall’Europa all’America. Il suo successore, l’LZ-129 Hindenburg, esplose invece come un tragico fuoco d’artificio sull’aeroporto di Lakehurst, uccidendo 35 delle 97 persone a bordo e causando la fine dell’era dei dirigibili.
Il Graf Zeppelin, messo in disarmo, venne esposto in un museo finché, nel 1940, Hermann Goering né ordinò la distruzione per recuperare, a scopi bellici, le decine di tonnellate di prezioso alluminio della sua struttura portante.
A ricordarci l’era romantica dei grandi dirigibili e il sogno infranto del conte Zeppelin resta, fra le altre testimonianze numismatiche, medaglistiche e filateliche, una moneta da 3 reichsmark in argento (titolo di soli 241 millesimi), del peso di 15 grammi e del diametro di 30 millimetri, coniata nel 1930 per celebrare il trionfale giro del mondo compiuto dal “gigante dell’aria”.
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