Un aureo di Licinio imperatore con ritratto frontale | Un affidamento alla divinità pagana in contrapposizione al cristianesimo appoggiato da Costantino
di Antonio Castellani | Questo rarissimo aureo al peso di 5,30 grammi a nome dell’imperatore Licinio (308-324) coniato a Nicomedia è una moneta eccezionale nella numismatica romana imperiale, dal momento che rappresenta uno dei primi tentativi – e forse il più riuscito e il più suggestivo – di catturare lo spirito dell’imperatore come individuo, non semplicemente come essere universale.
Questo splendido aureo segna del resto un evento del tutto speciale, la presa dei voti imperiali da parte di Licinio. La statua di Giove incisa al rovescio poggia infatti su una base monumentale con le iscrizioni SIC X e SIC XX, con cui Licinio ringrazia per dieci anni di governo e dimostra il desiderio di regnare, allo stesso modo, per venti.
Basandosi su questo dettaglio, la moneta potrebbe essere collocata all’anno 317, quando quei voti furono adottati in occasione del decennalia di Licinio, ma una formula abilmente inserita nell’iscrizione anteriore, OB DV (ob diem quinquennalium), allude al quinquennalia (quintoa anniversario) di suo figlio Licinio II.
Quindi, è possibile datare questo aureo al 320-321 dopo Cristo. Altrettanto interessante è il rovescio, su cui Giove compie una delle sue ultime apparizioni sulla monetazione romana. Ciò può essere visto come prova delle ostili ostilità tra Costantino e Licinio, che non solo erano co imperatori, ma anche cognati. La loro rivalità assunse sempre più un tono religioso, con Costantino che favorisce il cristianesimo e Licinio che abbraccia il supremo dio pagano in parte a causa delle proprie convinzioni, in parte in opposizione a Costantino.
L’imperatore Licinio aveva inizialmente adottato una linea di tolleranza religiosa – oppure di prudente ambiguità? – nel 313 come segno di buona fede nei confronti di Costantino, che all’inizio di quell’anno aveva emesso l’Editto di Milano con entrambi i loro nomi.
Su questa moneta, invece, la stessa posizione viene respinta: l’iscrizione descrive Giove come il protettore dell’imperatore e il dio è rappresentato da un’immagine particolarmente potente e solenne, meravigliosamente dettagliata e apparentemente ispirata alla famosa statua di Fidia in oro e avorio che si trovava nel Tempio di Zeus ad Olimpia.
La descrizione completa di questa esimia rarità del mondo romano è la seguente: al D/ LICINIVE AVG OB DV FILII SVI, busto dell’imperatore di fronte, drappeggiato e corazzato, con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Al R/ IOVI CONTRO | LICINI AVG, Giove seduto di fronte con Vittoria su globo e scettro; ai piedi, aquila con ghirlanda. Sul basamento SIC X | SIC XX. In esergo, SMNΔ. C 128. RIC 41. Alföldi 262. Depeyrot 31/1. Calicó 5094.
Abbiamo iniziato dallo sguardo dell’imperatore, e con il suo sguardo vogliamo concludere: sebbene questa moneta non fosse certo destinata al popolo o a una circolazione di massa, questo aureo ci colpisce per la sua esemplare forza visuale dal momento che Licinio – attraverso gli occhi rivolti in alto, ma anche verso chi osserva la moneta – catalizza l’attenzione e quasi “ipnotizza”. Sono del resto gli occhi del potere, il potere terreno divinizzato, assoluto e terribile come Giove, di colui che governa – o almeno, vorrebbe governare in modo esclusivo – i destini di Roma.