Battute dal 1951 al 2001, le 5 lire Delfino diventano un quarto e mezza oncia in oro, fra investimento e collezionismo, con nominali da 20 e 50 euro
di Mathias Paoletti | Il 18 settembre, come anticipato, sarà emessa dall’Italia la rivoluzionaria moneta da 10 euro per la Ryder Cup di golf (scopri di più leggendo qui) e, nella stessa data, saranno rese disponibili anche le due pezzature in oro bullion da un quarto e mezza oncia che segnano la terza tappa nel revival delle vecchie lire.
Dopo l’amatissima lira Cornucopia (leggi qui) e le 2 lire Ape (leggi qui), è la volta delle 5 lire Delfino che furono battute dal 1951 al 2001 su modelli di Giuseppe Romagnoli e coni incisi da Pietro Giampaoli. Moneta povera, fatta di italma (un grammo di peso per 20,2 millimetri diametro), la 5 lire Delfino fu subito amata dagli italiani ed ebbe la sua produzione record nel 1954 con 436,4 milioni di esemplari.
Elegante ed essenziale, sul dritto la moneta riporta un timone che evoca certo la tradizione marinara del nostro paese ma anche la nuova rotta che l’Italia, uscita da un conflitto devastante e da un difficile dopoguerra, avrebbe dovuto seguire. Sul rovescio quel grande numero 5, sotto un bellissimo delfino che finì per dare il nome a questo tipo di moneta che ha accompagnato la vita di generazioni di italiani.
Le 5 lire Delfino, nella serie di omaggi in metallo prezioso alla nostra monetazione pre euro ideata dal Poligrafico e zecca dello Stato italiano, riprendono dunque vita dal 18 settembre su due monete da 20 e 50 euro di nominale, prodotte ciascuna in soli 999 esemplari e modellate da Maria Angela Cassol.
Il dritto e il rovescio delle 5 lire Delfino del Romagnoli sono, per così dire, “incastonati” in due cerchi di perline e, come già per le emissioni bullion d’Italia del 2021 e 2022, anche quest’anno è la finitura reverse proof a caratterizzare le due monete i cui prezzi di emissione sono rispettivamente di 599 euro per la 20 euro e di 1099 euro per la 50 euro.