L’Arma ha fatto coniare una prestigiosa medaglia per l’istituzione che da un secolo forma i sottufficiali, vera e propria “spina dorsale” dell’organizzazione territoriale
di Roberto Ganganelli | Era il 1° marzo del 1920 quando, presso la Caserma “Goffredo Mameli” di Santa Maria Novella, a Firenze, apriva i battenti la Scuola allievi sottufficiali Carabinieri Reali. L’Arma era nata già da oltre un secolo, nel 1814, e nel tempo si era avvertita sempre più l’esigenza di dare ai graduati, specie a quelli da destinare al comando delle stazioni territoriali, una formazione centralizzata.
Del resto, il ruolo di brigadieri e marescialli era già così importante e radicato sul territorio nazionale e nelle colonie d’oltremare da collocare queste figure, nei piccoli paesi come nei centri più grandi, quali riferimenti sociali dell’intera popolazione al pari del medico condotto, del parroco, del farmacista.
In un secolo di attività quella scuola – che nel 2016 si è trasferita nel nuovo e moderno complesso intitolato al maresciallo maggiore Felice Maritano (MOVM alla memoria caduto per mano delle BR nel 1974) – ha cucito gli alamari da sottufficiale sull’uniforme – e “sulla pelle”, come suol dirsi – di decine di migliaia di giovani che hanno servito il paese spesso per tutta la vita.
Una scuola che, peraltro, è da tempo qualificata come istituto militare di livello universitario aperto anche alle donne e in grado di formare brigadieri e marescialli sia per l’attività operativa e territoriale che per gli impieghi nelle missioni all’estero preparando, in ogni caso, individui in grado di accedere ai migliori sbocchi professionali anche in ambito civile.
Nasce dal centenario, dunque, e dallo spirito stesso che anima l’Arma e i suoi sottufficiali una medaglia commemorativa di grande modulo (mm 80) coniata in bronzo patinato dalla Picchiani & Barlacchi su richiesta del comando della Scuola; una coniazione che rinnova la tradizione dei Carabinieri di ricordare eventi, personaggi, comandi e reparti coniugando arte incisoria e attualità.
La modellazione è stata curata dall’artista Stefano Patti, valente scultore di origini palermitane classe 1958 – non nuovo all’arte del picciol cerchio – che ha voluto effigiare sul dritto il momento solenne del giuramento di fedeltà dei sottufficiali alla Repubblica. “Matrice della dedizione al bene comune” definisce Patti la cerimonia del giuramento con la quale uomini e donne dell’Arma di impegnano a “dare esempio, nei momenti difficili come nel servizio quotidiano”.
La medaglia per i 100 anni della Scuola marescialli e brigadieri CC
Non manca, sul dritto che abbina un ardito sfondamento ad altrettanto pronunciati rilievi, una citazione dantesca (VITA NOVA) dal momento che gli allievi brigadieri e marescialli, nel percorso formativo, rinnovano il loro approccio alla società nel segno della fedeltà alle istituzioni e, quindi, ad ogni singolo cittadino.
Il rovescio, altrettanto originale ed evocativo, è invece dedicato alla storia della scuola con una simbolica “prima pagina” su cui appare uno scorcio del complesso di Santa Maria Novella, prima sede dell’istituzione un secolo fa, che lascia spazio ad un dressage a cavallo con due carabinieri in uniforme storica. In basso le date e la lucerna con monogramma RI, simbolo stesso dell’Arma.
Ci affascina, di questa imponente medaglia, il modo in cui l’autore ha saputo “scavare” i rilievi accentuando, in special modo, le figure degli allievi nel giuramento: in quelle sei figure schierate si concentrano infatti il senso di appartenenza al corpo che anima i carabinieri ma anche una profonda umanità, quella che viene di primo acchito dalle uniformi storiche – viste e amate nelle strade, nelle cerimonie pubbliche, nei libri come nei film – e poi dal riconoscere – al di là della lucerna, della bandoliera, degli alamari – cittadini come noi che ogni giorno si mettono al servizio della società e su cui possiamo contare.
“Un prezioso ricordo, sempre attuale!” scrive di suo pugno il generale Claudio Cogliano, comandante della Scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri accompagnando la medaglia che rappresenta in fondo, col secolo di storia che porta in sé, un segno di omaggio a tutti i sottufficiali – anche quelli “non decorati” – per quanto hanno saputo dare, giorno dopo giorno, all’Italia intera.