Prosegue questa rassegna sui palazzi veneziani in medaglia, che va a collegarsi con un mio studio, del 2006 apparso come speciale di Cronaca numismatica (il n. 32) e che si intitolava Venezia maggiore in medaglia; vi venivano presentate le medaglie legate alla Basilica di San Marco, al Campanile di San Marco e alla Basilica della Salute. Qui è la Venezia dei palazzi la protagonista, con architetture celeberrime e altre meno note, ma altrettanto interessanti.
Palazzo Vendramin Calergi (1983)
Situato nel sestiere di Cannaregio e affacciato sul Canal Grande, il palazzo fu costruito per volontà della famiglia Loredan fra il 1481 e il 1509 su progetto di Mauro Codussi. L’edificio passò attraverso vari proprietari. Nel 1589 venne acquistato da Vettor Calergi per pervenire nel 1739, attraverso una articolata vicenda ereditaria, alla famiglia Vendramin.
La facciata di Palazzo Vendramin Calergi, sede del Casinò di Venezia
Dato il legame di parentela fra i Vendramin e i Calergi, l’edificio assunse il nome delle due famiglie, nome che mantiene tuttora. Mentre il palazzo era di proprietà dei duchi della Grazia, visse qui i suoi due ultimi anni (1882-1883) Richard Wagner che vi morì il 13 febbraio 1883.
D/ Busto di Wagner volto a sinistra. Sopra la sua testa: una stella cometa. Lungo il bordo, da sinistra, in senso antiorario: W R 1883 – 1983 WAGNER – SCARPABOLLA. R/ Facciata di palazzo Vendramin Calergi, con, in primo piano, il simbolo dell’eucarestia (calice e ostia consacrata raggianti) verso il quale punta un angelo proveniente dall’alto, armato di lancia; in basso, dall’acqua sorge una fanciulla che regge un ramo di alloro. Lungo il contorno, in alto: PARSIFAL; in basso: VENEZIA. Sulla sinistra, in caratteri minuti: SCARPABOLLA
Autore: Francesco Scarpabolla. Luogo di prod.: Milano – ditta Lorioli. Dimensioni: mm 50. Metalli: AR; AE. Rif. bibl.: L. Mezzaroba, L’opera medaglistica di Francesco Scarpabolla (1902-1999), “I quaderni di Cronaca Numismatica”, n. 20, Firenze 2008, III, p. 48.
In occasione del centenario della morte dell’artista, l’Assessorato alla cultura del comune di Venezia affidò a Francesco Scarpabolla (1902-1999) l’ideazione e la realizzazione di una medaglia commemorativa.
Nell’ottobre del 1983, un comunicato stampa dava la notizia dell’emissione spiegando: “L’opera, che sarà realizzata in alcune centinaia di esemplari, sarà successivamente consegnata dall’amministrazione comunale della città lagunare a personalità del mondo della cultura italiane e straniere.”
Nello stesso comunicato si ritrova una accurata descrizione della medaglia (certamente “ispirata” dall’autore) che vale la pena di riportare per comprendere la valenza allegorica dell’iconografia: “La medaglia raffigura un intenso profilo del maestro tedesco, con le iniziali del nome e la data della morte. Sul retro, è rappresentata la facciata del palazzo veneziano Ca’ Vendramin Calergi, dove Wagner si spense, e un’allegoria dell’opera “Parsifal”, con un messo che scende a purificare una lancia nel calice di Cristo, il Sacro Graal, mentre dall’acqua sorge una fanciulla-fiore che porge una fronda di alloro.”
In una intervista rilasciata a Ivo Prandin e pubblicata da “Il Gazzettino” l’11 gennaio 1984, lo stesso Scarpabolla, oltre a precisare che la “fanciulla-fiore giù, nel Canalgrande, […] è un’onda mutante, che ho risolto con un nudo di donna indistinto e metamorfico”, spiega che la gestazione della medaglia è stata lunga e sofferta: “Ho studiato per tre mesi il tema. Ho lavorato idee e le ho scartate. Finché ho trovato il profilo e la stella cometa che annuncia la sua apparizione sulla scena del mondo. Wagner è stato un evento straordinario, nel suo tempo, e ha portato un grande scompiglio nella cultura. Una cometa lui stesso.”
Tra il 1937 e il 1946 proprietario del palazzo fu il finanziere veneziano Giuseppe Volpi che utilizzò il primo piano come dimora di rappresentanza e per convegni e destinò il secondo a sede del Centro di elettrologia. Il comune di Venezia acquisì Palazzo Vendramin Calergi che negli anni cinquanta ospitò la sede invernale del Casinò di Venezia, oggetto di numerose medaglie-gettone emesse verosimilmente tra il 1960 e il 1980. In questa sede ne riportiamo tre a titolo di esempio.
Medaglie-gettone del Casinò di Venezia con la celebre facciata del palazzo
Le tre medaglie sono molto simili nell’impianto; hanno un modulo che varia tra i 35 e i 39 mm e presentano tutte, al dritto, la facciata del palazzo con la scritta CA’ VENDRAMIN CALERGI in alto e VENEZIA in basso. Al rovescio invece campeggia il leone di San Marco andante a sinistra, alato e nimbato, nell’atto di reggere il libro aperto sulla frase consueta. Nell’esergo sono raffigurati tre fiori. Semmai la differenza è riscontrabile nel giro del rovescio: la medaglia in bronzo argentato presenta una cornice con la scritta: CASINO’ MUNICIPALE – VENEZIA – ; la seconda propone invece la scritta SANCT * MARCVS VENET * ; la terza infine è anepigrafa.
Della prima esiste una replica più recente in bronzo dorato (mm 38) con modeste differenze nei fregi presenti nel giro della medaglia. In nessuna è riportata l’indicazione dell’autore o della ditta realizzatrice, anche se è probabile che si tratti della ditta Moschini di Venezia.
Palazzo Contarini dal Zaffo o Contarini-Polignac (1967)
Il palazzo Contarini dal Zaffo (noto anche come Contarini–Polignac) è situato nel sestiere di Dorsoduro, in prossimità del ponte dell’Accademia. Costruito verosimilmente nella seconda metà del Quattrocento (forse su progetto di Pietro Lombardo o di Mauro Codussi), fu acquistato dalla famiglia Contarini dal Zaffo che lo sottopose a un radicale restauro tra il 1562 e il 1582. I Contarini ne rimasero i proprietari sino al 1783; subentrarono poi i Manzoni, gli Angaran e infine i duchi Polignac-Decazes che ne sono gli attuali proprietari.
La facciata di Palazzo Contarini dal Zaffo o Contarini-Polignac
La medaglia che riproduce la facciata del palazzo prospiciente il Canal Grande, venne commissionata nel 1967 allo scultore e pittore veneto Antonio Lucarda (1906-1993) per commemorare il trentesimo anniversario del matrimonio tra Elie Decazes de Glücksbierg (1914-2011) e Solange du Temple de Rougemont (1917-2011), celebrato il 15 novembre 1937. La coppia ebbe cinque figli: Edith, Marie-Isabelle, Séverine, Marie-Françoise, Louis. Parte del palazzo è attualmente riservata a importanti esposizioni o eventi collaterali della Biennale di Venezia.
D/ Nel giro entro cornice: ELIE · DUC · DECAZES · ET DE GLUCKSBIERG · SOLANGE · DU TEMPLE DE · ROUGEMONT TRIDECENNIS · POST · MATRIMONIUM · NUNC IN AERE · CELEBRANT ·; nel campo: busti affrontati dei due sposi, fregiati di insegna cavalleresca; sopra il loro capo: stemmi delle due famiglie. Sotto i busti: MDCDXXXVII · MDCDLXVII ; a destra, lungo il bordo interno: LUCARDA. R/ Nel giro entro una cornice: CONTARINI – AEDIFICANT – SINGER – POLIGNAC – REVALUIT – DECAZES – ANIMAT – ; nel campo: la facciata del palazzo; al di sopra, un cartiglio con la scritta incusa MDCDXXXVII · MDCDLXVII ; sulla destra, poco sopra il tetto, sole raggiante. A sinistra, lungo il bordo interno della cornice: LUCARDA
Autore: Antonio Lucarda. Luogo di prod.: sconosciuto. Dimensioni: mm 67,1. Metalli: AE.
Ca’ Foscari (1971)
Palazzo Foscari, meglio noto come Ca’ Foscari, deve il suo nome al doge Francesco Foscari che acquistò, nel 1452, la Casa delle Due Torri che si trovava nel sestiere di Dorsoduro, “in volta de canal” vale a dire dove il Canal Grande descrive un’ampia curva che consente di ammirare un panorama impareggiabile sia a destra che a sinistra.
Il maestoso palazzo noto come Ca’ Foscari visto dal ponte di Rialto
Fatto demolire l’edificio preesistente, Foscari incaricò Bartolomeo Bon di progettare il celebre palazzo in stile gotico che ancora adesso possiamo ammirare. La famiglia Foscari mantenne a lungo la proprietà del palazzo finché, nel 1845, questo venne acquistato dal Comune. L’anno dopo iniziarono i restauri che si trascinarono, a cause di varie interruzioni, sino al 1869. Già l’anno prima però nel palazzo si era insediata la Scuola superiore di commercio destinata a diventare l’Università Ca’ Foscari che tuttora ha la sua sede principale in questo edificio.
D/ Le facciate di Ca’ Foscari, quella prospiciente il Canal Grande e l’altra, a destra, più defilata, sul rio Foscari. In basso, lungo il bordo: CA’ FOSCARI ; sulla destra, in corsivo: TERUGGI. R/ Arco gotico, sommerso dall’acqua, con al centro la scritta: VENEZIA / DA / SALVARE
Autore: Luigi Teruggi. Luogo di prod.: Milano – Stabilimento Stefano Johnson. Dimensioni: mm 60. Metalli: AE (AU e AR 40 mm). Rif. bibl.: Venezia da salvare, “Medaglia”, 2 (1971), pp. 38-41.
La medaglia che riproduce le due facciate del palazzo (quella sul Canal Grande e quella sul rio Foscari) fa parte della serie “Venezia da salvare” costituita da sei pezzi raffiguranti: la Piazzetta San Marco, il Ponte di Rialto, il Campo Santi Giovanni e Paolo, la Basilica della Salute, la Ca’ d’Oro e appunto Ca’ Foscari.
La realizzazione di questa serie rientrava tra le numerose iniziative messe in atto in Italia e nel mondo per la salvaguardia di Venezia dopo che, il 4 novembre 1966, la città era stata colpita dalla più grave mareggiata della sua storia. Nel presentare tali medaglie, lo Stabilimento Stefano Johnson si augurava “che la serie ‘Venezia da salvare’ sia domani il documento di un’opera di salvezza che si doveva compiere e si è compiuta e non il documento e il ricordo di qualcosa che è stato splendido e non esiste più”.
L’astuccio contenente la serie di medaglie in argento (Ø mm 40) “Venezia da salvare”
La ditta Johnson affidò la realizzazione delle medaglie a Luigi Teruggi (n. 1934) che scelse di raffigurare gli edifici, sul dritto delle medaglie, “come attraverso un riflesso d’acqua che sale, già quasi immersi nella tomba liquida e fangosa che li attende, se non si farà presto qualcosa.”
Il rovescio propone un tipico arco gotico veneziano ormai sommerso dall’acqua. Le medaglie esistono da 60 mm in bronzo e 40 mm in oro e in argento.
Ca’ d’Oro (1971 e 1974)
La Ca’ d’oro, uno dei più celebri palazzi di Venezia, si affaccia sul Canal Grande nel sestiere di Cannaregio. La sua costruzione iniziò verosimilmente nel 1424 per iniziativa di Marino Contarini che si affidò a due diverse botteghe: quella di Matteo Raverti, e quella di Giovanni e Bartolomeo Bon, che lavorarono contemporaneamente.
Nel corso dei secoli l’edificio conobbe numerosi proprietari e vari rimaneggiamenti, finché (sul finire dell’Ottocento) venne acquistato dal barone Giorgio Franchetti che promosse un accurato lavoro di restauro che proseguì anche dopo la sua morte (1922).
Tra i palazzi veneziani, resta esemplare l’eleganza della Ca’ d’oro
Nel frattempo tra il Franchetti e lo Stato Italiano era stato concluso un accordo con il quale il palazzo veniva ceduto allo Stato che provvedeva al pagamento delle ristrutturazioni; inoltre l’edificio era destinato a ospitare un museo che avrebbe contenuto anche opere provenienti dalla collezione Franchetti. Il 18 gennaio 1927 veniva inaugurata la Galleria Franchetti che poté fruire anche degli spazi dell’attigua Ca’ Giusti. La medaglia qui proposta appartiene alla serie “Venezia da salvare”, di cui si è avuto modo di parlare presentando quella di Ca’ Foscari.
D/ Rappresentazione della facciata della Ca’ d’Oro prospiciente il Canal Grande; a sinistra: Ca’ Giusti. In basso, lungo il bordo: CA’ D’ORO ; sulla destra, lungo il bordo, in corsivo: TERUGGI. R/ Arco gotico, sommerso dall’acqua, con al centro la scritta: VENEZIA / DA / SALVARE
Autore: Luigi Teruggi. Luogo di prod.: Milano – Stabilimento Stefano Johnson. Dimensioni: mm 60. Metalli: AE (AU e AR 40 mm). Rif. bibl.: Venezia da salvare, op. cit., pp. 38-41.
Nel 1974 l’artista francese Thérèse Dufresne (1937-2010), molto attiva presso la Monnaie de Paris, nell’ambito della produzione di medaglie legate alle più importanti città del mondo, volle dedicare a Venezia una medaglia di grande modulo.
D/ Sulla destra, parte di una facciata di palazzo che si specchia nell’acqua, sulla sinistra facciata della Ca’ d’Oro; in basso al centro: affollamento di colombi. Sotto, lungo il bordo, firma dell’autrice: T DUFRESNE. R/ Rappresentazione di rii veneziani animati da “ferri” da prua di gondole, imbarcazioni a remi, pali da ormeggio, e parti di facciate con varie tipologie di finestre
Autore: Thérèse Dufresne. Luogo di prod.: Monnaie de Paris. Dimensioni: mm 80. Metalli: AE. Rif. bibl.: Monnaie de Paris (a cura di), Catalogue général illustré des éditions de la Monnaie de Paris, 4/1 De 1945 à nos jours (A-D), Parigi 1977, p. 683.
In gran parte l’iconografia della medaglia appare di fantasia e intende interpretare la venezianità, attraverso la vivace riproduzione dei rii veneziani, dei “ferri” da prua delle gondole, dei vari stili architettonici delle facciate, dell’affollarsi dei piccioni; ma sul dritto, nella metà di sinistra, è ben riconoscibile, riprodotta meticolosamente, la facciata della Ca’ d’Oro. La medaglia venne coniata in bronzo, in due moduli: 80 e 125 mm.