In questo articolo riproponiamo la rivisitazione di un saggio a firma di Savvas K. Kofopoulos e Andreas D. Mazarakis, interessante per far luce sulle rarissime monete emesse dai Cattaneo della Volta nella prima metà del XIV secolo. Monete italiane, dunque, o meglio “italiane all’estero” che fanno luce sul ruolo di questa antica famiglia genovese in Oriente.

Focea era posta sulla costa settentrionale del golfo di Smirne in Turchia e da questo porto dal XIII secolo, partirono le navi cariche del prezioso allume destinato ai tintori di stoffe di tutto l’Occidente. Il commercio dell’allume, per i fratelli Benedetto I e Manuele Zaccaria e i loro discendenti, fu fonte di un’ immensa fortuna.

Secondo le citazioni di Pachimeres e Ducas, gli Zaccaria giunsero per la prima volta a Focea nel 1275, quando l’Imperatore bizantino Michele VIII Paleologo cedette la città e le adiacenti miniere di allume al nobiluomo genovese Manuele Zaccaria (Manuele, Benedetto I e Niccolino erano i figli di Benedetto Zaccaria de Castro, un ricco e potente genovese.

L’isola greca di Metelino (Lesbo), i due strategici porti di Focea Vecchia e Focea Nuova e lo stemma della famiglia genovese dei Cattaneo della Volta

Manuele, dopo la morte di suo padre, si stabilì a Costantinopoli per cercare di guadagnarsi il favore dell’ Imperatore Michele VIII Paleologo). Di diverso avviso fu Marino Sanudo, che riferisce di una concessione data ai fratelli Benedetto I e Manuele Zaccaria nel 1267.

Alcuni anni or sono, nell’Archivio di Stato di Genova è stato rinvenuto un contratto, datato 8 luglio 1268, attestante lo sfruttamento dell’allume a Focea da parte dei fratelli Benedetto I e Manuele Zaccaria.

Questo documento, oltre a retrodatare al 1268 l’inizio della presenza degli Zaccaria in questa città, conferma quanto riportato da Marino Sanudo che la concessione era stata data ai due fratelli Zaccaria e non al solo Manuele.

Dalle suddette citazioni non traspare che l‘allume fosse estratto precedentemente, quindi sembrerebbe che la scoperta delle miniere fu fatta dagli stessi personaggi che ottennero la concessione. Nel 1302 Benedetto I Zaccaria, consegna la città di Focea al fratellastro Nicolino il quale, vivendo a Genova, deve affidare l’amministrazione della città e delle miniere a suo nipote Tedisio.

Ricostruzioni grafiche di due ducati in oro al tipo di Venezia, rispettivamente a nome di Andreolo e Domenico Cattaneo della Volta per Focea

Nel 1307, alla morte di Benedetto I (che alla sua morte lascia due figli, Paleologo e Eliana), Nicolino Zaccaria – insoddisfatto dell’amministrazione di Focea da parte di Tedisio – lo depone e nomina governatore Andreolo Cattaneo della Volta, a condizione che se sua moglie Eliana fosse morta senza figli, il governo di Focea e lo sfruttamento delle miniere sarebbero passati a Paleologo. E’ così che i Cattaneo, destinati a diventare signori di Lesbo per circa otto anni, compaiono per la prima volta sul palcoscenico della storia.

Andreolo Cattaneo, nuovo governatore di Focea, caccia Tedisio dalla città e la ricostruisce. Nel 1314 muore Paleologo Zaccaria; nel suo testamento lascia l’isola di Chio ai figli Martino e Benedetto II e la città di Focea a Andreolo Cattaneo che diventa il solo Signore di questa città. Probabilmente tra il 1323 e il 1329, per far fronte all’incremento della popolazione dovuto all’aumentato impiego di manodopera nell’ estrazione dell’allume, viene costruita vicino a Focea una nuova città chiamata Focea Nuova.

Nel 1329, Andronikos III Paleologo, imperatore del declinante contesto bizantino, favorito dall’assenza di Andreolo Cattaneo, manda un’armata contro Focea Vecchia e la conquista. Anche Focea Nuova si arrende. Tra l’imperatore e Andreolo Cattaneo si stabilisce un accordo, forse con la mediazione dei Genovesi di Pera, secondo il quale Andreolo è autorizzato a guidare la regione come governatore, con l’obbligo di essere totalmente fedele a Bisanzio.

Dopo la morte di Andreolo nel 1331, suo figlio Domenico diventa signore di Focea. I Turchi, espandendosi lungo le coste dell’Asia Minore, stanno danneggiando sia gli interessi economici dei Latini della regione che dei Bizantini; pertanto gli Occidentali si armano contro di loro e con l’aiuto delle città metropolitane li cacciano.

Andreolo Cattaneo della Volta (1314-1331): imitazione di ducato al tipo veneziano per Focea

Domenico Cattaneo, nel contempo, decide autonomamente di armare a sue spese undici galere genovesi e con l’aiuto dei Cavalieri di San Giovanni di Rodi e del Duca di Naxos Nicolaos Sanoudos, verso la fine del 1333, manda le sue truppe ad occupare Lesbo. Facilmente la cattura, ma non i castelli di Molyvos ed Eresso, che oppongono una strenua resistenza in favore dell’imperatore.

Domenico Cattaneo, dopo aver nominato Douardo commissario di Focea, si stabilisce a Mitilene. Appena Andronikos viene a conoscenza di questi fatti, arma una flotta di 84 navi e in breve si riprende la città di Mitilene, lasciando a suo zio Alexios Philanthropinos il compito di completare la conquista di Lesbo.

L’imperatore con la sua flotta attacca Chio e Focea conquistandole in breve tempo; immediatamente dopo si accorda con il rappresentante dei Cattaneo Giovanni de Spinola e con i Genovesi di Costantinopoli per la riconsegna a Domenico Cattaneo di Focea e Lesbo, a condizione che questi territori rimangano sotto la sovranità imperiale.

Tutto ciò accade nell’inverno tra il 1335 e il 1336. Domenico Cattaneo rimane signore di Lesbo fino al 1341 quando viene cacciato dagli stessi abitanti del luogo, aiutati dai Bizantini. Con lui si chiude definitivamente nel Levante la signoria dei Cattaneo e l’isola ritorna all’Impero Bizantino; ma nel 1355 è ceduta al genovese Francesco Gattilusio.

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Domenico Cattaneo della Volta (1331-1341): imitazione di ducato al tipo veneziano per Focea

Per quanto riguarda la monetazione, nel Levante il ducato veneziano, per il suo disegno familiare, per il suo valore stabile e per la sua vasta circolazione, diventa per molti secoli la moneta più popolare, costituendo il modello di monetazione latina e quindi è anche la moneta più contraffatta. Le monete d’oro attribuite ai Cattaneo sono imitazioni del ducato veneziano. Esse sono state per la prima volta descritte dal numismatico greco Pavlos Lampros e poi da G. Schlumberger.

La moneta attribuita ad Andreolo Cattaneo (fig. 3) è un ducato con la legenda: D/ ANDRTAO • S M VENETI; R/ SIT TXPEDATOIRIDIT • CDVCAT. L’analoga moneta di Domenico Cattaneo (fig. 4): D/ PEDRA DCAIEO • S M VENETI; R/ SIT • TXPEDTOTV • REGSISITEDVCAT. Come si vede sono ducati veneziani modificati, che hanno come unico segno di attribuzione le ultime sillabe TAO, TEO, NEO, lettere finali del nome CATTANEO.

Per il loro alto contenuto d’oro, si possono classificare tra le imitazioni battute nella prima parte del XIV secolo. Qui di seguito le leggende del ducato di Domenico Cattaneo in alcune collezioni e aste: PEDRA. DQAIEO (Schlumberger Tav. XXI n. 18; PEDRA . D. CAIEO (Bank Leu Auktion 80); PEDRDCAIED (Papadopoli p. 237 n. 16064); PEDRADCAIEO (collezione del Museo Nazionale Romano); PEDRACATEO (Finarte Asta n. 843 lotto 300); PEDRADCATEO (collezione della Cassa di Risparmio di Genova).

Rovescio e dettaglio del rarissimo ducato di Domenico Cattaneo per Metelino (Lesbo)

Veniamo ora al ducato di Domenico Cattaneo per Metelino (Lesbo): nell’asta Finarte n. 843 del 1992 al lotto 304 apparve una moneta d’oro, tipo ducato veneto, attribuita a Domenico Cattaneo Signore di Lesbo (figg. 7-8), pesa g 3,49 ed ha un contenuto d’oro oltre i 20 carati; proveniente dalla collezione di Giovannina Majer venne venduta come “contraffazione” di un ducato veneziano e porta le seguenti legende: D/ LECP • M • LOMISEO – S • M • VESETI; R/ SIT• XPEDL• – TQTV • REGGIST • E • DVCLT •.

Come si sa, nelle monete medioevali ogni lettera della legenda è costruita con vari punzoni ognuno dei quali, per ragioni pratiche, deve servire per altre lettere simili. Anche i ducati veneziani seguono questa regola e così la V ( formata da due punzoni fatti a cuneo) serve come V di (VENETI), A di (DVCAT), U di (DVCAT) e D di (LECP); anche la S di SIT viene usata al posto della N e la parola VENETI diventa VESETI.

Era anche uso comune porre dei punti tra le lettere, utilizzati per separare le parole abbreviate. Qualche volta, i punti servivano per rappresentare un’altra lettera. Pertanto la legenda del dritto del ducato di Domenico Cattaneo per Metelino, si legge: DECP(otou) M(etelini) DOMI(nicus) (Catta)NEO ossia “Despota Metelini Dominicus Cattaneo”. Al rovescio SIT • TXPEDL • TQTV • – REGGIST • E • DVCLT.