Ricorre quest’anno il settimo centenario della morte di Marco Polo, viaggiatore e scrittore veneziano vissuto tra il 1254 e il 1324. Si tratta di un anniversario importante, celebrato in varie località italiane e non solo, ma ovviamente sentito in particolar modo nella città lagunare.
Proprio per questo il Comune di Venezia e l’Università Ca’ Foscari, con la collaborazione di Fondazione Musei Civici di Venezia e di numerose realtà associative della città, nazionali ed internazionali, hanno organizzato una imponente serie di iniziative di carattere scientifico, espositivo, letterario e culturale coordinate da un apposito Comitato Nazionale per le Celebrazioni. Per un elenco di tali proposte, destinate a protrarsi anche nel 2025 e 2026, si rinvia a questo link.
Alcune di tali iniziative sono già in atto (si pensi al tema ispiratore del Carnevale di Venezia 2024 che ha avuto il suggestivo titolo Ad Oriente. Il mirabolante viaggio di Marco Polo), per altre è stato organizzato un fitto calendario, ma, per ammissione dello stesso presidente del Comitato, vi è spazio anche per nuovi progetti.
Abbiamo ritenuto opportuno allora offrire ai lettori di Cronaca Numismatica un nostro contributo presentando una serie di medaglie, di epoche e provenienza diverse, la cui comune tematica è costituita dalla presenza di un ritratto di Marco Polo, o meglio dal tentativo di dare un volto a questo personaggio, la cui vita e la cui opera sono spesso sconfinate nella leggenda.
In effetti di Marco Polo non esiste un ritratto “credibile”, da un lato perché (come spiega Tiziana Plebani che ha approfondito tale tematica) nel XIV secolo non era considerato fondamentale offrire una rappresentazione visiva di un personaggio e dall’altro perché “cozzava con la mentalità veneziana la celebrazione di una singolarità e Marco Polo in fondo per i suoi concittadini era e rimaneva soprattutto un mercante”.
Come se non bastasse, precisa la Plebani, “la fama del viaggiatore aveva conosciuto dalla fine del Cinquecento un netto declino, il suo libro era giudicato più fantasioso che aderente alla realtà e ci si era dimenticati di lui per buoni due secoli.”
Solo all’inizio del XIX secolo la figura e soprattutto l’opera di Marco Polo vennero riprese seriamente in considerazione, sulla base dei resoconti dei viaggi compiuti dell’orientalista irlandese William Marsden (1754-1836), al seguito della Compagnia inglese delle Indie, e degli studi di Placido Zurla, monaco camaldolese a San Michele, nell’omonima isoletta della laguna veneziana. Costui, destinato a diventare abate generale dell’ordine e poi cardinale (1823), si era già messo in luce per le sue acute analisi (1806) di una delle opere di cartografia più importanti dell’umanesimo, il mappamondo di fra’ Mauro, conservato proprio nel monastero di San Michele.
1833. Pietro Girometti, Omaggio al cardinale Placido Zurla (bronzo, mm 53,8)
Dopo di che aveva pubblicato un importante studio su Marco Polo che aveva convinto altri studiosi (primo tra tutti il celebre numismatico Vincenzo Lazzari) a tradurre e considerare scientificamente I viaggi di Marco Polo. Il nuovo interesse sorto nei primi anni dell’Ottocento nei confronti del viaggiatore veneziano incoraggiò la realizzazione, di vari ritratti (ovviamente immaginari) di Marco Polo, primo e più famoso dei quali fu, nel 1812, quello di Teodoro Matteini (1754 – 1831), inciso, anni dopo, da Gaetano Bonatti (1802-1865). In esso Marco Polo appare di tre quarti, non più giovane, barbuto e con berretto in testa.
1812. Teodoro Matteini, Ritratto di Marco Polo
A tale ritratto si ispirò Antonio Fabris (1790-1865), incisore presso la zecca di Venezia, incaricato di realizzare la medaglia ufficiale per il IX Congresso degli Scienziati Italiani, che si aprì a Venezia il 13 settembre 1847. In effetti le autorità austriache avevano cercato di nobilitare tale convegno con una serie di iniziative di grande spessore, consentendo la realizzazione di una serie di busti e medaglioni riproducenti uomini insigni della storia e della cultura venete, intitolata Panteon Veneto, da inaugurare proprio in coincidenza con l’apertura dei lavori del Congresso e promuovendo la pubblicazione della monumentale miscellanea Venezia e le sue lagune da offrire in omaggio ai congressisti. Per costoro venne inoltre approntata anche la grande medaglia del Fabris, dono dell’imperatore.
Litografia della medaglia del 1847 realizzata da Antonio Fabris appositamente “per essere donata a Dotti del IX Congresso”
Della medaglia vennero coniati 1478 esemplari (fra bronzo e argento) destinati ai congressisti, più uno in oro per il presidente Andrea Giovanelli (attualmente conservato presso il Museo Correr di Venezia, cl. XLV, n. 2394; mm 57,1; g 131,2); tuttavia il numero di esemplari coniati in bronzo risultò insufficiente e un’ottantina di congressisti rimase esclusa. Come avvenuto in occasione di altri Congressi degli Scienziati (ad esempio quello di Padova del 1842) il numero delle medaglie coniate in argento fu molto limitato (30 esemplari) e destinato verosimilmente ai soli presidenti di sezione.
Dunque la medaglia, di grande modulo (mm 57), raffigura sul dritto, il busto di Marco Polo volto di profilo a destra, e la scritta, nel giro, con il nome del personaggio e, in caratteri minuti, quello dell’incisore; sul rovescio invece propone la rappresentazione della facciata di Palazzo Ducale che si erge sul molo; a sinistra si intravede la Basilica di San Marco, a destra si notano una gondola e due velieri. Sopra, vi è la scritta in 5 righe: NONA / RIUNIONE / DEGLI SCIENZIATI / ITALIANI / VENEZIA MDCCCXLVII. I conî della medaglia sono conservati presso il Museo Correr di Venezia.
1847. Antonio Fabris, un raro esemplare in argento della medaglia ufficiale per il IX Congresso degli scienziati italiani (argento, collezione Voltolina, mm 57,1; g 95,5)
Marco Polo è protagonista anche della medaglia (o, per meglio dire, placchetta) ufficiale destinata a commemorare il IV Congresso Geografico Italiano svoltosi a Milano tra il 10 e il 15 aprile 1901, con la partecipazione di 400 congressisti. Il Comitato Esecutivo del Congresso affidò la realizzazione della placchetta allo Stabilimento Stefano Johnson di Milano. Essa venne coniata in bronzo e in bronzo argentato.
1901. Egidio Boninsegna e Angelo Cappuccio, placchetta celebrativa del IV Congresso Geografico Italiano (bronzo, mm 48×74)
Autore del modello fu Egidio Boninsegna (1869-1958) mentre l’incisione dei conî spettò ad Angelo Cappuccio (1855-1918). Il dritto è composto da due riquadri affiancati; in quello di destra, più ampio, è rappresentata, in piedi e frontalmente, una figura femminile velata (allegoria della Geografia) nell’atto di reggere, nella mano sinistra, un mappamondo; sullo sfondo si profilano, a sinistra, delle montagne dietro le quali sorge radioso il sole e, a destra, si scorge il Duomo di Milano.
Nel riquadro di sinistra vi è la scritta QVARTO CONGRESSO GEOGRAFICO ITALIANO – MILANO – MCMI e, sotto, lo stemma di della città di Milano. In basso, lungo il bordo, i nomi (ricordati in precedenza) della ditta produttrice e quello dei due autori. Il rovescio della placchetta propone la riproduzione del dipinto di Tranquillo Cremona (1837-1878), Marco Polo alla corte del Gran Kan (1863) con sotto il motto dettato da un insigne latinista, Giovanni Battista Gandino, professore presso l’Università di Bologna: AVRORAE PAVLVS PATEFECIT REGNA NOVASQVE – IMPVLIT AVSONIOS ORBIS ADIRE PLAGAS (Polo le porte d’Oriente vinse – e a nuove terre gli Itali sospinse).
Nell’opera di Cremona, fedelmente riprodotta in medaglia, è proposto il momento in cui Marco Polo viene presentato dal padre e dallo zio al Gran Khan. Il giovane veneziano è rappresentato a figura intera, ritto orgogliosamente (o incautamente?) di fronte al condottiero mongolo Kubilai, circondato da un numeroso corteggio, mentre il padre Nicolò e lo zio Matteo, molto più esperti di Marco, prudentemente, si inchinano.
1863. Tranquillo Cremona, Marco Polo alla corte del Gran Kan (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea)
Il ritratto di Marco Polo ritorna poi in una medaglia realizzata, per conto del Comune di Venezia, nel 1954 in occasione del VII centenario della nascita del nostro personaggio. Per celebrare degnamente una simile ricorrenza, infatti, l’amministrazione comunale veneziana promosse una serie di conferenze, allestì una grande mostra di Arte antica cinese a Palazzo Ducale e infine commissionò a Francesco Scarpabolla (1902-1999) una medaglia commemorativa che fu realizzata, presso la ditta Lorioli di Milano, in bronzo, in due moduli: da 60 e da 30 mm.
1954. Francesco Scarpabolla, VII centenario della nascita di Marco Polo (bronzo, mm 60)
Caratterizzata da un’iconografia in forte rilievo, la medaglia, fedele agli stilemi tipici di Scarpabolla, propone sul dritto il busto di Marco Polo, con fattezze giovanili, volto a sinistra con cappello e giacca di foggia orientale; in basso a sinistra, lo stemma della famiglia Polo. Curiosa la presenza dei caratteri proposti a sinistra e a destra del busto e che potrebbero corrispondere al termine classicheggiante “tianxia”, anticamente utilizzato per riferirsi alla Cina. Nel taglio del busto è riportato il nome dell’autore.
Sul rovescio è invece raffigurato il leone di San Marco che poggia le zampe su di una fortezza, davanti alla quale si trova un drago. Alla base dei due bastioni le date: 1254 (a sinistra) e 1954 (a destra). In basso, la dedica: VENEZIA / A / MARCO POLO. La stampa locale riservò grande apprezzamento all’opera di Scarpabolla riconoscendo che, “nel verso il Maestro ha idealmente scolpito il carattere veneto della Venezia quattrocentesca con vigorosa sapienza. Chiude l’opera il concetto storico del Leone marciano e del Drago cinese all’ingresso della grande muraglia.” (“Il Gazzettino”, 18 giugno 1954).
Furono coniati anche due esemplari da 30 mm in oro, destinati rispettivamente al Presidente della Repubblica e al Comune di Venezia, che lo affidò al medagliere del Museo Correr (cl. XXXIX, n. 6037). Secondo la testimonianza dello stesso autore, i bronzi originali vennero donati in una custodia dal Sindaco di Venezia al Presidente della Repubblica Cinese, durante la sua visita a Venezia.
L’esemplare in oro (mm 30; g 30,3) della medaglia di Marco Polo conservato al Museo Correr, corredato dalla ricevuta
Al 1968 ci riporta invece la medaglia opera di Germaine Resseguier-Lagriffoul (1908-2003) per conto della Monnaie de Paris. Questa artista francese dedicò varie medaglie alla illustrazione di sport di ambito orientale (dal sumo, al karatè, al kendo) ma altre furono riservate alla celebrazione di artisti moderni (in particolare attori e cantanti) e, più raramente, di personaggi appartenenti a un passato più remoto. È il caso appunto della medaglia riservata a Marco Polo.
1968. Germaine Resseguier-Lagriffoul, Omaggio a Marco Polo (bronzo, mm 63)
Sul giro del dritto essa riporta la scritta commemorativa: MARCO POLO · MCCLIV · MCCCXXIV. Nel campo il personaggio viene raffigurato di profilo, volto a destra, con fattezze giovanili e un ampio cappello sul capo. Quest’ultimo richiama da vicino quello con cui è raffigurato Marco Polo nel mosaico, opera di Enrico Podio (attivo nel 1860-1870), conservato a Palazzo Doria-Tursi a Genova. Accanto alla spalla sinistra si leggono, in incuso, le iniziali dell’autrice G R. Il rovescio della medaglia propone, affiancate, le due facce della Tavoletta d’oro di comando che Kubilai Khan avrebbe donato a Marco Polo come salvacondotto per il suo lungo peregrinare nei territori dell’impero. Tutto attorno, il nome di alcune città toccate dal nostro personaggio nel corso del suo viaggio: VENISE – TREBIZONDE – KAN-TCHROU – KAMBALIS – FU-TCHEOU – TANA – ORMUZ.
1867. Enrico Podio, Ritratto di Marco Polo, eseguito a mosaico (Palazzo Doria-Tursi, Genova)
Fedelmente legato al modello di Teodoro Matteini è invece il ritratto che compare nella medaglia del 1982 che ricorda la fortunata serie televisiva internazionale, Marco Polo, che vide, per la prima volta, la collaborazione tra una televisione occidentale e una cinese. Lo sceneggiato, proposto in otto puntate, venne trasmesso in 46 paesi e in Italia andò in onda su Raiuno tra il 5 dicembre 1982 e il 23 gennaio 1983.
L’eccezionalità di questo sceneggiato è attestata dalla regia prestigiosa, affidata a Giuliano Montaldo, dal cast di attori internazionali, dalle musiche di Ennio Morricone, e dalla raffinatezza dei costumi, che richiesero quattro anni di lavoro a Enrico Sabbatini; tra l’altro, dal 29 aprile al 30 settembre 2024, Palazzo Mocenigo, sede veneziana del Museo di storia del tessuto e del costume, ospiterà una selezione di abiti di scena e bozzetti del Marco Polo.
La medaglia propone, nel giro del dritto, l’iscrizione IN RICORDO DEL MARCO POLO IN TELEVISIONE, con la precisazione dell’epoca in cui lo sceneggiato fu trasmesso: DICEMBRE 1982; nel campo, come anticipato, viene proposto il busto del personaggio colto di tre quarti, come era stato immaginato dal Matteini: barbuto e in età matura. Nel giro del rovescio vi è la scritta VENEZIA CITTA’ NATALE DI MARCO POLO · BASILICA DI SAN MARCO; nel campo viene riprodotta la facciata della Basilica. In basso, lungo il bordo, vi è l’acronimo del Club della Medaglia che, assieme a questo, promosse altri tondelli riservati a realizzazione filmiche, sempre in argento e del diametro di 32 mm.
1982. Medaglia celebrativa dello sceneggiato Marco Polo (argento, mm 32; g 15,6)
Enigmatica, per chi scrive, risulta invece una medaglia in argento, del diametro di 44 mm, che, da quanto viene riportato in una lunga iscrizione presente sul rovescio, dovrebbe essere legata a una serie riservata ai “centri carovanieri” dell’Asia. Vi si legge infatti: CENTRI CAROVANIERI / MARCO POLO SOSTA IN / UN CENTRO COMMERCIALE / DURANTE IL SUO VIAGGIO / VERSO LA CINA.
In effetti nel dritto viene proposta una vivace raffigurazione di personaggi rivestiti di una tunica, a piedi o a cavallo, che sembrano impegnati a contrattare con Marco Polo, abbigliato all’occidentale. Al di là di un’ampia arcata si intravede un edificio sovrastato da un minareto. In basso a sinistra, lungo il bordo, si ritrova il nome dell’autore: K. Lunde, che tradisce una possibile origine norvegese, difficilmente conciliabile però con la scritta in italiano del rovescio.
Purtroppo di questo artista non è stato possibile sapere altro, se non che realizzò una serie di sei medaglie assai simili a questa nell’impianto (anch’esse in argento e ancora del diametro di 44 mm) legate a tematiche proprie dell’impero mongolo. Dunque la speranza è che qualche lettore sia in grado di dare dei chiarimenti in merito a questa medaglia e al suo autore.
1980 ca. K. Lunde, Marco Polo sosta in un centro carovaniero dell’impero di Kubilai Khan (argento, mm 44; g 39,8; collezione privata)
Da ultimo proponiamo una medaglia realizzata nel 2012 per celebrare il bicentenario del Liceo Marco Polo di Venezia. Questa gloriosa istituzione scolastica veneziana era sorta appunto nel 1812 e attraverso varie vicissitudini aveva cambiato ripetutamente sede fino ad approdare definitivamente, nel 1862, a Palazzo Bollani, nel sestiere di Dorsoduro. L’intitolazione “Marco Polo” ebbe luogo solo nel 1867, all’indomani dell’annessione di Venezia al Regno d’Italia.
Per celebrare degnamente il bicentenario del Liceo Marco Polo, il Comitato per le celebrazioni, su suggerimento del professor Giandomenico Porto, decise la realizzazione di una medaglia commemorativa, la cui esecuzione fu affidata al maestro Giuseppe Grava (1935-2021). Nel dritto viene proposto un particolare della facciata di Palazzo Bollani, dove ha appunto sede il liceo, con la scritta nel giro: DAL GINNASIO SAN VIDAL ALL’I. I. S. MARCO POLO. Nell’esergo si legge la firma dell’autore: G. GRAVA.
2012. Giuseppe Grava, Bicentenario del Liceo Marco Polo di Venezia (fusione in bronzo; mm 95; collezione privata)
Sul rovescio il busto di Marco Polo, volto a destra e volutamente tratto dalla medaglia del 1847, da noi esaminata all’inizio di questo articolo, per il IX Congresso degli scienziati a Venezia. Sotto, in 4 righe, viene ricordata la motivazione della medaglia: BICENTENARIO DEL / LICEO MARCO POLO / DI VENEZIA / 1812-2012; nell’esergo compare nuovamente la firma dell’autore. La medaglia, del ragguardevole diametro di 95 mm, è stata realizzata per fusione, presso la Fonderia Beltrame di Udine, in soli trenta esemplari.