Eccoci alla terza parte del nostro approfondimento sui palazzi veneziani in medaglia, che va a collegarsi con un mio studio, del 2006 apparso come speciale di Cronaca numismatica (il n. 32) e che si intitolava Venezia maggiore in medaglia; vi venivano presentate le medaglie legate alla Basilica di San Marco, al Campanile e alla Basilica della Salute. Qui è la Venezia dei palazzi la protagonista, con architetture famose e altre meno note, ma sempre interessanti.
Palazzo Bembo (1986)
Il palazzo venne costruito nel XV secolo dalla famiglia Bembo. Sorge a breve distanza dal ponte di Rialto (nel sestiere di San Marco) sulla fondamenta del Carbon lungo il Canal Grande. Oggetto di numerosi rimaneggiamenti posteriori (soprattutto tra il 1657-1571) ha mantenuto, per l’esterno, il suo aspetto originario di edificio in stile gotico.
Palazzo Bembo a Venezia, secondo alcuni luogo natale dell’umanista Pietro Bembo
Secondo alcuni studiosi, qui sarebbe nato il celebre umanista Pietro Bembo. Nella seconda metà del XX secolo il palazzo ospitò l’Unione delle Associazioni Commercianti ed Esercenti della provincia di Venezia. Una medaglia ne testimonia la presenza.
D/ In primo piano una gondola che solca il Canal Grande; subito dietro è raffigurata la facciata di palazzo Bembo alla cui base si il ponte Manin e la fondamenta del Carbon con, a destra, la firma dell’autore: ARICÒ. R/ Nel giro, scritta incusa: UNIONE COMMERCIANTI ED ESERCENTI DELLA PROVINCIA DI VENEZIA 1946-1986; nel campo: l’aquila simbolo dell’associazione.
Autore: Gianni Aricò. Luogo di prod.: Venezia. Dimensioni: mm 48. Metalli: fusa in AE.
La medaglia venne realizzata da Gianni Aricò nel 1986 in occasione dei quarant’anni dell’Unione delle Associazioni Commercianti ed Esercenti della provincia di Venezia. In effetti, l’associazione si era costituta formalmente il 24 agosto del 1946, presso la Camera di Commercio di Venezia, con il nome di “Unione delle Associazioni dei commercianti della provincia di Venezia”, poi modificato con l’aggiunta della parola “esercenti”.
Nel 2006 l’associazione assunse la titolazione di Confcommercio con sede a Mestre in via Ancona 9. Quanto a palazzo Bembo, attualmente è sede di un albergo e ospita esposizioni di arte contemporanea.
Palazzo Ferro Fini (1987)
Palazzo Ferro Fini, ubicato nel sestiere di San Marco, si affaccia sul Canal Grande quasi di fronte alla Basilica della Salute. Di fatto è costituito dall’unione di due distinti palazzi, come appare evidente ancora adesso per chi ne osserva le facciate.
Il complesso più ampio, sulla sinistra corrisponde al palazzo Flangini Fini, che originariamente era a sua volta formato da due palazzi. Questi vennero unificati, nel corso del Seicento, dai due proprietari che si succedettero: Tommaso Flangini (nel 1638) e Girolamo Fini (nel 1662).
Palazzo Ferro Fini si trova quasi di fronte alla Basilica della Salute
L’altro palazzo, sulla destra, è il Manolesso Ferro. Sul finire del XIV secolo proprietà del doge Michele Morosini, fu acquistato dalla famiglia Ferro nel 1740 e pervenne infine, per eredità, ai Manolesso. Nella seconda metà del XIX secolo divenne l’Hotel Nuova York.
Verso il 1900 i due palazzi furono collegati e andarono a costituire il Grand Hotel (attivo sino al secondo conflitto mondiale). Nel 1972 il complesso fu acquistato dalla Regione Veneto, che ne promosse un radicale e accurato restauro e vi instaurò il Consiglio Regionale del Veneto.
La medaglia qui proposta, riproduce, nel dritto, i due edifici che costituiscono Palazzo Ferro Fini divenuto sede del Consiglio Regionale del Veneto. Nel rovescio viene ricordata la circostanza che ne determinò l’emissione: lo svolgimento delle “Giornate di amicizia Veneto – URSS” nel 1987.
D/ La facciata di palazzo Ferro Fini con, in alto, un volo di gabbiani e, in basso, tra le onde del Canal Grande, lo stemma con la scritta REGIONE DEL VENETO. R/ Nel giro: GIORNATE DI · AMICIZIA · VENETO · URSS · 1987; nel campo, in basso, in primo piano: un rhyton che, nella parte inferiore, assume la forma di un antico cavaliere, forse scita, galeato e in sella a un cavallo riccamente bardato; in alto, un cartiglio con la scritta: CONS/IGLIO / REGIO/NALE · / DEL · V/ENETO; sulla sinistra del rhyton, la firma dell’autore: G. BRAGAJA.
Autore: Giorgio (?) Bragaja. Luogo di prod.: sconosciuto. Dimensioni: mm 53. Metalli: fusa in AR, g 102.
Purtroppo non conosciamo i particolari di questa iniziativa e la stessa iconografia, per quanto suggestiva, risulta un po’ misteriosa: l’oggetto che campeggia sul rovescio potrebbe essere un rhyton (un vaso da libagione), magari di origine scita, con all’estremità un guerriero armato e galeato, in sella a un cavallo riccamente bardato.
Una chiave interpretativa potrebbe venire dall’identificazione dell’autore, che si firma G. Bragaja. Non sono noti incisori o scultori con questo nome, ma è possibile che si tratti del veronese Giorgio Bragaja (1928-2023), negli anni Sessanta e Settanta militante nel PCI, consigliere comunale (dal 1964) e successivamente consigliere regionale per due legislature (dal 1980 al 1990).
Interessante la circostanza che egli fosse anche un raffinato esperto d’arte. Dunque, alla luce di tali trascorsi, Bragaja potrebbe aver avuto un ruolo significativo nel promuovere le giornate di amicizia con l’URSS e ideato l’iconografia della medaglia. Quest’ultima venne prodotta in peltro e in argento.
Palazzo Loredan (1988)
Palazzo Loredan sorge in campo Santo Stefano (sestiere di San Marco). Nel 1536 la famiglia Loredan acquistò dai Mocenigo alcuni fabbricati preesistenti e con un radicale restauro li fece diventare un unico edificio.
Il palazzo rimase per quasi tre secoli proprietà dei Loredan. Nel 1813 venne acquistato dal Regio Demanio austriaco che lo destinò a sede del Ministero della Guerra; poi, tra il 1855 e il 1862, l’edificio ospitò l’Ufficio provinciale delle pubbliche costruzioni. Nel 1888 il palazzo venne assegnato all’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti che vi si trasferì nel 1891. Palazzo Loredan costituisce tuttora la principale sede dell’Istituto.
Palazzo Loredan, dal 1891 sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti
Venendo alla medaglia, occorre ricordare che nel 1988 ricorreva il centocinquantesimo anniversario della rifondazione dell’Istituto Veneto; per l’occasione Gianni Aricò (1941-2021) realizzò una medaglia commemorativa che riproduce la facciata “minore” (ma architettonicamente più ricca e interessante) di palazzo Loredan. È curioso annotare che tale facciata era ben nota ad Aricò, dato che si trovava esattamente di fronte al suo studio. Presso l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti è conservata la fusione in bronzo del modello della medaglia.
D/ Nel giro: ISTITUTO VENETO DI SCIENZE LETTERE ED ARTI – VENEZIA – ; la facciata “minore” di Palazzo Loredan con alla base, incusi, i millesimi: 1838 (a sinistra) e 1988 (a destra). R/ liscio. Autore: Gianni Aricò. Luogo di prod.: Venezia. Dimensioni: mm 59,5. Metalli: fusa in AE e, parzialmente, dorata. Rif. bibl.: L. Mezzaroba, Le medaglie dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2010, pp. 356-357
Palazzo Dolfin-Bollani a Santa Marina (1988)
In campo Santa Marina (sestiere di Castello), nell’area attualmente occupata da palazzo Dolfin-Bollani era attestata già nel XIII secolo l’esistenza di uno o più edifici di proprietà di Giovanni Curtolo. Nel 1345 il fabbricato fu acquistato dal nobile Bianco Dolfin che avviò una radicale ristrutturazione; l’edificio assunse così l’aspetto di un autentico palazzo patrizio. Nel 1570 un improvviso tracollo economico costrinse la famiglia a vendere il palazzo, che fu acquistato da un un ricco mercante, Giovanni Antonio Cima.
Una delle figlie di costui, Lucrezia, andò sposa, nel 1601, al nobile Antonio Bollani che, alla morte della moglie, divenne proprietario del palazzo. I Bollani vi rimasero sino alla metà dell’Ottocento, quando Giovanni Bollani, animoso patriota, fu costretto ad allontanarsi da Venezia dopo il tracollo della Repubblica Veneta e il ritorno degli austriaci.
Una poetica immagine di Palazzo Dolfin-Bollani a Santa Marina sotto la neve
Il palazzo venne diviso in più unità abitative e passò attraverso vari proprietari e innumerevoli affittuari. Tale situazione subì un mutamento decisivo tra il 1972 e il 1974, quando il palazzo fu acquistato dall’avvocato Augusto Salvadori.
Successivamente l’edificio venne sottoposto ad un radicale restauro per conto dell’azienda chimica EVC Italia spa (azienda legata alla European Vinyls Corporation International con impianti a Porto Marghera). A testimoniare la conclusione, nel 1988, di questo imponente intervento di ristrutturazione venne posta, sul pavimento del primo piano del palazzo, una grande iscrizione con la data in numeri romani.
Fu inoltre realizzata una medaglia commemorativa, opera del noto artista Gianni Aricò (già citato e autore di varie medaglie ricordate in questo articolo), che, nel rovescio, presenta proprio la facciata del palazzo Dolfin-Bollani prospiciente campo Santa Marina.
D/ Nel giro: VENEZIA PALAZZO BOLLANI DOLFIN 1988 ; nel campo: la facciata del palazzo e il selciato di campo Santa Marina; in basso a destra, lungo il bordo: ARICÒ 88. R/ Due tecnici al lavoro con provette e alambicchi; in alto: prospetto di industrie chimiche a Marghera, in basso, entro una targa, l’acronimo EVC ; nello spessore del tavolo, a destra, la firma: ARICÒ.
Autore: Gianni Aricò. Luogo di prod.: Venezia. Dimensioni: mm 30. Metalli: fusa in AE.
Dunque, dall’11 settembre 1989 al 27 dicembre 1997, il palazzo costituì la sede legale dell’azienda EVC Italia spa, che vi pose i suoi uffici. Rimasto completamente disabitato, l’edificio venne poi utilizzato in modo saltuario come sede espositiva. Dal 2016 palazzo Dolfin-Bollani, nella sua interezza, è sede degli uffici amministrativi della società DFS Italia srl., che, il 29 settembre dello stesso anno, ha inaugurato la sua prima galleria europea nel vicino e prestigioso Fondaco dei Tedeschi.
Palazzo Centani (1993 e 2007)
Ca’ Centani, meglio conosciuta come la “Casa di Carlo Goldoni”, fu eretta nel XV secolo. Proprietà della famiglia Rizzi, il palazzo fu affittato ai Centani o Zentani (da cui prese la futura denominazione) ma ospitava anche un’accademia artistico-letteraria. Verso la fine del Seicento vi si stabilì il nonno paterno di Carlo Goldoni, Carlo Alessandro, notaio di origine modenese.
La famiglia Goldoni rimase in questa casa, in cui Carlo nacque il 25 febbraio 1707, fino al 1719. Nel 1914 Aldo Ravà, insigne studioso del ’700 veneziano, promosse la costituzione di un “comitato di benemeriti cittadini” per acquistare il palazzo dall’ultima proprietaria, la contessa Ida Manassero Camozzo. L’idea era quella di farne una struttura museale da dedicare a tutta l’arte drammatica italiana, ma il progetto si fermò a causa della guerra.
Nel 1931 Ca’ Centani fu donata al Comune di Venezia affinché fosse restaurata e destinata a Museo di memorie goldoniane. Il progetto si realizzò solo nel 1953, quando venne inaugurato l’Istituto di studi teatrali “Casa Goldoni”. Negli anni novanta l’Istituto rimase a lungo chiuso al pubblico per vari lavori di restauro. In particolare nel 1999 vennero ampliate le aree espositive. Tra le numerose medaglie che commemorarono i centenari della nascita e della morte di Goldoni, due propongono la facciata di palazzo Centani.
D/ Nel giro: BICENTENARIO DELLA SCOMPARSA DI CARLO GOLDONI · 6 FEBBRAIO 1993 ·; nel campo: busto di Goldoni colto di tre quarti a destra. R/ Nel giro: CASA NATALE DI GOLDONI A VENEZIA; in basso, la sigla della ditta produttrice: CDM ; nel campo: la facciata di Ca’ Centani colta dal ponte del Traghetto.
Autore: anonimo. Luogo di prod.: CDM (?). Dimensioni: mm 32,5. Metalli: coniata in AR, g 16,8.
La medaglia venne realizzata in occasione del secondo centenario della morte del grande commediografo (avvenuta il 6 febbraio 1793). Insolita l’angolazione scelta per rappresentare palazzo Centani: invece di riprendere l’edificio dalla riva di campiello San Tomà, l’anonimo autore ha preferito posizionarsi dalla parte opposta, sul ponte del Traghetto, da cui è possibile vedere solo di scorcio la facciata del palazzo.
D/ Nel giro: 1707 · III CENTENARIO DELLA NASCITA DI CARLO GOLDONI · 2007; nel campo: riproduzione della statua di Goldoni che campeggia in campo San Bartolomeo. A sinistra, sopra la linea dell’esergo: TERUGGI ; nell’esergo: CITTADINI DELL’ORDINE / MDCCCLXX. R/ Nel campo: rappresentazione della facciata di Ca’ Centani con, in primo piano, il ponte San Tomà. Sotto il ponte, la scritta incusa: CASA NATALE DI CARLO GOLDONI; ai lati due tipiche maschere teatrali: Arlecchino (a sinistra) e Pantalone (a destra). In basso, lungo il bordo: TERUGGI.
Autore: Luigi Teruggi. Luogo di prod.: Milano – Stabilimento Stefano Johnson (attribuito). Dimensioni: mm 58,4. Metalli: coniata in AE.
In occasione del III centenario della nascita di Carlo Goldoni, la Società di vigilanza privata “Cittadini dell’ordine”, fondata a Padova nel 1870, promosse la realizzazione di una medaglia commemorativa del grande commediografo veneziano. L’autore, Luigi Teruggi, propose due elementi chiave di chiaro sapore celebrativo: sul dritto infatti campeggia la riproduzione della statua di Carlo Goldoni (opera di Antonio Dal Zotto) collocata, nel 1883, in posizione centralissima: in campo San Bartolomeo.
Il rovescio invece propone la facciata di Ca’ Centani colta dalla piccola fondamenta che precede ponte San Tomà (raffigurato inevitabilmente in primo piano). Come anticipato, si tratta di un punto di osservazione opposto rispetto a quello della medaglia precedente.