Ultima parte del nostro approfondimento sui palazzi veneziani in medaglia, che va a collegarsi con un mio studio, del 2006 apparso come speciale di Cronaca numismatica (il n. 32) e che si intitolava Venezia maggiore in medaglia; vi venivano presentate le medaglie legate alla Basilica di San Marco, al Campanile di San Marco e alla Basilica della Salute. Qui è la Venezia dei palazzi la protagonista, con architetture celeberrime e altre meno note, ma altrettanto interessanti.
Ca’ Corner della Ca’ Granda (2002)
Nella pianta del de’ Barbari (1500) risulta che sul sito dove ora sorge l’imponente mole del Palazzo (o Ca’) Corner della Ca’ Granda (vale a dire nel sestiere di San Marco, con affaccio sul Canal Grande) esisteva un precedente edificio appartenente alla famiglia Malombra. Questo venne acquistato nel 1499, per 22.000 ducati, da Giorgio Corner, fratello di Caterina, regina di Cipro, ma andò distrutto da un incendio nel 1532.
L’elegante facciata ad archi di Ca’ Corner della Ca’ Granda
Fin dal 1533 Jacopo Corner, figlio di Giorgio, incaricò Jacopo Sansovino di costruire un nuovo palazzo, completato poco dopo il 1556. In virtù della loro disponibilità economica, i Corner resero la Ca’ Granda uno dei più fastosi palazzi di Venezia. La Ca’ Granda continuò ad essere abitata da questa famiglia sino al 13 febbraio 1812, quando Alvise Corner cedette il palazzo al demanio dell’impero austriaco.
L’edificio venne destinato a ospitare la Imperiale Regia Delegazione Provinciale ed in seguito anche la Imperiale Regia Luogotenenza, corrispondente alla prefettura. Tali destinazioni vennero confermate anche dopo l’annessione di Venezia al Regno d’Italia. Attualmente Ca’ Corner della Ca’ Granda continua ad ospitare la prefettura, mentre dal 2015 alla provincia è subentrata la Città metropolitana di Venezia.
D/ Rappresentazione prospettica di Ca’ Corner della Ca’ Granda sul Canal Grande. In basso a destra, lungo il bordo, il nome dell’autore non ben leggibile, ma, verosimilmente: ARICÒ. R/ Nel giro: LA PROVINCIA DI VENEZIA 2002 ; nel campo, stemma della Provincia di Venezia: leone di San Marco alato e nimbato, in maestà e con il libro aperto sulla frase consueta. Sopra: corona con due ramoscelli, di quercia e di alloro, incrociati fra loro; in basso, altri due rami, uno di alloro e uno di quercia, legati tra loro da un nastro
Autore: Gianni Aricò (?). Luogo di prod.: Venezia (?). Dimensioni: mm 65. Metalli: fusa in AE.
Purtroppo non è stato possibile esaminare materialmente questa medaglia dato che la sua riproduzione è stata reperita in rete. La firma dell’autore non è pienamente leggibile ma le caratteristiche stilistiche lasciano intuire che si tratti di Gianni Aricò, più volte citato nel corso di questa rassegna.
Nel dritto la mole della Ca’ Grande è facilmente riconoscibile e del resto, la scritta del rovescio indica chiaramente che si tratta della sede della provincia di Venezia. Non è stato possibile inoltre identificare a quale avvenimento si riferisca l’anno 2002 riportato sul rovescio, in basso.
Palazzo Bollani a San Trovaso
Nell’area dove ora sorge palazzo Bollani (presso San Trovaso, nel sestiere di Dorsoduro) esisteva un precedente edificio ben attestato nella pianta del de’ Barbari (1500). Intorno al 1650 un Antonio Bollani (membro della famiglia incontrata esaminando palazzo Dolfin – Bollani a Santa Marina) decise di sottoporlo a una completa ristrutturazione e di farne la sua residenza. Abitato sino al 1820 dai Bollani, l’edificio, ormai disabitato, fu poi adibito a deposito militare. Solo nel 1862 venne destinato a sede del Ginnasio liceo “San Trovaso”.
Palazzo Bollani a San Trovaso, sede scolastica dal 1862
Questa istituzione scolastica era sorta nel 1812 e dunque nel 2012 festeggiava il secondo bicentenario della sua storia. Le celebrazioni culminarono, il I dicembre 2012, in una solenne cerimonia a palazzo Corner della Ca’ Granda (da noi ricordato nella medaglia precedente). In quell’occasione, alla presenza dell’autore, Giuseppe Grava, venne proposta dal prof. Giandomenico Porto, docente del “Marco Polo”, una approfondita analisi della grande medaglia commemorativa dell’evento.
D/ Nel giro: DAL GINNASIO SAN VIDAL ALL’I. I. S. MARCO POLO; nel campo: particolare della facciata di Ca’ Bollani, sede del Liceo Marco Polo. Nell’esergo, la firma dell’autore: G GRAVA. R/ Busto di Marco Polo volto a destra, posto sopra la scritta: BICENTENARIO DEL / LICEO MARCO POLO / DI VENEZIA / 1812-2012; nell’esergo, la firma dell’autore: G GRAVA
Autore: Giuseppe Grava. Luogo di prod.: Udine – Fonderia Beltrame. Dimensioni: mm 95. Metalli: fusa in AE. Rif. bibl.: L. Mezzaroba, Venezia nelle medaglie di Giuseppe Grava, Vittorio Veneto 2013, pp. 59-61; B. Callegher, Giuseppe Grava medaglista, Trieste 2017, n. 81, p. 120.
La medaglia, realizzata per fusione in soli trenta esemplari, propone nel dritto, oltre alla rappresentazione di parte della facciata del palazzo, i riferimenti essenziali della storia bicentenaria della scuola che vi ha tuttora sede.
Sorto il I dicembre 1812 a San Vidal, il ginnasio era stato poi trasferito, nel 1819, a San Giovanni Laterano. Tra il 1827 e il 1844 aveva avuto sede a San Procolo e poi nuovamente a San Giovanni Laterano. Da ultimo, il 21 luglio 1862 il Ginnasio Liceo si era definitivamente insediato a palazzo Bollani, assumendo il nome di “San Trovaso”, dalla contrada dove si trovava; nel 1867, dopo l’annessione di Venezia al Regno d’Italia, esso venne rinominato “Marco Polo”.
Per quanto riguarda il rovescio della medaglia, il busto di Marco Polo è volutamente ispirato a quello che campeggia sulla celebre medaglia emessa per il Congresso degli scienziati italiani a Venezia, del 1847. Pregevole la corrispondenza tra l’immagine reale e la parte della facciata proposta in medaglia dal maestro Grava.
Ateneo Veneto
L’edificio che ospita da oltre due secoli l’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e Arti (costituito per decreto napoleonico il 12 gennaio 1812) si affaccia su campo San Fantin (nel sestiere di San Marco) a pochi metri dal Gran Teatro La Fenice.
Nella costruzione originaria erano ospitate le due confraternite di San Girolamo e di Santa Maria della Consolazione che verso la metà del Quattrocento si erano fuse nella Scuola di San Fantin condividendo gli stessi scopi assistenziali, il principale dei quali era il sostegno spirituale ai condannati a morte per impiccagione; per questo il nome popolare di questa confraternita era Scuola dei Picai (impiccati).
L’Ateneo Veneto e a destra come appare in Fabriche e vedute di Venezia (1703) in un disegno di Luca Carlevarijs, Facciata della Scuola di San Fantino (particolare)
Distrutto da un incendio nel 1562, l’edificio venne completamente ristrutturato, con l’intervento di importanti architetti, pittori e scultori (Alessandro Vittoria, Tintoretto, Palma il Giovane, Veronese) che, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, lo portarono all’attuale configurazione.
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797) e la successiva soppressione delle varie confraternite, alla Scuola di San Fantin subentrò la Società Veneta di Medicina che, assieme all’Accademia dei Filareti e all’Accademia Veneta Letteraria, costituì il nuovo Ateneo Veneto. La facciata dell’edificio è raffigurata in tre medaglie.
1910. La medaglia del presunto centenario
D/ In primo piano il profilo di Minerva, galeata, volta a sinistra; sullo sfondo, il leone di San Marco andante a sinistra, nell’atto di reggere il libro recante la consueta scritta; in basso a sinistra la sigla della ditta produttrice: S J. R/ In primo piano, la civetta di Minerva, poggiata su di una sfera armillare, tra i due millesimi 1810 e 1910; dietro: una corona composta da due serti d’alloro fissati tra loro, ai lati, da due composizioni floreali, con, al centro, la scritta ATENEO / VENETO. In alto a sinistra, la facciata della sede dell’Ateneo; a destra, profili di campanili e di edifici veneziani
Autore: Eugenio Vitelli (disegno). Luogo di prod.: Milano – Stabilimento Stefano Johnson. Dimensioni: mm 23 x 20. Metalli: AR, g 7,6 (collez. Voltolina). Rif. bibl.: L. Mezzaroba, Le medaglie celebrative dell’Ateneo, in Ateneo Veneto 1812-2012 un’istituzione per la città, a cura di M. Gottardi, M. Niero, C. Tonini, Venezia 2012, p. 305-306.
La sera del 29 dicembre 1910, nell’aula magna dell’Ateneo veniva celebrata la solenne commemorazione del primo centenario dell’associazione. Tale data risultava piuttosto forzata rispetto a quella, corretta, del 1812, ma era stata fortemente voluta dall’allora presidente Luigi Carlo Stivanello, che si rifaceva a una presunta lapide murata a pianterreno dell’edificio.
L’ideazione della medaglia era stata affidata al socio Eugenio Vitelli, professore e storico dell’arte, mentre la sua realizzazione al prestigioso Stabilimento Johnson di Milano. La distribuzione della medaglia avvenne al termine della cerimonia.
1999. La medaglia del Premio Torta (secondo tipo) e di rappresentanzaù
D/ Facciata dell’Ateneo Veneto. In basso, lungo il contorno, ARICO’. R/ Nel giro, in alto: ATENEO VENETO; campo liscio per eventuali iscrizioni
Autore: Gianni Aricò. Luogo di prod.: Venezia. Dimensioni: mm 53. Metalli: fusione in argento (g 30,3) e in bronzo (Archivio Ateneo Veneto). Rif. bibl.: L. Mezzaroba, Le medaglie celebrative dell’Ateneo, cit., pp. 309-310
Nel 1973 venne istituito, presso l’Ateneo Veneto, il Premio Torta, in memoria dell’ing. Pietro Torta (1896-1973) a lungo presidente dell’Ordine degli ingegneri e della Commissione edilizia del Comune di Venezia, ma soprattutto appassionato cultore del restauro della città lagunare. Il premio veniva assegnato, con cadenza annuale, a benemerite personalità e istituzioni attente alla salvaguardia e alla valorizzazione di Venezia.
Al vincitore veniva assegnata una medaglia d’oro, riproducente, da un lato, il dritto dell’osella del doge Giovanni Bembo (anno primo), con le iniziali del massaro V·E (Vincenzo Emo) e dall’altro una scritta incisa riportante le indicazioni del premio, del premiato e dell’anno di edizione. Nel 1997 il regolamento del Premio Torta venne modificato; l’assegnazione del riconoscimento assunse cadenza biennale e anche la medaglia fu sostituita da una raffigurante la facciata dell’Ateneo Veneto.
La realizzazione venne affidata al socio Gianni Aricò e fu conferita per la prima volta nel 1999. La medaglia è nota sia in argento che in bronzo. In effetti se gli esemplari in argento vengono destinati prevalentemente ai vincitori del Premio Torta, quelli in bronzo vengono utilizzati talvolta come omaggi di rappresentanza.
1999. Medaglia commemorativa e generica
D/ Nel giro, in alto: ATENEO VENETO; nel campo: facciata dell’Ateneo Veneto. In basso, in caratteri minuti: ARICO’. R/ Liscio
Autore:Gianni Aricò. Luogo di prod.: Venezia. Dimensioni: mm 78. Metalli: fusione in argento (g 117) e in bronzo (Archivio Ateneo Veneto). Rif. bibl.: L. Mezzaroba, Le medaglie celebrative dell’Ateneo, cit., pp.310-311
Nello stesso periodo della precedente, tra 1997 e 1999, Gianni Aricò realizzò anche una seconda medaglia con la medesima iconografia, ma di modulo maggiore e con la scritta, in rilievo, posizionata sul diritto. Essa viene normalmente distribuita in occasione di celebrazioni, solennità e come riconoscimento nei confronti di benemeriti dell’Ateneo.
Palazzo Balbi
Palazzo Balbi, situato nel sestiere di Dorsoduro, si affaccia su uno dei punti più spettacolari del Canal Grande, in “volta de canal” proprio come Ca’ Foscari, da cui dista poche decine di metri. Venne edificato, in soli 8 anni (tra il 1582 e il 1590), su progetto di Alessandro Vittoria, per contro del patrizio Nicolò Balbi.
La facciata di Palazzo Balbi come appare oggi
“Con questa opera, veramente fondamentale per l’architettura veneziana del tempo, l’architetto compì un vero e proprio capolavoro che ha segnato il passaggio dalla più matura classicità ad un ancora primitivo barocco.” (M. Brusegan, I monumenti di Venezia, Roma 2007, p. 325).
Restaurato varie volte, in particolare nel 1737 su commissione di Lorenzo Balbi (che vi profuse ben 1230 ducati), il palazzo ospitò nel 1807 Napoleone Bonaparte che poté così assistere, da posizione invidiabile, alla regata organizzata in suo onore. Ne resta una straordinaria testimonianza nel dipinto di Giuseppe Borsato, Napoleone assiste alla regata a Venezia nel 1807.
Dipinto di Giuseppe Borsato, Napoleone assiste alla regata a Venezia nel 1807 (Collections du Château de Versailles)
Nel 1887 Michelangelo Guggenheim apportò delle modifiche all’architettura interna, per farne la sede dei suoi “laboratori per le arti industriali”; nel 1925 passò alla SADE (Società Adriatica di Elettricità) che intervenne con pesanti ristrutturazioni che comportarono anche l’abbattimento di uno dei due scaloni monumentali.
Nel 1971 il palazzo passò sotto la proprietà della Regione Veneto, che, dopo il restauro del 1973, lo destinò a sede della Giunta regionale e di vari assessorati (tra cui quello “al lavoro”) oltre che residenza del governatore della regione.
D/ Facciata di Palazzo Balbi; in basso, lungo il bordo: ASSESSORATO AL LAVORO. R/ Raffigurazione di vari artigiani al lavoro; in particolare si riconoscono dei maestri vetrai accanto al forno o nell’atto di “soffiare” il vetro. In basso, a destra, lungo il bordo: ARICO’ 99
Autore: Gianni Aricò. Luogo di prod.: Venezia. Dimensioni: mm 61. Metalli: fusione in argento (g 88,5) (collez. Voltolina).
Il dritto della medaglia (realizzata nel 1999) riproduce la facciata perfettamente simmetrica dell’edificio. Vi si riconosce la tipica struttura del palazzo veneziano, costituita dal piano terra con il portico cui si accede dalla grande porta d’acqua, con a fianco i magazzini. Subito sopra vi è il “mesà” o mezzanino, poi i due piani nobili e infine il sottotetto.
Sopra il tetto poi, ben visibili, si innalzano due pinnacoli a forma di obelisco (presenti anche in altri palazzi che si affacciano sul Canal Grande), il cui significato è oggetto di varie interpretazioni, la più probabile delle quali è legata semplicemente a ragioni estetiche.
Il rovescio invece propone una scena estremamente movimentata di lavoratori all’opera, che, richiama, per certi versi, il rovescio della medaglia, già proposta, dedicata al palazzo Dolfin-Bollani.
In effetti anche la realizzazione di questa prestigiosa medaglia dal grande modulo, venne affidata a Gianni Aricò più volte citato come autore di varie medaglie in questo percorso tra i palazzi veneziani, dato che la presentazione di questi splendidi edifici costituì spesso motivo di grande interesse per questo artista che amava definirsi “l’ultimo medaglista della Serenissima”.
Il Molino Stucky (1909)
La costruzione del Molino Stucky fu avviata nel 1884 da Giovanni Stucky (Venezia, 1843-1910). Questo intraprendente imprenditore, la cui famiglia era originaria della Svizzera, aveva studiato, in particolare a Budapest, le tecniche più avanzate dell’arte molitoria, che dalla ruota a pietra era passata ai cilindri metallici.
L’intuizione dello Stucky fu quella di sfruttare l’ampio canale della Giudecca per un veloce trasporto, via acqua, del grano e i fatti gli diedero ragione: dalla produzione iniziale di cinquecento quintali di farina al giorno, il Molino Stucky arrivò a duemilacinquecento quintali, dando lavoro a 1500 operai nell’arco dell’intera giornata.
Nel 1895 l’edificio venne ampliato (raggiungendo una superficie totale di trentamila metri quadrati) e completamente ristrutturato secondo il progetto di Ernst Wullekopf (uno dei più brillanti architetti europei di fine Ottocento) che realizzò uno dei maggiori esempi di architettura neogotica applicata ad un edificio industriale.
Il Molino Stucky e, sullo sfondo, la zona industriale di Marghera
L’imponente edificio, così come lo ammiriamo oggi, risultò del tutto innovativo rispetto alle tradizionali architetture veneziane ma soprattutto diede un impulso determinante all’industrializzazione dell’isola della Giudecca.
In breve tempo il Molino costituì il simbolo di una città in piena espansione industriale e Giovanni Stucky divenne una delle personalità più in vista e più stimate della città lagunare. Nonostante questo, la sua esistenza si concluse tragicamente: il 21 maggio 1910 venne assassinato da Vincenzo Francesco Bruniera, un suo dipendente che si era ritenuto danneggiato da promesse mai mantenute.
Venezia intera ne rimase sconvolta; il figlio Giancarlo raccolse l’eredità paterna ma non riuscì a fermare il lento e inesorabile declino del Molino. Le attività dello Stucky cessarono definitivamente nel 1954. Rimasto a lungo abbandonato, l’edificio venne rilevato nel 1994 dalla società Acqua Pia Antica Marcia; nel 1998, passò sotto la tutela della Soprintendenza alle Belle Arti che impose il rispetto dell’integrità dell’architettura neogotica.
Destinato a complesso immobiliare dotato di “residence”, centro congressi e sede alberghiera capace di 379 stanze di pertinenza della Catena di alberghi Hilton, l’edificio venne sottoposto a un grandioso intervento di restauro conservativo. Il 15 aprile 2003 però i lavori di ristrutturazione (giunti ormai a buon punto) furono bruscamente interrotti da un vasto incendio che distrusse l’intera parte centrale del complesso. Ripresa l’opera di ricostruzione e ristrutturazione, l’Hilton Molino Stucky Venice venne infine completato quattro anni più tardi e nel giugno del 2007 iniziava la sua attività.
D/ Il busto di Giovanni Stucky di profilo; in due righe, a sinistra: GIOVANNI STVCKY, a destra, appena sopra la spalla: G. CASTIGLIONI / MOD. / A. C. INC. R/ In primo piano il Canale della Giudecca solcate da alcuni tipici bragozzi e da una nave a vapore, sullo sfondo l’imponente mole del Molino Stucky; in basso a destra, su una targa, la scritta: IMPIEGATI / RAPPRESENTANTI / AMMIRATI / RICONOSCENTI / —-; sulla linea dell’esergo: P. FRAGIACOMO DIS ; sotto la linea dell’esergo, in caratteri minuti: JOHNSON ; ancora più in basso: 1884 (spighe) 1909
Autori: Pietro Fragiacomo, Giannino Castiglioni, Angelo Cappuccio. Luogo di prod.: Milano, Stabilimento Stefano Johnson. Dimensioni: mm 80. Metalli: AE. Rif. bibl.: C. Johnson, A. Johnson, 150 anni di medaglie Johnson 1836-1986, Milano 1986, n. 761
La medaglia fu realizzata nel 1909 per celebrare l’imprenditore Giovanni Stucky nel venticinquesimo anniversario della costruzione ed avviamento del Molino. Per il dritto, Giannino Castiglioni (1884-1971) si ispirò palesemente al ritratto fotografico “ufficiale” dell’imprenditore, colto di profilo e vestito con giacca, cravatta e doppiopetto.
Sul rovescio venne proposta la veduta del Molino Stucky tratta da un disegno dal vero del pittore triestino Pietro Fragiacomo (1856-1922), come del resto è indicato dall’iscrizione presente sulla linea dell’esergo della medaglia.
Dunque la medaglia fu ideata da Fragiacomo (almeno per quanto riguarda il rovescio), modellata da Castiglioni che fece sfoggio della cosiddetta tecnica dello stiacciato (utilizzando un rilievo bassissimo per assegnare alla raffigurazione una valenza quasi pittorica) e infine incisa da Angelo Cappuccio (1855-1918).