Su solidi, follis e altri nominali bizantini appare, fra gli altri simboli del potere imperiale, il globo crucigero, in bilico fra sfera divina e potere terreno
di Luca Mezzaroba | “Il santo imperatore ha un grande posto nella Chiesa; non è per nulla come gli altri regnanti e signori di paesi e questo perché gli imperatori fin dall’inizio hanno sostenuto e rafforzato la vera religione in tutta l’ecumene […] Senti cosa dice il corifeo degli Apostoli Pietro, nella prima delle sue «epistole cattoliche». ‘Temete Iddio, onorate il basileus’. Egli non disse ‘i re’, affinché qualcuno non potesse pensare a coloro che vengono chiamati qua e là re tra i popoli [barbari], bensì «il re», per mostrare che uno era il basileus universale”.
Questo ampio passo, tratto dalla lettera che il patriarca Antonio scrisse al granduca russo Basilio verso la fine del XIV secolo, esprime con estrema chiarezza l’ideologia che per tutto il millennio bizantino animò la corte e, di fatto, ogni sovrano di Costantinopoli.
Nonostante in quel momento l’impero fosse ormai solo l’ombra di quanto era stato nei secoli precedenti, il patriarca, con estrema convinzione, spiega come il basileus fosse l’unico sovrano del mondo, voluto ed eletto da Dio, difensore della Chiesa. E tale messaggio, come abbiamo visto in altri contributi, fu sempre promossodagli imperatori attraverso un’autentica “esibizione” delle insegne del proprio potere,specialmente grazie alla monetazione, vera e propria arma di propaganda non solo verso i popoli stranieri ma anche per controllare i sudditi del loro impero.
L’imperatore Alessandro in abiti cerimoniali e con il globo crucigero nella mano sinistra (mosaico del X secolo, Santa Sofia, Istanbul)
Come detto, abbiamo già analizzato diverse di queste insegne del potere che accompagnano i sovrani nelle loro monete: che fossero frutto di autentiche rielaborazioni cristiane di antichi oggetti pagani (come il loros o l’akakia) o da sempre presenti nel costume imperiale (come la corona), tutti questi elementi erano in ogni caso oggetti reali e fisici, senza alcun dubbio indossati o esibiti dai sovrani nelle grandi cerimonie e processioni; in questo breve approfondimento invece ci soffermeremo su un’insegna, presente in modo costante e quasi ossessivo nella monetazione bizantina, dal carattere unicamente simbolico: il globo crucigero.
Prima di procedere con una rassegna delle diverse tipologie di questo simbolo così particolare, è comunque importante sottolineare ancora una volta come il globo sormontato dalla croce, simbolo evidente del dominio del basileus cristiano e ortodosso sull’intero ecumene, per la sua natura simbolica non andava soggetto, al contrario delle altre insegne imperiali, ad alcuna regola nella raffigurazione. Esso quindi, a seconda dei casi, poteva essere rappresentato più grande o più piccolo, essere tenuto nella mano destra oppure nella sinistra sia da imperatori che da imperatrici; nonostante le rigide regole di precedenza della corte di Costantinopoli, il globo, come appare nei solidi di Leone III con il figlio Costantino, poteva essere associato ad entrambi i sovrani, (sia a quello principale che al coreggente) o al contrario era portato solo dal coreggente, come nel caso dei solidi di Niceforo I, nei quali è nelle mani del figlio Stauracio.
Anche dal punto di vista della rappresentazione, il globo crucigero non presenta caratteristiche stabili: nella maggior parte dei casi esso si trova all’altezza del busto del sovrano, in altri invece è tenuto più in alto, più vicino alla testa; anche la raffigurazione della croce, infine, poteva variare apparendo semplice oppure decorata da piccoli pallini, che simboleggiavano le gemme e le pietre preziose.
Solido di Leone III e Costantino V. Oro, mm 20; g 4,43; h 7
Solido di Niceforo I e Stauracio. Oro, mm 19; g 4,42; h 6
Ad introdurre il globo crucigero nella monetazione, sia nei solidi che nei follis, fu Giustiniano I (527-565): pur mantenendo il costume militare tipico dei sovrani del VI secolo, egli infatti sostituì la lancia con il globo sormontato dalla croce, testimoniando in questo modo il passaggio iconografico della monetazione dal mondo pagano a quello cristiano non solo da parte del sovrano ma della stessa società bizantina; basti pensare al fatto che lo stesso globo è tenuto dall’angelo (e non più dalla Vittoria) nel rovescio dei solidi.
Tale cambiamento, almeno in ambito numismatico, non fu tuttavia accettato con facilità: Giustino II, nipote e successore di Giustiniano I, pur mantenendo il globo decise di sostituire la croce con una Vittoria pagana mentre ancora all’epoca di Filippico (711-713) l’imperatore si faceva rappresentare con lo scettro, chiaramente pagano, degli antichi consoli.
Solido di Giustiniano I. Oro, mm 22; g 4,47; h 6
Solido di Giustino II. Oro, mm 19,5; g 4,31; h 6
Nonostante questo, la scelta di Giustiniano fu vincente ed ebbe in effetti una straordinaria fortuna: dal VII secolo il globo crucigero divenne un’insegna imprescindibile per quasi tutti i sovrani, tanto da iniziare a subire, nel corso del tempo, leggere variazioni nella rappresentazione; tali cambiamenti, che non andavano a modificare il significato profondo dell’insegna,avevano il merito di arricchire ulteriormente l’iconografia delle varie monete e hanno spinto gli studiosi a catalogare diverse tipologie anche per questa particolare insegna.
La prima di queste varianti è costituita dall’inserimento, al di sopra del globo, di una croce patriarcale al posto di quella semplice: considerato il fatto che le due croci erano scambiate in modo abbastanza normale, a parere di Grierson questo cambiamento non ha significati o scopi particolari: le attestazioni di questa prima tipologia di globo risalgono all’inizio dell’VIII secolo (nelle monete del secondo regno di Giustiniano II), tuttavia essa si ritrova in modo molto più frequente a partire dal secolo successivo, quando appare indifferentemente nelle monete d’oro, d’argento o di bronzo di molti imperatori.
Follis di Michele III e Basilio. Bronzo, mm 27; g 8; h –
In questa sede proponiamo un follis di Michele III e Basilio, un solido di Costantino VII e un miliaresion di Romano III, tuttavia la croce patriarcale si può notare in monete ancora più tarde, come negli histamena di Costantino IX (1042-1055) o associata ad imperatrici come Teodora madre e reggente di Michele III.
Solido di Costantino VII. Oro, mm -; g 4,22; h –
La seconda tipologia di globo è probabilmente la più particolare: essa è presente solo in alcune rare monete di sovrani appartenenti alla dinastia macedone, come la seconda classe dei follis di Niceforo II Foca (963-969) e soprattutto una bolla d’oro dell’imperatrice Teodora (1055-1056). In essa la croce è sostituita da un elemento decorativo “a tre punte”.
Miliaresion di Romano III. Argento, mm -; g 2,25; h –
Come più volte ricordato, il globo crucigero era un’insegna del tutto simbolica e dunque questo radicale cambiamento nella decorazione non trova spiegazioni plausibili; va tuttavia ricordato che questo elemento “a tre punte” in realtà non è nuovo nell’iconografia numismatica bizantina.
Nei tetartera di Costantino IX il sovrano infatti stringe uno scettro (insegna realistica) che presenta la stessa decorazione; il medesimo scettro è inoltre tenuto dal doge OrdelaffoFalier, che veste abiti imperiali bizantini, nella celebre Pala d’Oro di Venezia.
Follis di Niceforo II Foca. Bronzo, mm 25; g 8,59; h –
Bolla di Teodora. Oro, mm 27; g -; h –
Uno scettro è, di fatto, il protagonista anche della terza variante nella rappresentazione del globo crucigero. Nei solidi di Romano II (959-963) infatti il basileus tiene nella mano sinistra un globo da cui emerge una lunga croce decorata da pallini (pietre preziose).
A parere di Grierson questo elemento non andrebbe identificato con una semplice croce ma come uno scettro; in effetti la lunga asta non ha una posizione verticale ma, partendo da un lato del globo, appare molto più obliqua, come appunto uno scettro. È dunque probabile che in questo caso l’idea originale fosse quella di rappresentare due insegne separate (il globo e lo scettro) ma che, per ovvie ragioni iconografiche, esse siano alla fine state “fuse” in un unico elemento.
L’ultima tipologia di globo crucigero, infine, si ritrova in un unico esemplare noto di histamenon di Costantino IX ed è caratterizzata da una mezzaluna sull’asta della croce.
Solido di Romano II. Oro, mm -; g 4,19; h –
Queste interessanti varianti nella rappresentazione del globo crucigero non devono comunque far dimenticare il reale significato dell’insegna: “Nell’essenza corporea l’imperatore è uguale a ogni uomo ma per l’autorità che deriva dal suo potere è simile al dio supremo: non ha infatti nessuno in terra più alto di lui” scriveva il diacono Agapito nel 527. Per la sua natura così prossima a Dio, quindi, l’imperatore aveva il diritto di comandare sul mondo.
Follis di Costantino VII e Romano II. Bronzo, mm 27; g 6,04; h –
Poco importava quindi se nelle monete il sovrano stringeva il globo nella mano destra o nella sinistra, se lo portava da solo, lo “duplicava” assegnandolo anche ai coreggenti o, come nei follis di Costantino VII, lo condivideva in egual misura con il figlio, l’importante era mostrare ad amici e nemici di averlo tra le proprie mani.
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