Tre stemmi e un motto per una rarissima moneta da tre soldi del Seicento | Un omaggio all’Impero ma anche un modo per sfruttarne “l’immagine”
di Roberto Ganganelli | Quanto, nei secoli passati, anche alle monete di non eccelso valore venisse data importanza per comunicare forti messaggi politici, propagandistici e far conoscere la posizione di un signore o di un sovrano rispetto alle “autorità superiori” ce lo dimostrano i tre soldi della zecca di Bozzolo coniati a nome di Scipione Gonzaga, principe della cittadina lombarda e duca di Sabbioneta (1595-1670).
La moneta, rarissima, porta al dritto il ritratto del Gonzaga drappeggiato, con corazza e collare “alla spagnola”, attorno nome e titoli, in basso il valore 3 in un’ellisse. In mistura, dal peso variabile da 1,50 a 2,05 grammi a seconda dell’esemplare, la moneta è in mistura d’argento e misura circa 20-21 millimetri di diametro.
Al rovescio troviamo tre scudi: quello cosiddetto “antico” dei Gonzaga (alle tre fasce e leoni), l’arma dei Gonzaga di Novellara (alle tre fasce partito, arma della casata della madre di Scipione, Isabella), e imperiale (aquila ad ali spiegate).
Il motto HAVD SECVS ANIMI, così solenne e sintetico nell’espressività linguistica propria della lingua latina, significa “Non diversamente gli animi” e, abbinato ai tre emblemi, sta a significare che le “piccole” dinastie dei Gonzaga erano unite a doppio filo, fedeli e al tempo stesso bisognose di protezione, al potere imperiale.
Un modo, insomma, per ribadire l’affiliazione all’Impero che poteva, da grande potenza, garantire la sopravvivenza a quei “vasi di coccio”, politicamente e militarmente parlando, che erano i piccoli principati italiani.
L’Impero, tuttavia, era anche un “marchio da sfruttare” tanto è vero che dei tre soldi di Scipione esiste una versione con aquila bicipite coronata al rovescio, e motto SVB PENNIS EIVS, in abbinamento allo stemma Gonzaga sormontato da un astro.
“Sotto le sue ali”, ossia quelle dell’aquila imperiale, si pone Scipione al punto da proporre lo stesso motto anche sulla lira nuova (poi 15 soldi) e sul tallero coniati a Bozzolo. Un modo per rendere omaggio all’autorità imperiale ma anche, furbescamente, un modo di far correre meglio le monete del piccolo feudo nei canali commerciali, in ragione della loro somiglianza con quelle coniate nelle zecche tedesche.