Lo storico dell’arte Carmelo Cipriani ha riscoperto e pubblicato in un bel saggio catalogo una raccolta di disegni del giovane principe di Napoli
di Roberto Ganganelli | “Re soldato”, “vittorioso” e, certamente, “re numismatico”: in tanti modi ci siamo abituati, almeno noi che ci occupiamo di storia e di monete, a sentir chiamare Vittorio Emanuele, quel principe di Napoli che, nato nel 1869, dall’assassinio del padre Umberto I al 1946 avrebbe regnato sull’Italia, le sue colonie e infine su di un effimero impero.
Della giovinezza del principe e della sua formazione, poi, abbiamo conosciuto aspetti interessanti sia attraverso testi d’epoca e agiografici – ad esempio, Come fu educato Vittorio Emanuele III firmato dal suo ex precettore Luigi Morandi nel 1914 – che grazie a ricerche recenti come Storia di una passione. Vittorio Emanuele III e le monete di Lucia Travaini che ha meritato due edizioni, la prima nel 1992 e la seconda, aggiornata e integrata, nel 2005.
Il giovane storico dell’arte Carmelo Cipriani, invece, col suo ultimo libro fa luce su un aspetto del percorso di formazione del futuro re finora mai indagato, quello riguardante I disegni del Re. L’educazione all’arte di Vittorio Emanuele III di Savoia (ISBN 978-88-492-4018-4, s.i.p.) che viene sviscerato attraverso un bel saggio illustrato a colori di 136 pagine appena edito da Gangemi Editore.
Al centro dell’interessante studio ci sono 72 disegni, rinvenuti in una collezione privata romana, datati fra il 1881 e il 1888 ed eseguiti dal giovanissimo principe negli anni di tutela da parte del colonnello Osio.
“Il ritrovamento – scrive Cipriani – ha quasi del prodigioso” sia per il buono stato di conservazione delle opere che per la consistenza del nucleo, tale da permettere una valutazione organica di quella che fu l’educazione artistica impartita al giovane erede al trono.
Certo, quei disegni non rivelano una propensione sistematica di Vittorio Emanuele per l’arte, ma mostrano come il disegno – sia quello “tecnico”, ad esempio per applicazioni di educazione militare, sia quello a mano libera, dal vero – fossero parte integrante nel percorso formativo di un uomo destinato al governo di una nazione intera.
Sfilano di fronte a noi, nel bel catalogo, ritratti a matita da celebri opere del passato, studi di fisionomie, fiori e vedute (casolari, castelli, rocche e paesaggi, non privi di personalità) che quasi commuovono al pensiero che, negli stessi anni, il giovane principe si dedicava già con passione e maturità alle monete, raccogliendone migliaia, schedandole con puntualità, realizzandone accurati calchi a matita che inviava a corredo della sua corrispondenza con collezionisti, studiosi e musei.
Su ciascuno dei 72 “disegni del re” Carmelo Cipriani compie un’accurata disamina in catalogo, con schede che ci rivelano – ad esempio – gli “esercizi” su opere celebri di Ghirlandaio e Filippino Lippi, gli studi di mani e bocche, le riproduzioni di fiori; e ancora, case e mulini di campagna, oppure paesaggi montani che quasi svelano il carattere – non certo estroverso, anzi scabro e squisitamente “sabaudo” – di Vittorio Emanuele. Scarni, essenziali anche nell’uso dei chiaroscuri, i disegni lasciano così parlare l’anima del futuro sovrano e, anche per noi numismatici, rappresentano una finestra aperta sulla giovinezza di quell’eccellente collezionista e studioso che tutti ricordiamo.
A fine catalogo, l’unica opera policroma, un acquerello del 1888 dal titolo Casa pompeiana: Vittorio Emanuele è alle soglie della maturità e al termine di una fase della sua formazione che, forsè, spalancò i suoi pensieri di giovane principe e ufficiale verso una vita più libera, magari verso quell’affrancamento dagli stessi obblighi del trono che, invece, il regicidio di Monza gli impedirà.
Carmelo Cipriani ci regala così, con una ricerca inedita e di spessore, scritta e curata con competenza e passione, un nuovo punto di vista sul “re numismatico”, un volume che – pur non contenendo disegni di quelle monete tanto amate dal regale personaggio – meriterebbe di trovare spazio nella biblioteca di ogni appassionato.