A volte, davanti ai ritratti dei personaggi che affollano le monete o ai protagonisti di un romanzo – in questo caso le Memorie di Adriano – ci chiediamo chi fossero e come siano vissuti, e scrutiamo i loro volti, affidati secoli fa alla bravura di un incisore, come se da questa muta osservazione potessimo percepire l’essenza stessa della loro vita: “Ho realizzato i miei sogni? Sono stato felice? Ho avuto rimpianti?”.
Vorremmo che le monete potessero parlare, come le tombe dell’Antologia di Spoon River, perché l’uomo è piccolo di fronte all’eternità, e il silenzio ci mette a disagio. La grande fotografa Tina Modotti disse una volta: “Accetto il tragico conflitto tra la vita che cambia continuamente e la forma che la fissa immutabile”.
Antinoo, favorito di Adriano, come appare al dritto di una dracma alessandrina
Non è da tutti comprendere così serenamente la natura dell’arte e della nostra esistenza; il passare del tempo è all’origine di un dissidio interiore che ha prodotto molti dei più grandi capolavori della storia dell’umanità, e di questo ci parla la moneta oggetto di queste righe.
Si tratta di una dracma di bronzo fatta coniare dall’imperatore Adriano (76-138 d.C.) nella zecca di Alessandria d’Egitto e raffigurante il suo favorito Antinoo (110-130 d.C.). Al dritto, presenta il busto di Antinoo volto, vestito di clamide e con la corona hemhem (una corona cerimoniale riccamente decorata tipica dell’Egitto), circondato dalla legenda ANTINOOV·HPωOC·. Al rovescio Antinoo a cavallo, volto a destra, tiene un caduceo nella mano destra e le redini nella sinistra. Nel campo le lettere L KA, che indicano che la moneta fu coniata nel 21° anno del regno di Adriano, ovvero intorno al 136-137.
Il rovescio della bellissima moneta raffigura il giovane a cavallo
La scrittrice francese Marguerite Yourcenar ci ha lasciato uno straordinario ritratto di Adriano in un celebre, splendido romanzo, Memorie di Adriano. La Yourcenar descrive la vita dell’imperatore come immagina che fosse riportata nel memoriale che egli effettivamente scrisse, ma che in realtà è andato perduto. Pur essendo un romanzo, il libro si basa su documenti storici, per cui lo si può considerare non solo una piacevole lettura, ma anche una attendibile fonte di informazioni. Pochi dubbi, poi, sul fatto che la figura e le vicende di Adriano meritassero di essere trasposte in letteratura.
Ottimo amministratore, fine intellettuale, viaggiatore instancabile, Adriano ha pochi punti in comune con gli altri imperatori romani. A differenza dei sui predecessori, non cercò di espandere i domini di Roma, quanto piuttosto di rafforzarne i confini. Per questo motivo tralasciò la campagna in Mesopotamia iniziata da Traiano, giudicandola troppo dispendiosa, e fece edificare linee di fortificazioni lungo le frontiere più turbolente, come il famoso vallo che porta il suo nome, un’imponente struttura difensiva ai margini della Britannia di cui si possono ancora ammirare i resti.
La scrittrice francese Marguerite Yourcenar (1903-1987), autrice delle Memorie di Adriano
Come ricordato nelle Memorie di Adriano, visse poco a Roma e si dedicò per tutta la vita a viaggi che batterono gli angoli più remoti del suo sconfinato impero. Uomo dalla mentalità assai aperta per l’epoca, assimilò in parte la cultura e i costumi dei popoli con cui venne a contatto (per esempio, proprio dalle monete possiamo evincere che fu il primo imperatore romano a portare una lunga e folta barba “alla greca”). Da queste conoscenze trasse informazioni preziose, che lo spinsero a una maggiore tolleranza nei confronti dei cristiani e a imporre un trattamento più umano verso gli schiavi.
Ciò contribuì a rafforzare il suo regno, al contrario di quanto avevano temuto gli altri imperatori, sempre restii ad allontanarsi dalla capitale nel timore di vedere indebolito il proprio potere. A quanto sembra, fu proprio durante una delle sue interminabili peregrinazioni che Adriano conobbe Antinoo.
Un rarissimo bronzo (AE34) con ritratto di Antinoo coniato in Arcadia, a Mantineia
Il ragazzo, all’epoca giovanissimo, apparteneva a una famiglia greca di umili origini abitante nella Bitinia, antica provincia situata nell’attuale Turchia. Anche se non possiamo davvero conoscere la vera natura della relazione fra Adriano e Antinoo, e neppure le Memorie di Adriano si avventurano in una lettura troppo definitiva, utte le fonti lasciano capire a chiare lettere che i due furono amanti.
Pure in questo, Adriano fu rivoluzionario: l’omosessualità nell’antica Roma era tollerata solo come rapporto di sottomissione fra il padrone e uno schiavo. Un rapporto paritario di natura affettiva fra due persone di ceto differente era inconcepibile anche fra un uomo e una donna; a maggior ragione, lo era per due individui dello stesso sesso. Eppure, tutto lascia intendere che Adriano fosse sinceramente innamorato di Antinoo, che a partire dal 124 d. C. circa lo seguì nei suoi viaggi.
Busto in marmo che evidenzia e idealizza la bellezza del giovane favorito dell’imperatore
La relazione finì a causa della morte del ragazzo, che appena ventenne annegò nel Nilo, per cause mai chiarite (ma verosimilmente per suicidio nel corso di un rito sacrificale). Adriano non si rassegnò alla scomparsa. Dopo aver fatto effigiare il suo favorito mentre ancora era in vita nelle monete di cui parliamo (caso unico nella numismatica), lo divinizzò e fece scolpire migliaia di statue che lo raffiguravano.
La straordinaria bellezza di Antinoo, così come ci appare in queste opere e così come la Yourcenar la descrive nelle Memorie di Adriano, ci ricorda malinconicamente l’ossessione di un uomo che non si volle arrendere alle leggi del tempo, e che volle così sottrarre il suo amato all’oblio. E chissà che Adriano, giunta la sua ora, non sia riuscito a riguadagnare la pace e – parole della Yourcenar – ad “entrare nella morte a occhi aperti”.