Coniato in 470 pezzi, il “Robertino” racconta di un duca bambino e della reggenza della madre prima della perdita del trono con l’arrivo dei Savoia
di Roberto Ganganelli | Aveva solo sei anni Roberto I di Borbone Parma (Firenze 1848 – Villa delle Pianore 1907) quando, sebbene sotto la tutela della madre reggente Luisa Maria di Borbone Francia, assunse il titolo di duca di Parma e Piacenza.
Era il 1854 e Roberto I sarebbe rimasto a Parma fino all’annessione del suo Ducato da parte del Regno di Sardegna nel 1859 quando, deposto allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza, espatriò con la madre nel Lombardo-Veneto.
Luisa Maria di Borbone Francia con i figli Margherita, Roberto e Alice nel 1849
Dopo l’armistizio di Villafranca, tuttavia, e in seguito ai risultati del plebiscito del 1860, tutto il Ducato, assieme a Modena e all’ex Granducato di Toscana, venne annesso al Regno di Sardegna per poi entrare a far parte, il 17 marzo del 1861, del nuovo Regno d’Italia.
Pur dichiarandosi pre pretendente al trono fino alla sua morte, Roberto I non fece mai nulla per riconquistare il Ducato: del resto, grazie al cospicuo patrimonio di famiglia, potè trascorrere lunghi anni viaggiando con treni privati in giro per l’Europa e i in particolare fra le sue dimore di Schwarzau am Steinfeld, non lontano da Vienna, fino a Villa Pianore nei pressi di Lucca e al castello di Chambord in Francia.
A nome di Roberto I è nota una sola moneta, da 5 lire in argento, coniata nel 1858 e che, a motivo della giovanissima età del duca, è stata soprannominata “Robertino”. Un classico “scudo” secondo i canoni dell’epoca, pesante 25 grammi d’argento a 900 millesimi e del diametro di 37,5 millimetri con taglio rigato.
Il dritto del “Robertino” da 5 lire opera di Donnino Bentelli e coniato dalla zecca di Parma
Questa moneta, per la sua bellezza, la rarità (furono appena 470 gli esemplari coniati) e le sue particolarità merita qualche approfondimento. A realizzarne i coni fu l’incisore di zecca Donnino Bentelli (Piacenza 1807 – Parma 1885), autore anche delle monete da 5, 3 e 1 centesimo a nome di Carlo III di Borbone, padre di Roberto, previste per il 1854 ma la cui produzione cessò per la morte del duca, assassinato il 27 marzo dello stesso anno.
Il dritto del “Robertino” presenta la classica impostazione di tante monete “di reggenza”, ossia con in primo piano il profilo del giovanissimo duca composto con quello velato, più grande, dell’augusta madre, entrambi rivolti a sinistra. Roberto I di Borbone è in uniforme con le decorazioni del Toson d’oro (al collo) e degli ordini cavallereschi di famiglia, di cui il duca era gran maestro: il Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio e il Reale Ordine del Merito sotto il titolo di San Lodovico. Su quest’ultimo, in particolare, torneremo in seguito.
Sotto i busti la firma D. BENTELLI dell’autore dei coni, nel giro la legenda ROBERTO I D . DI PAR . PIAC . ECC . E LUISA M . DI BORB . REGG . con in basso la data 1858 affiancata a sinistra da una P in scudetto (segno della zecca di Parma) e da un altro scudetto contenente un giglio (simbolo dei Borbone).
Il raffinato rovescio araldico della moneta con motto DEUS ET DIES
Al rovescio, magnifico per il suo equilibrio, lo stemma coronato di Roberto I di Borbone e attorno il motto latino DEUS ET DIES (“Dio e il tempo”) che Mario Traina, ne Il linguaggio delle monete, indica già come motto di Carlo III e in precedenza come divisa della famiglia Trotta. Il motto nell’arme dei Trotta sta ad indicare che, con il Signore nel cuore e con il tempo si può “trottare” facendo molto cammino nella conquista dei beni terrestri e celesti.
Nel caso del “Robertino”, tuttavia, l’origine del motto è differente: DEUS ET DIES sono infatti le parole che circondano l’immagine di san Luigi (Ludovico) sulle decorazioni dell’omonimo ordine equestre civile, fondato a Lucca da Carlo Lodovico di Borbone nel 1836 e trasferito a Parma con l’abdicazione del duca.
Placca e corde dell’Ordine sotto il merito di san Lodovico con motto DEUS ET DIES
Delle 5 lire 1858 per Parma sono note due varianti principali, diverse tra loro per le lettere poste nel secondo quarto della terza fascia dello stemma ai lati della croce d’oro posta su campo rosso (Bisanzio – Lascaris Paleologo).
Nella prima variante troviamo quattro lettere C squadrate poste specularmente due a due, mentre nella seconda variante troviamo quattro E, disposte allo stesso modo. Da notare come nello stemma ufficiale dei Borbone Parma appaiono quattro lettere Ε, pur dovendo per correttezza apparire quattro “acciarini” a forma di beta maiuscola (B) a indicare il motto dei Paleologo: “Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων” (“Re dei re, regnante dei regnanti”).
Uno dei pochissimi esemplari delle 5 lire 1858 con le quattro E nello stemma
Nonostante questa piccola “licenza araldica”, la perizia incisoria di Donnino Bentelli si mostra appieno nella realizzazione dello stemma dei Borbone Parma, complesso e dettagliato all’inverosimile (per un bel saggio sull’araldica della casata clicca qui).
Esisterebbe, del “Robertino” 1858, una variante con lo stemma spostato in basso, la congiunzione ET della legenda DEUS ET DEIS in alto e il valore L. 5 ai lati dello stemma: nessun esemplare è tuttavia mai apparso sul mercato o in collezioni pubbliche o private.
Prova di dritto del “Robertino” con al retro i profili del duca e della madre appena visibili
È invece conservato presso il Museo archeologico nazionale di Parma un progetto senza data al dritto, sotto i busti, e al rovescio il valore in parole LIRE CINQUE ai lati dello stemma e il millesimo 1857 in basso. Moneta che tuttavia non piacque e che portò alla necessità di rifare i coni, modificati, per l’anno successivo.
Sul mercato sono apparse nel tempo alcune prove del dritto, sia senza la data sotto i ritratti di Roberto I e Maria Luisa che con il millesimo 1858, provenienti evidentemente la prima dal conio non approvato del 1957 e da quello definitivo dell’anno seguente.
Senza data sotto i ritratti, ecco una rarissima prova delle 5 lire parmensi 1857 non emesse
In una nota spese del Bentelli al ministro delle Finanze degli Stati Parmensi, infine, si fa cenno anche alla realizzazione di coni per il “Robertino” da 5 lire con data 1859; tuttavia, non è conosciuta alcuna moneta con questo millesimo ed è da supporre che le vicissitudini storiche del periodo – e l’abbandono di Parma da parte della casata – abbiano impedito la coniazione e che i materiali creatori, come quelli del 1858, siano stati in seguito distrutti.