È dedicata agli “scariolanti” romagnoli, che bonificarono l’agro romano, una rara medaglia firmata dall’artista scomparso nel 1932

 

di Roberto Ganganelli |  L’agro romano, la foce del Tevere: fino all’epoca umbertina queste zone, oggi fertili, erano una grande palude: migliaia di ettari invasi da acque stagnanti, quasi disabitati e infestati dalla malaria. Fu solo con l’unità d’Italia e lo spostamento a Roma della capitale che la bonifica dell’agro romano entrò nel dibattito politico.

Solo nel 1878, tuttavia, venne approvata una legge per l’ammodernamento delle condizioni igieniche di Roma e la bonifica delle aree di Ostia e Maccarese e solo nel 1884, sotto la spinta del deputato socialista Andrea Costa (1851-1910), il progetto poté effettivamente essere avviato.

Qui entrano in gioco “i romagnoli”, gente coriacea e abituata ad affrontare l’inferno delle paludi, a quei tempi impoveriti dalla crisi delle risaie e dall’abbandono dei latifondi. In Romagna, nel 1893, era nata la l’Associazione generale operai e braccianti di Ravenna guidata da Nullo Baldini (1862-1945), un ventunenne di idee socialista a capo di un gruppo analfabeti, ma determinati e capaci nel lavoro come pochi altri.

Quando l’impresa romana Angeletti vinse l’appalto per la bonifica di Ostia, la cooperativa di Baldini si propose come soggetto in subappalto, accettando un contratto non privo di rischi e a condizioni economiche non certo esaltanti.

bonifica agro romano romagnoli scariolanti medaglia silvio canevari ostia fascismo foro mussolini
A sinistra, la medaglia dedicata dal PSI di Ravenna nel 1962 a Nullo Baldini, nel centenario della nascita; a destra, “scariolanti” romagnoli nell’agro romano

Il 4 novembre del 1884 circa cinquecento braccianti e operati partirono da Ravenna, su un treno speciale, salutati dal sindaco, dalla banda e dalla popolazione. Erano divisi in cinque squadre da dieci uomini e sarebbero passati alla storia come “gli scariolanti”: a ogni squadra era affiancata una donna – detta “la sdora” – che aveva il compito di cucinare, occuparsi del gruppo e scrivere le lettere a casa.

Il primo impatto con le paludi dell’agro romano lo ebbero attraversando il Tevere su un’imbarcazione guidata da un vecchio che disse loro: “Sull’altra riva c’è l’inferno”  e che i romagnoli ribattezzarono Caronte. Sta di fatto che i lavori iniziarono con lo scavo del “Grande Canale dello Stagno” che oggi conosciamo come Canale dei Pescatori.

Gli “scariolanti” di Romagna, assieme alla forza delle loro braccia e alla tenacia nel lavoro, portarono nella regione anche una vera a propria civiltà: costruirono case, un’infermeria e una serie di locali comuni per le attività del gruppo.

bonifica agro romano romagnoli scariolanti medaglia silvio canevari ostia fascismo foro mussolini

Il bellissimo seminatore al dritto della medaglia di Silvio Canevari del 1934 per i cinquant’anni della presenza dei romagnoli a Ostia e nei territori vicini

Cento di loro morirono nel primo anno; la loro organizzazione era egualitaria dal punto di vista dei diritti dato che tutti i soci avevano la stessa paga e, se uno si ammalava, veniva pagato lo stesso. In caso di infortunio o malattia grave, veniva rimandato a casa e sovvenzionato con una colletta.

In pochi anni il volto dell’agro romano cambiò definitivamente: nel 1885 i soci della cooperativa erano saliti a 2547. Cennero scavati senza l’ausilio di macchinari canali per ventidue chilometri, collettori primari per undici chilometri e colatori per altri diciotto. Nel 1889 entrarono in funzione le idrovore e in sette anni il grosso della bonifica fu completata.

I lavori proseguirono poi per decenni tanto che nel 1934, “giubileo” della presenza dei romagnoli in quell’area del Lazio, la loro opera venne celebrata con una medaglia molto particolare e rara. Si tratta infatti di una delle sole due coniazioni firmate dallo scultore Silvio Canevari, nato a Viterbo nel 1893 e che, al momento della coniazione, era già scomparso da un paio d’anni.

bonifica agro romano romagnoli scariolanti medaglia silvio canevari ostia fascismo foro mussolini

Al rovescio un’iscrizione che ricorda il mezzo secolo di fatiche compiute dalle cooperative di operai romagnoli nella bonifica dell’agro romano

Scultore plastico e monumentale, autore anche di pregevoli bassorilievi, Silvio Canevari è conosciuto dai collezionisti di medaglistica e faleristica per la celeberrima medaglia coniata dopo la Grande guerra “nel bronzo nemico” e distribuita ai reduci italiani del conflitto.

In quella per la cooperativa degli “scariolanti” appare un seminatore con mantello e calzari che incede verso destra sotto il sole raggiante, spargendo semi a simboleggiare la recuperata fertilità dei terreni dell’agro romano. Lo circonda la legenda latina REVOCAMVS VT PERSEQVAMVR (“Ricordiamo come proseguiamo”) a simboleggiare la continuità dell’azione di bonifica dopo mezzo secolo dal suo inizio. Nell’esergo il nome dell’artista, S. CANEVARI.

Il rovescio è più prosaico: in alto OSTIA, sotto delle onde stilizzate che simboleggiano le paludi, quindi su due righe COOPERATIVA ROMAGNOLI e le date 1884 e 1934 ai lati di una vanga e di un fascio littorio. La medaglia è nota al momento solo in bronzo, con appiccagnolo e anello portativo, nel diametro di 34 millimetri.

L’unica altra medaglia firmata dallo scultore Silvio Canevari è quella “coniata nel bronzo nemico” che esalta la vittoria italiana nella Grande guerra 1915-1918

Si legge, a proposito di Canevari, nel Catalogo della III Mostra regionale del sindacato fascista del Lazio allestita nel 1932: “Silvio Canevari, scultore romano, è morto a trentotto anni. Giovanissimo fu vincitore del Pensionato Artistico Nazionale; poi soldato nella grande Guerra che egli combatté da fante per tutta la sua durata.

Tornato al lavoro, rimase fedele ai suoi principii artistici anche in mezzo ai molti sbandamenti dell’immediato dopo guerra, convinto che solo nell’equilibrio fosse la verità. Una serie di brillanti vittorie in concorsi nazionali, da quello per la medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca a quello per i Caduti della città di Pistoia, caratterizzano questo periodo della sua attività, e lo portano in primo piano nell’ambiente artistico.

Seguì un periodo di lavoro tenace, silenzioso, quasi anonimo per la vita quotidiana, che non gli impedì, tuttavia, di penetrare i problemi e le lotte del suo tempo. Moderno, viveva e soffriva la vita e le passioni della sua generazione, sempre però più convinto di trovare nella soluzione del problema della ‘forma’ la ragion d’essere della propria arte.

Anche se non riuscì a eseguirle, Canevari modellò sei delle figure monumentali che ornano lo Stadio dei Marmi a Roma, all’epoca parte del Foro Mussolini

Vicino a raggiungere il pieno possesso di qualità plastiche non comuni è morto giovanissimo, quando, chiamato dalla fiducia di S. E. Ricci a scolpire per il Foro Mussolini, si apprestava a lasciare opere di grande mole verso le quali si sentiva singolarmente portato”.

All’artista fu dedicata una retrospettiva con esposte trentatre opere fra le quali ne figura, al numero 7 del catalogo, una dal titolo L’Agricoltura che tuttavia non è illustrata nelle tavole, ma che potrebbe essere un bassorilievo dal quale derivò il dritto della medaglia del 1934. Il condizionale è d’obbligo e la collocazione dell’opera è sconosciuta.

Dunqua, sulla medaglia dei “romagnoli” del 1934 non sappiamo di più, vuoi perché molto rara vuoi perché non censita nei volumi sulla medaglistica del Ventennio; una medaglia postuma rispetto al suo autore, forse commissionata poco prima della sua scomparsa o più probabilmente realizzata usando – post mortem – una sua opera come modello.

bonifica agro romano romagnoli scariolanti medaglia silvio canevari ostia fascismo foro mussolini

Da una collezione privata, il punzone originale della medaglia del 1934: si noti in esergo la firma differente (S. CANEVARI invece che il solo cognome)

Nemmeno sappiamo quale azienda coniò questa celebrativa, ma grazie a un collezionista che ringraziamo, possiamo pubblicarne non solo un esemplare, ma anche il punzone in acciaio del dritto, del diametro di circa 40 millimetri e dall’altezza di 28, che si trova nella stessa raccolta. Un giusto tributo a colui che sarebbe potuto diventare un valente medaglista.

Per chi volesse ammirare qualche opera di Silvio Canevari, infine, ricordiamo che tra gli anni Venti e l’inizio del decennio successivo egli realizzò i bozzetti di sei delle statue destinate allo Stadio dei Marmi di Roma, all’epoca Foro Mussolini e oggi Foro Italico, poi portate a termine dallo scultore Aldo Buttini (il David e l’Arciere) e dalla ditta Moresini (Ercole Brindisi, Ercole Roma, l’Atleta col remo e il Pugilatore vittorioso).