Coniati da tante zecche della Penisola sul modello francese, i luigini furono una moneta di successo che venne battuta anche dalla zecca di Neuchâtel

 

di Maurice Cammarano | Prima di presentare i luigini coniati dalla zecca di Neuchâtel, desideriamo chiarire perché queste tipologie, che portano al dritto un busto maschile al posto del busto femminile della principessa Anna Maria Luisa di Borbone e al rovescio uno stemma diverso dal solito scudo coronato con i tre gigli di Francia, sono da considerare a tutti gli effetti veri e propri luigini.

Innanzi tutto, le loro impronte, il peso e il diametro sono del tutto simili a quelle del dodicesimo di scudo o cinque soldi coniato in Francia dal 1642 con al dritto il busto del re e al rovescio uno stemma coronato con tre gigli, simbolo dei re di Francia. Si ricorda che i cinque soldi erano nati per sopperire alla mancanza di monete di piccolo taglio necessarie alle modeste transazioni commerciali e successivamente per il commercio con il Levante.

i luigini

Il “capostipite” della fortunata serie dei luigini, il dodicesimo di scudo in lega di buon argento coniato in Francia nel 1642 (mm 22)

Nel documento VIII datato 4 agosto 1665 Permissione data dalla Principessa Violante Doria Lomellini ad Onorato Blauet, fermiero della Zecca di Loano si legge: “[…] concediamo in virtù di questa facoltà ad honorato balauet ossia locatore della nostra zecca di Loano di potere coniare monete chiamate ottavetti, con: l’effigie e nome del prencipe nostro figlio da una parte, e dall’altra le sue armi e motto pure da dichiararsi […]”. Quindi a Loano furono battuti luigini (chiamati anche ottavetti o marchesini) con queste caratteristiche.

Va poi sottolineato che, al proliferare dei luigini, corrispose una diminuzione del loro contenuto d’argento e i musulmani, per garantirne la qualità, li punzonarono con contromarche arabe. La presenza di contromarche su molti luigini francesi, e su altri di Loano, Massa, Monaco, Tassarolo con il busto maschile dimostra come anche queste fossero monete destinate, parimenti alle altre con il busto di donna e i tre gigli, al commercio con il Levante.

Infine, è da ricordare che il 28 giugno 1666 Alberico II duca di Massa informava l’imperatore Leopoldo I che la zecca di Tassarolo stava falsificando le sue monete da otto bolognini. Da questa lettera e dal clamore da essa suscitato è lecito supporre che l’officina monetaria di Tassarolo, esperta in contraffazioni, dovesse averne prodotto una gran quantità da destinare al mercato levantino; tanto è vero che, ad evitare l’ira dell’imperatore, Alberico II e Livia Centurioni, moglie di Filippo Spinola – conti di Tassarolo – ritirarono rapidamente i falsi dalla circolazione e li fusero rendendo così i pochissimi rimasti sul mercato notevolmente rari. Contemporaneamente, come abbiamo visto, i levantini per loro maggiore tranquillità contromarcarono gli 8 bolognini di buon argento con una contromarca araba.

Luigi XIII di Francia (1601-1643), re di Francia e Navarra dal 1610 alla morte; a destra il maestoso castello di Neuchâtel

Fonti storiche riportano che nel 1504 la città di Neuchâtel venne portata in dote da Giovanna di Hocberg, allo sposo di Luigi d’Orléans. A loro successe Francesco ed in seguito il cugino Léonor d’Orléans. Dal matrimonio di Léonor con Maria di Borbone nacque Enrico I il quale, alla morte del padre – nel 1571 – rimase sotto tutela di Maria di Borbone causa la sua minore età.

Costei era così avida di potere che, al raggiungimento della maggiore età del figlio, continuò la reggenza del Principato, aiutata anche dalla propensione di Enrico I al divertimento piuttosto che ai doveri di stato. Abile amministratrice, si dedicò con particolare attenzione alla monetazione di Neuchâtel, dove circolava solo moneta straniera di infima qualità. Con l’assenso della dieta monetaria tenuta a Payerne nel 1592, Maria di Borbone iniziò la produzione delle monete di Neuchatel a nome del principe legittimo Enrico I d’Orléans.

Nel 1595, alla morte di Enrico I, essendo il figlio Enrico II ancora minorenne, Maria di Borbone assunse nuovamente la reggenza del Principato mantenendola fino alla sua morte, nel 1601. Enrico II resse il Principato fino al 1663 e dal secondo matrimonio con Anna Genoveffa di Borbone, nota come la duchessa di Longueville, ebbe due figli GianLuigi Carlo e Carlo Paris.

Un’altra veduta del castello di Neuchâtel, la cui edificazione iniziò alla fine del XIV secolo

Il primogenito, debole di carattere e di salute, sotto tutela della madre, governò dal 1663 al 13 marzo del 1668, data in cui abdicò in favore del fratello Carlo Paris. Carlo Paris, dallo spirito avventuroso e pieno di vita, lasciò quasi subito il governo del Principato a sua madre per dedicarsi alla guerra; morirà annegato nel Reno nel 1672.

La direzione del paese avrebbe dovuto ritornare al fratello Gian Luigi Carlo ma, causa la sua pazzia, passò ancora una volta alla madre Anna Genoveffa, nonostante le pretese al trono della nuora Maria di Nemours. Alla morte di Anna Genoveffa, Maria di Nemours resse il governo del Principato dal 1694 al 1707.

Nel 1707, con l’estinzione del casato d’Orléans-Longueville, i sudditi di Neuchâtel scelsero quale loro governante, tra i numerosi pretendenti, il re di Prussia Federico I Hohenzollern, rimanendo sotto questa signoria fino al 1786. Federico I nel 1713 fece battere a Neuchâtel un tallero e i suoi sottomultipli, compreso il 10 kreuzer.

i luigini

Luigino (10 kreuzer) di Neuchâtel senza data. Al D/ OCVLI – DO– ET – PAX – SVP – IVSTOS; al R/ + HEN– AVR– DVX– LONCV– D : G – PR– NOVICASTRI (mm 21)

Veniamo dunque alla presentazione dei due luigini svizzeri battuti nel Cantone di Neuchâtel, uno senza data e l’altro, molto più raro, datato 1668. Come detto, Neuchâtel iniziò a battere moneta a nome di Enrico I d’Orleans, anche se inizialmente sotto tutela della madre Maria di Borbone, dal 1592.

Tra le varie monete coniate venne battuto un 10 kreuzer che, pur non essendo datato, deve considerasi un luigino a tutti gli effetti: per il suo peso, per le sue dimensioni e per l’HEN, non certo riferibile ad Enrico I morto nel 1595, ma sicuramente ad Enrico II. Molto più raro del precedente è quello battuto nel 1668 dal principe Carlo Paris.

Questo pezzo da 10 kreuzer imita, senza successo, quelli battuti sotto Enrico II di Longueville. E’ difficile immaginare qualcosa di più brutto, tanto da pensare sia stato coniato in fretta e furia.

i luigini

Luigino di Neuchâtel a nome del principe Carlo Paris datato 1668. Al D/ OCVLI – DO – ET – PAX – SVP – IVSTOS; al R/ + CAROL – PARI – AVR – D : G – PRI – NOVICASTRI 16 | 68

Sulla “bruttezza” di questa moneta, Morel Fatio formula due ipotesi: la prima è che sia dovuta all’urgenza di coniarla nel più breve tempo possibile. Tale urgenza sarebbe però spiegata solo dalla posizione sbagliata della leggenda CAROL PARI posta sul rovescio della moneta anziché sul dritto dove è coniato il busto del principe. Questo motivo d’urgenza non ci trova d’accordo in quanto analoga posizione della leggenda si riscontra si riscontra anche sui vecchi 10 kreuzer di Enrico II.

Ma, dato che il rovescio è sicuramente meglio del dritto (tanto da sembrare eseguito dalla mano di un altro incisore) ci sembra assai più probabile, come formulato nella seconda ipotesi del Morel-Fatio, che per produrre frettolosamente la nuova moneta di Carlo Paris, si siano utilizzati proprio i vecchi coni del 10 kreuzer senza data di Enrico II, correggendone soltanto il busto e alcune parti della leggenda, mantenendo le stesse caratteristiche precedenti.

Lo stemma araldico di Neuchâtel in una stampa ottocentesca e su due antichi sigilli civici

Un’annotazione curiosa è quella dello storico Jonas Boyle, nei suoi Annali della contea di Neuchatel e di Valengin, dove si racconta che il 13 marzo 1668, giorno in cui Carlo Paris fu riconosciuto principe sovrano di Neuchatel, si fecero scorrere dalla fontana di Via della Pommière del buon vino rosso e se ne versarono ben 2500 pinte, contemporaneamente vennero gettati alla popolazione 800 franchi di monete e pezzi d’argento.

Se ciò fosse vero – “Vox populi vox Dei” – sarebbe molto verosimile l’urgenza di coniare pezzi d’argento a nome di Carlo Paris in appena quindici giorni. Non aveva molta importanza se erano brutti: era necessario che fossero monete d’argento da offrire alla popolazione per quella particolare importantissima circostanza.