Venne fatto battere da Paolo III un testone, rarissimo, che raffigura Gesù tra i dottori, unico episodio di “biografia famigliare” dei Vangeli
di Roberto Ganganelli | Risale all’epoca di papa Paolo III Farnese (1534-1549) il primo testone in argento del valore di tre giuli nella storia della monetazione pontificia. Si tratta di una moneta di notevole rarità, di difficile apparizione sul mercato e venne coniata dalla zecca di Roma in base ai Capitoli dell’ottobre 1545, quando zecchieri dell’Urbe erano Vincenzo Castelli e Lorenzo e Giambattista degli Albizzi.
Due possibili autori, due bulini eccellenti del XVI secolo
Probabilmente l’incisore dei coni di questa magnifica moneta fu Giangiacomo Bongiovanni, o Bonzagni, da Parma, assunto alla zecca come intagliatore l’8 gennaio 1546, ma alcuni studiosi propendono per un altro bulino eccellente, quello di Alessandro Cesati da Milano, detto il Grechetto, assunto con lo stesso incarico il 28 gennaio 1547.
Il testone porta infatti la data dell’anno XII del pontificato di papa Farnese e al dritto mostra il busto a sinistra, con piviale ornato dalla figura di san Paolo (si intravede la spada); dietro, i segni di Lorenzo e Giambattista degli Albizzi e di Vincenzo Castelli, zecchieri e sotto AN XII. Al rovescio la legenda TV AVTEM IDEM IPSE ES e la scena di Gesù tra i dottori; all’esergo, ALMA ROMA con testina di leone.
Noto al Muntoni anche per Macerata e Camerino, qui presentato in un eccezionale esemplare per Roma, il testone – in quella legenda presa dai Salmi (101, 28) che significa “Ma tu resti sempre lo stesso” (riferito a Dio) – ci presenta quello che i teologi considerano l’unico episodio della “biografia famigliare” di Gesù che ci regalano i Vangeli.
Un episodio evangelico di “biografia famigliare”
“I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte“ (Luca 2, 41-52).
Il giovane Gesù, non a caso, è raffigurato in piedi su un piedistallo che ne mette in evidenza la figura (sia fisica che simbolica) al di sopra di quella dei dottori nel Tempio mentre i sacerdoti, dalle lunghe barbe e dagli sguardi perplessi, ben simboleggiano lo smarrimento di fronte alle parole del Messia bambino.
La moneta costituisce, secondo le letture più accreditate, una probabile allusione al Concilio di Trento indetto proprio da Paolo III e aperto il 13 dicembre 1545. Sotto Paolo III si tennero dieci sessioni e Di Virgilio ipotizza, in merito a questo testone, una emissione celebrativa per la chiusura della quarta sessione del Concilio, nell’aprile 1546.
Tra prove ed esemplari incerti, tra monete e medaglie
È anche nota una prova in rame di questo testone per Ravenna (due gli esemplari, conservati alla Bibliothèque Nazionale di Parigi e al British Museum di Londra) che viene giudicata dallo stesso Di Virgilio come una medaglia. Adolfo Modesti riporta invece, sia pure con riserva, questo esemplare nel suo corpus delle medaglie pontificie. Nell’ipotesi di un testone Modesti indica una emissione speciale destinata ad una funzione commemorativa oltre che monetale. Muntoni cita infine un “tre fiorini di camera” mancante al CNI (Munt. I, p. 161 n. 1) che ipotizza essere una prova del testone in oro.
Anche Pio IV Medici (1559-1655), in seguito, fece coniare un testone con simile soggetto e legenda ma, come si vede dall’esemplare qui illustrato, con un esito artistico ben diverso da quello – un vero capolavoro – bulinato dal Bonzagni o dal Cesati per papa Farnese.