Il terzo duca di Parma e Piacenza accostato ad Alessandro Magno, ineguagliabile condottiero del mondo antico: un esempio da seguire o un vanesio paragone?
di Antonio Castellani | Alessandro Farnese, terzo duca di Parma e Piacenza e quarto duca di Castro, nacque a Roma il 27 agosto 1545 e morì ad Arras, in Francia, il 3 dicembre 1592. Uomo d’arme esperto e astuto, il Farnese fu lungo tempo al servizio della Spagna come comandante dell’Armata delle Fiandre ed è considerato tra i massimi condottieri del XVI secolo, soprattutto per le vittorie che conseguì e che contribuirono a dar forma all’assetto politico dell’Europa moderna.
Tra i protagonisti della battaglia di Lepanto del 1571, Alessandro si era già distinto sui campi di battaglia europei che aveva, per così dire, “frequentato” fin da giovanissimo, distinguendosi per il suo senso tattico e per atti di valore, tanto da portarlo a paragonarsi a un novello Alessandro Magno.
Le parpagliole dei due Alessandro “allo specchio” coniate a Parma
A testimoniare questa visione – certo, un po’ esagerata – delle doti militari del Farnese rimangono due tipi di monete, delle parpagliole piuttosto rare, che la zecca di Parma coniò con al dritto Alessandro e una legenda che lo definisce SPECVLATOR e, al rovescio, invece, Alessandro il Grande con elmo e legenda che lo indica come SPECVLVM.
Insomma, varianti di abbreviazione a parte, le due facce compongono un motto che recita ALEXANDER FARNESIVS SPECVLATOR | ALEXANDER MAGNVS SPECVLVM cisè “Alessandro Farnese che si specchia | Alessandro Magno che fa da specchio”.
Le due legende sono l’una la continuazione dell’altra completandosi a vicenda e secondo Ravegnani Morosini le monete – ne esistono con ritratto imberbe e barbuto del Farnese – sarebbero state battute in due epoche successive, come del resto indicano i due volti del Farnese, dalle fisionomie ben differenti.
Due volti di un duca, giovane rampante e condottiero affermato
Il primo tipo, quello con ritratto imberbe, risalirebbe a quando Alessandro Farnese non era ancora duca di Parma (e infatti il suo nome non è accompagnato dal titolo ducale) e, secondo Affò, il padre Ottavio avrebbe autorizzato la coniazione di queste monete con il nome del figlio per pagare il soldo alle truppe che con Alessandro militavano nelle Fiandre.
Le monete con busto paludato e ritratto barbuto, invece, oltre che essere successive dal punto di vista cronologico indicherebbero che le doti militari – così simili a quelle del condottiero macedone – permanevano in Alessandro anche nell’età adulta.
Oltre che rappresentare un accostamento un tantino vanesio, il motto e i due ritratti in moneta rappresentano anche un augurio e, insieme, un impegno: il giovane, che aveva già dato prove di valore e coraggio, intendeva prendere esempio dal suo più famoso omonimo, specchiandosi nelle sue imprese.
Per questo, come hanno fatto notare Pizzi-Lopez e Ravegnani-Morosini, per queste intriganti parpagliole della zecca di parma sarebbe più giusto indicare come dritto la faccia con Alessandro Magno e come rovescio quella con il ritratto di Alessandro III Farnese.
Quale che sia la realtà, la parpagliola con i due Alessandro “allo specchio” dovette avere fortuna nella circolazione monetaria del Nord Italia, tanto che la piccola zecca di Frinco ne realizzò, tra il 1581 e il 1601, un’imitazione oggi estremamente rara, ancor più della versione “originale” battuta dall’officina monetaria di Parma.