Sono pochissime le grandi monete etrusche in argento raffiguranti un polpo in un’anfora: quale zecca e quali significati dietro questa coniazione?

 

di Roberto Ganganelli | Monetazione affascinante – forse proprio perché un po’ misteriosa e non semplice da “leggere” come, ad esempio, quella romana – quella degli Etruschi è da sempre un campo aperto di ricerca per gli studiosi tanto che alcune monete rimangono ancora oggi in un limbo di ipotesi per quanto riguarda la zecca e l’epoca di produzione, il significato simbolico dei soggetti e, quindi, il messaggio che con esse si intendeva veicolare.

Il polpo e l’anfora sulle 20 unità di Populonia (o Pisae)

Tra le assolute rarità della numismatica etrusca – sarebbero non più di cinque o sei gli esemplari passati sul mercato – c’è una moneta da 20 unità in argento (mm 29, g 22,55 l’esemplare illustrato in apertura) che viene collocata come cronologia all’inizio del V secolo a.C. e dubitativamente attribuita a Populonia o, dubitativamente, all’antica Pisae.

Al dritto della moneta – il rovescio è liscio – campeggia un’anfora a base smussata, incastonata in elaborato basamento, e dalla cui sommità emerge un polpo con i tentacoli sparsi ai lati; in basso il segno di valore XX, tutt’attorno un bordo lineare.

polpo etruschi
Una delle rarissime monete da 20 unità in argento del V secolo a.C. attribuite a Populonia (o Pisae?) con al dritto un’anfora dalla quale esce un polpo con i suoi minacciosi tentacoli

Il polpo e l’anfora: inutile sottolineare che il soggetto di questa moneta è impressionante per la sua audacia e novità e che, allo stesso tempo, ci appare altamente enigmatico. Perché raffigurare in moneta un’anfora su un supporto elaborato (e probabilmente appesantito) destinato a mantenerla in verticale quando viene lasciata cadere da una barca in mare, insieme alla testa di un polpo che emerge dall’apertura con i suoi tentacoli?

Per ingannare l’astuto polpo? Reti, polpare e anforette!

I pescatori esperti sanno che la pesca del polpo può essere certo effettuata con le reti ma che spesso viene utilizzato un attrezzo chiamato polpara. Si tratta di un piombo, solitamente a forma di pera, dotato di ami ritorti che puntano verso l’alto. Solitamente bianca (il polpo è attirato da i colori chiari) la polpara viene calata su fondali rocciosi e fatta muovere: il polpo la scambia per una preda e viene preso all’amo.

polpo etruschi
Con la rete, con la polpara e, da secoli e secoli, anche con l’uso di speciali anforette: ecco come i pescatori ingannano l’astuto polpo che scambia questi recipienti per possibili rifugi notturni

Tuttavia, c’è anche un altro metodo di pesca al polpo, antichissimo e che si ricollega con i XX assi di Populonia (o Pisae) al centro di questo articolo. È il metodo oggi chiamato “alle anforette” che consiste – e consisteva anche ai tempi degli Etruschi – nel calare delle anfore appesantite sul fondale. Durante la notte, il polpo va a caccia e dopo aver catturato la preda cerca sempre di un luogo protetto dove consumare il suo pasto.

L’anfora, perciò, appare un nascondiglio ideale per il polpo che può nutrirsi e riposare. Il polpo comincia a riempire la “tana” di pietre e conchiglie per sbarrare la via d’entrata ad ospiti indesiderati e così il “rifugio”, riportato in superficie dai pescatori, si trasforma in trappola.

Il “bestiario” reale e mitologico delle monete di Populonia

Insieme all’onnipresente Gorgone, il soggetto monetale con il polpo e l’anfora assume dunque un ruolo emblematico della serie delle monete etrusche, anche se a causa della sua estrema rarità pochi ne hanno potuto ammirare qualche esemplare, tanto nei musei che, a maggior ragione, nelle collezioni private.

polpo etruschi
Un altro tipo monetale celebre della zecca etrusca di Populonia è questo da 20 unità in argento con la Gorgone ghingante vista di fronte: questo esemplare è del III secolo a.C.

La natura sfuggente della moneta è accompagnata dall’oscurità del suo significato; non si comprende ancora perché il motivo del polpo appaia infatti sulla monetazione di Populonia. Sembra improbabile che la ragione sia di natura apotropaica nonostante le qualità (alcune reali, altre immaginarie) attribuite ai polpi in epoca antica, poiché sebbene fosse noto per essere animale pericoloso, astuto e velenoso, era apprezzato anche come fonte di cibo dagli Etruschi delle zone costiere.

La raffigurazione del polpo in un’anfora, secondo gli studiosi, suggerisce quindi un uso simile a quello del granchio di Akragas o del chicco d’orzo di Metaponto, ossia rappresentare una risorsa alimentare di provenienza locale e, diremmo oggi, “d’eccellenza”.

In quanto potente predatore marino, si è anche tentati associare il polpo e all’abilità marinara degli Etruschi. A parte i loro estesi collegamenti commerciali marittimi, questi erano anche famosi per possedere una formidabile marina, qualcosa che solo le “grandi potenze” del mondo antico potevano permettersi di costruire, equipaggiare e mantenere.

polpo etruschi
Tridracma in argento coniata dalla zecca di Populonia nel corso del V secolo a.C. con la raffigurazione di un cinghiale, animale selvatico simbolo di forza e di combattività

Erodoto attribuisce agli Etruschi l’invenzione del rostro di bronzo apposto sulla prua delle navi da guerra per speronare le imbarcazioni nemiche. Fino al V secolo a.C. gli Etruschi dominarono il Mar Tirreno e nella battaglia di Alalia si dimostrarono tanto forti da formare una flotta combinata di ben 120 navi da guerra, assieme ai Cartaginesi per resistere all’invasione e alla pirateria greca.

Gli altri soggetti monetali del periodo – la Gorgone, il controverso leone (leggi qui il nostro approfondimento), il cinghiale e il serpente-leone – sono scelti con cura per le loro connotazioni di forza e qualità intimidatorie. Un significato simile per il polpo appare tuttavia improbabile; piuttosto, si può pensare a un significato più profondo, forse correlato all’astuzia e alla ferocia in un contesto marino, ma che ancora ci sfugge.