Il progetto americano di riordino della circolazione monetaria in Italia dopo lo sbarco in Sicilia: ecco la toria dei rarissimi progetti con l’effigie di Garibaldi
di Gerardo Vendemia | Non sempre le storie hanno un lieto fine. Per questo motivo restano quasi sconosciute, tuttavia possono essere ugualmente entusiasmanti. È il caso della sfortunata avventura delle banconote di Garibaldi, che l’American Bank Note Company era pronta a realizzare per la Banca d’Italia nel 1944.
Da qualche decennio gli appassionati custodiscono i capolavori di artisti e maestri del bulino, banconote che hanno contribuito alla felicità di chi le possedeva o accompagnato intere popolazioni in periodi a volte floridi, altri avversi. Sovente è proprio quel ricordo che stimola la raccolta di testimonianze storiche, il collezionismo.
Pensiamo alla cartamoneta fuoricorso come prova tangibile della storia: uno strumento fondamentale per innumerevoli operazioni commerciali, dalle più semplici alle più complesse. La riviviamo nei film d’epoca, la ritroviamo in un vecchio cassetto, spesso nascosta con abilità, a decenni di distanza. Sempre però la immaginiamostampata e distribuita, pronta per l’uso. Quelle che invece ci accingiamo a raccontare sono le vicende della cartamoneta che non c’è stata, un progetto incompiuto.
Ma partiamo dal principio, analizzando i motivi per cui si ritenne necessario realizzare una nuova serie di banconote in Italia. Dal Aecondo conflitto mondiale scaturiscono nuove condizioni sulla circolazione monetaria in Italia. Gli eventi storici possono essere ripercorsi attraverso le banconote che hanno avuto corso legale sul territorio nazionale.
In ambito collezionistico, si è soliti conservare e catalogarei biglietti prima per istituto di emissione, poi per taglio e infine per cronologia delle emissioni. Se è vero che questo procedimento è ormai ritenuto unanimemente il più congeniale alla collezione, è altrettanto vero che non è così semplice avere un quadro chiaro, ovvero un rendiconto immediato, di quali e quanti esemplari circolavano nello stesso periodo.
Apriamo dunque il portafogli di uncittadino italiano. Tra il 1935 e il 1940 erano stati introdotti i biglietti di Stato di piccolo taglio per l’epoca, da 1, 2, 5 e 10 lire. La loto gestione era affidata al Ministero del Tesoro, mentre la stampa avveniva presso le Officine dell’Istituto Poligrafico dello Stato di Roma.
Biglietti di Stato da 1, 2, 5 e 10 lire
La Banca d’Italia, fondata nel 1893, stampava banconote a corso legale da 50, 100, 500 e 1.000 lire [1] nelle proprie Officine, in uno stabile adiacente a quello di Via Nazionale, con accesso da Via dei Serpenti. Per ogni taglio circolavano due modelli, tre per il taglio da 50 lire. Infatti, già a distanza di pochi anni dalla creazione, la prima serie di banconote, disegnata da Rinaldo Barbetti, era stata oggetto di critiche di natura estetica e, soprattutto “d’indole tecnica”. Si riteneva che i disegni e le combinazioni cromatiche non opponessero vere difficoltà al falsificatore.
A seguito di una lunga ricerca e interessanti trattative [2], nel 1910, viene affidatala realizzazione dei bozzetti del “nuovo tipo” all’artista Giovanni Capranesi, Presidente dell’Accademia di San Luca in Roma.
Da questi bozzetti derivano gli esemplari messi in circolazione dal 1915 (50 lire), 1931 (100 lire), 1919 (500 lire) e 1930 (500 lire). Il biglietto da 50 lire viene ulteriormente aggiornato nel 1933 da Giovanni Pietrucci, lavorando su disegni di Capranesi.
Biglietti della Banca d’Italia aventi corso legale al 1943
Non solo. I biglietti della serie “Barbetti” avevano subito differenti restyling, dall’abbandono della matrice laterale al cambio di colorazione. Anche qualora una banconota fosse risultata pressoché uguale ad una prima analisi, poteva presentare il contrassegno di Stato “Decreto” (fino al 1926), il contrassegno “Fascio”, infine il contrassegno “B.I.” (dal 1943 [3]).
Le tre varianti dei Contrassegni di Stato utilizzati sui biglietti della Banca d’Italia
Difatti, l’inflazione, a tratti galoppante, e le esigenze di maggiori quantità di denaro avevano costretto la Banca a stampare contemporaneamente sia biglietti del “nuovo tipo”, sia del “vecchio”, senza mai procedere ad una reale sostituzione. Questo fenomeno è constatabile anche nelle rare occasioni in cui vedono nuovamente la luce grossi tesoretti famigliari di cartamoneta del periodo bellico.
Nel 1939, in previsione di un coinvolgimento diretto dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, prese forma il progetto di trasferire la produzione di biglietti da Roma a L’Aquila. Le operazioni, non senza difficoltà, si conclusero tra il novembre il dicembre del 1941. Su ogni banconota era riportata l’indicazione del luogo di stampa.
Dettaglio delle iscrizioni relative al luogo di stampa: Roma o L’Aquila
Non solo. Il 25 novembre 1942, per far fronte a una sempre crescente richiesta di biglietti e in considerazione della scarsità di materie prime, si autorizza anche la libera circolazione delle banconote “SERIE SPECIALE AFRICA ORIENTALE ITALIANA”. La veste grafica di questi biglietti era la medesima della serie stampata per l’Italia, ma differivano per le colorazioni e per le diciture relative alla iniziale limitazione della circolazioneall’oltremare.
I quattro tagli di banconote “SERIE SPECIALE AFRICA ORIENTALE ITALIANA”. Per ogni taglio esistevano due emissioni: 12/09/1938-XVI e 14/01/1939-XVII
Nella R.S.I., invece, la carenza di banconote, aveva reso necessario il ricorso a cartamoneta ricavata da assegni e vaglia cambiari, a taglio fisso, di qualsiasi istituto di credito, intestati al Direttore o a un funzionario dell’istituto stesso[4]. Molti di questi biglietti sono ancora oggi inediti tra i collezionisti e complessivamente sono stati riscontrati oltre 50 banche emittenti.
Assegno a taglio fisso del Banco di Sicilia, emesso a Milano il 16 agosto 1944
A distanza di pochi giorni[5],nei territori liberati,si era dato pieno corso alla circolazione dei dollari americani comunemente denominati “timbro giallo” e della cartamoneta della Gran Bretagna, denominata “British MilitaryCurrency” con cambio fissato rispettivamente a 100 lire per ogni dollaro e a 400 lire per 1 sterlina.
I tre biglietti da 1, 5 e 10 dollari con “timbro giallo”
I sei valori della serie emessa dalla “British Military Authority”
Dopo circa un mese dallo sbarco in Sicilia erano anche arrivati i rifornimenti dei biglietti da impiegare nelle zone liberate, a cui venne dato il nome abbreviato “AM lire”, la cui stampa era iniziata negli Stati Uniti già il 10 giugno 1943.
Tabella di conversione tra le valute allegata al Bando del Re
La prima serie, di otto tagli da 1 a 1000 lire, riportava l’indicazione del valore in cifre solo in lingua italiana ed era stampata da due diverse ditte, la Bureau of Engraving and Printing (BEP) e la Forbes Lithograph Corporation (FLC). La seconda serie, bilingue, composta da solo sei valori, da 5 a 1000 lire, era stampata dalla sola FLC ed arrivò in Italia nei primi mesi del 1944.
Gli otto valori della serie monolingue delle “AM lire”
A seguito di accordi tra il Governo italiano e quello americano, le AM lire, inizialmente considerate banconote di occupazione, a partire dal 12 dicembre 1946, vennero equiparate alle emissioni della Banca d’Italia.
Secondo il Governatore Luigi Einaudi [6], “sommando alla cifra della circolazione al 31 dicembre 1943 le varie cifre di biglietti autorizzati od effettivamente fabbricati … si ottiene un totale di lire 269.714,6 milioni al quale occorrerebbe aggiungere, per arrivare alla cifra della circolazione effettiva di biglietti della Banca d’Italia, l’importo eventualmente autorizzato ed emesso al nord dopo li 17 agosto 1944. […] Tenuto conto da una parte delle am-lire (circa 60 miliardi)e dall’altra parte delledifficoltà tecniche di produzione dei bigliettial nord, e dei biglietti distrutti e perduti, si può formulare,non si sa se più la presunzione o la speranza, che iltotale della circolazione complessiva ed effettiva volga più versoi 300 che verso i 350 miliardi di lire.”
Alle difficoltà dovute alle molteplici varianti grafiche si aggiungevano numerosi fattori che complicavano le più semplici operazioni commerciali. Si noti come la cartamoneta differiva per Istituto di emissione, valuta, grafica e dimensione. Non solo. Tutto ciò avveniva in un contesto svilito dalla guerra, nel quale almeno sei milioni di italiani erano ancora analfabeti: il censimento generale del 1951 registrò una percentuale media del 12,90%, con punte superiori al 30% nel meridione.
I sei valori della serie bilingue delle “AM lire”
Agli occhi dell’Autorità Militare Alleata appariva necessario un immediato riordino della monetazione, ritenuto un primo passo verso la stabilizzazione dell’economia del Paese. Le trattative con la Banca d’Italia, iniziate nel novembre 1943, avevano trovato forma nella delibera commissariale del 20 marzo 1944, con la quale si era deciso di affidare all’American Banknote Company di New York, sotto il controllo del Tesoro degli Stati Uniti, l’incisione e la stampa di 545 milioni di biglietti per un importo complessivo di cento miliardi di lire.
La decisione era legata alla constatazione che non erano disponibili in Italia le adeguate attrezzature per la fabbricazione di un quantitativo così importante di cartamoneta.
I colloqui furono lunghi a causa di difficoltà tecniche, di comunicazione e di differenti standard di sicurezza, italiani e statunitensi. Ad esempio la filigrana era ritenuta un elemento di sicurezza imprescindibile dall’Italia, mentre oltreoceano non godeva della stessa considerazione.Questi aspetti della vicenda vengono bene analizzati da Roberto Mori nel saggio “Il cambio della moneta”, in cui l’autore fornisce una dettagliata ricostruzione dei dibattimenti, descrivendo anche gli aspetti politici ed economici, nonché i dettagli tecnici di produzione e trasporto.
Vogliamo tuttavia ora soffermarci sulle caratteristiche delle prove americane che seguirono alla delibera del 20 marzo. L’informativa pervenuta all’ABNC prevedeva tre soli tagli: da 100, 500 e 1000 lire, quest’ultimo rappresentava il più alto valore che la Banca d’Italia era autorizzata ad emettere. È probabile che si fosse stabilito di eliminare il valore da 50 lire al fine di rendere le operazioni più rapide. L’inflazione faceva il suo corso e di questo taglio si sarebbe potuto occupare il Ministero del Tesoro, come già accadeva per i tagli minori.
Come scopriremo in seguito, la Banca d’Italia tornerà a stampare biglietti da 50 lire. Solo nel 1951 questo taglio uscirà dalla sua competenza, ma questa è un’altra storia. Ritorniamo alla produzione dei biglietti americani.
Non era la prima volta che l’ABNC si occupava della stampa di cartamoneta per l’Italia. Pochi anni dopo l’unificazione dell’Italia, il Governo aveva affidato la produzione dei biglietti della Banca Nazionale nel Regno d’Italia ad aziende straniere, tra queste l’azienda americana si era occupata dei tagli da 2 lire e 10 lire. Nel 1921, invece, aveva fornito la serie in Yuan per la “ChineseItalian Banking Corporation” di Tien-Sin, nel cui porto vi era una concessione italiana.
Negli Stati Uniti, e non solo, circolavano biglietti in dollari,della FED, raffiguranti Presidenti o illustri uomini di Stato, solitamente al centro della banconota. Lo stesso criterio venne concordato per i bozzetti italiani. La scelta del soggetto, per la serie italiana, ricadde su Giuseppe Garibaldi, figura fortemente simbolica in quel contesto: difatti, come nel secolo precedente, c’era nuovamente bisogno di unificare l’Italia.Gli stessi alleati avevano ripercorso le orme di Garibaldi con lo sbarco in Sicilia e la risalita lungo lo stivale.
L’American Bank Note Company, con numero d’ordine F11871, mette in cantiere la realizzazione delle banconote per la Banca d’Italia. Il lavoro doveva svolgersi nel più breve tempo possibile e questo si può evincere dalla documentazione giunta fino a noi, quasi miracolosamente.
Prove dei biglietti Garibaldi con valori da 100, 500 e 1000 lire della Banca d’Italia realizzati negli USA dalla American Bank Note Company
Le banconote avrebbero presentato in tutti i tagli caratteristiche simili, per stile, colorazione e soggetto rappresentato. Differivano invece per dettagli grafici e dimensioni, in particolare:
TAGLIO | Altezza (mm) | Larghezza (mm) |
100 LIRE | 63 | 121 |
500 LIRE | 72 | 153 |
1000 LIRE | 78 | 173 |
Dominava al centro l’effige di Giuseppe Garibaldi, sotto una cornice in cui trova posto l’iscrizione “BANCA D’ITALIA” in caratteri bianchi su fondo nero. Più in basso la consueta didascalia “La legge punisce i fabbricatori e gli spacciatori di biglietti falsi”. Nei tagli da 500 e 1000 lire la cornice era orizzontale, curva per il taglio da 100 lire.
Le due parti laterali erano sempre composte da motivi decorativi simmetrici, all’interno dei quali trovavano spazio le indicazioni relative al taglio e alla valuta. Elementi ondulati, a sinistra e a destra racchiudono le cifre indicanti il taglio, in caratteri bianchi su fondo scuro. Al retro di ogni esemplare una scritta a matita ci consente di datare questo bozzetto: 16 maggio 1944.
Un occhio attento può scorgere intorno alla figura di Garibaldi una corona e tracce di colla, che suggerivano già al primo sguardo un’aggiunta successiva alla prima stampa: difatti, separando parzialmente, dal biglietto originale, la carta aggiunta, è possibile scorgere una “vecchia” raffigurazione del patriota.
Dettaglio dell’esemplare da 100 lire: raffigurazione di Garibaldi, non approvata
Quest’ultima evidentemente non aveva raccolto pareri positivi da parte delle Autorità italiane che richiesero un ritratto più ravvicinato, giovane e semplice nelle decorazioni.
Una delle due immagini d’epoca di Giuseppe Garibaldi dalle quali sono state realizzati i bozzetti
L’altra delle due immagini d’epoca di Giuseppe Garibaldi dalle quali sono state realizzati i bozzetti
L’immagine più adatta fu una raffigurazione tratta dalla pubblicazione “Garibaldi and the Making of Italy 1860” di George Macaulay Trevelan del 1911, con numerose ristampe, che è ancora oggi un testo di riferimento per gli studiosi del Risorgimento italiano. Il Generale era raffigurato con l’usuale poncio e lo sguardo leggermente rivolto verso la sua destra.
Lettera interna dell’ABNC per la correzione delle misure per l’incisione dell’effige di Garibaldi
Durante la modifica dell’immagine si era anche resa necessaria una riduzione della dimensione della stessa, dimostrato da un documento su carta formato A4 in cui si richiede che l’altezza fosse variata da 4 a 3,6 cm.
Nascono così i tre bozzetti definitivi, incollati su cartoncini rigidi di supporto di formato 25×14,5 cm. La stampa era monocromatica, ad eccezione di due elementi di colore verde acqua, a sinistra e a destra. Come riportato sul retro, i bozzetti vennero sottoposti all’approvazione il 29 maggio 1944, con necessità di risposta entro trenta giorni, ma soprattutto con forti rassicurazioni in merito all’esito favorevole, in considerazione delle modifiche già apportate.
Bozzetto definitivo del biglietto da 100 lire
Bozzetto definitivo del biglietto da 500 lire
Bozzetto definitivo del biglietto da 1000 lire
Nell’attesa, l’ABNC si era comunque portata avanti con l’organizzazione della lavorazione che si sarebbe resa necessaria, scegliendo per l’incisione del volto di Garibaldi la mano esperta di William Fraser Ford, classe 1895. Ford, figlio d’arte [7], era al servizio dell’American Bank Note Company dall’età di diciassette anni ed era stato già autore di numerose opere al bulino, per francobolli e banconote, tra cuila prima serie per la Bank of Canada del 1935.
Una copia del ritratto di Giuseppe Garibaldi era stata consegnata a Ford da Arnold Reece, direttore dell’Engraving Division. Ford l’aveva ricevuta direttamente dall’Ufficio del Presidente il 26 maggio con una lettera che riportava la seguente indicazione:
I am enclosing here with the portrait of Garibaldi which was handed to me yesterday and is the one thatis to be used on the backs of the italian notes. I would suggest that you proceed immediately with the engraving of the same (“Allego qui il ritratto di Garibaldi che mi è stato consegnato ieri ed è quello che deve essere usato sul retro delle banconote italiane. Suggerirei di procedere subito con l’incisione dello stesso”).
Lettera d’incarico del Presidente dell’ABNC per l’incisione dell’effige di Garibaldi
È probabile che un esito positivo alla comunicazione arrivò già il 2 giugno, data riportata sempre al retro dei supporti.
Raffigurazione di Garibaldi, con al retro appunti relativi all’emissione
Raffigurazione di Garibaldi con cronologia della realizzazione e approvazione
L’incisore lavorò con molta cura alla realizzazione di quella piccola porzione di banconota, precisamente dal 5 al 22 giugno del 1944, inviando il risultato finale il giorno seguente per l’approvazione. La stessa arrivò a distanza di poco più di un mese, il giorno 11 agosto accompagnata da un piacevole commento: “Excellent”.
Incisione definitiva, con approvazione al retro recante la data 11/08/1944
Schede, con appunti, relative all’incisione dell’effige di Garibaldi
E arriviamo alla fine della nostra avventura tra gli archivi della ABNC, ovvero all’appunto di Ford, allegato alla stampa definitiva del busto di Giuseppe Garibaldi. Ford invita il destinatario ad attendere comunicazioni da Mr. Reece. Comunicazioni che, evidentemente, mai arriveranno in quanto, per molteplici motivazioni, tra cui tempistiche di stampa e taglio, ma anche un pizzico di orgoglio italiano nel voler dimostrare che, nonostante le difficoltà, ci fosse la capacità di produrre autonomamente le banconote della Banda d’Italia.
Incisione dell’immagine di Giuseppe Garibaldi e appunto attribuibile a William Ford del 15/08/1944
Dunque non avvenne mai un vero cambio della moneta. L’idea, inizialmente pensata per porre riparo ad una eventuale immissione massiccia di banconote da parte dei tedeschi in ritirata avrebbe avuto numerosi vantaggi. Tra questi la verifica del quantitativo di biglietti in circolazione: non si conosceva infatti quanti esemplari fossero andati distrutti per gli eventi bellici, così come si pensava che alcune persone potevano aver tratto enormi profitti dalle circostanze belliche, ma non si sapeva con certezza in quale misura.
Un cambio della moneta avrebbe rappresentato l’occasione per censire la totalità della cartamoneta. L’operazione tuttavia, si rivelò difficoltosa e venne trasportata anche sul piano politico, come contrapposizione tra gli schieramenti, vista da un lato come un modo per riportare equilibrio e dall’altro come privazione della libertà.
Così tutto venne rimandato, come spesso in Italia. Un riordino della cartamoneta a corso legale fu graduale, addirittura, nell’immediato dopoguerra entrarono in circolazione nuove tipologie di banconote della Banca d’Italia: la serie “Italia Turrita” in tagli da 50 e 100 lire e i “titoli provvisori” da 5.000 lire e 10.000 lire.
Dal 31/07/1945 cessarono di avere corso legale i dollari timbro giallo e valuta cartacea della Gran Bretagna recante l’iscrizione “British Military Authority”. Ma problemi legati alla circolazione durarono ancora qualche anno.
Dal 1946 [8], all’interno dei magazzini e degli spacci alimentari delle basi americane in Italia, circolavano “Military Payment Certificates”, ovvero Certificati di pagamento per l’esercito americano in sette tagli [9] “Serie 461”. Anche se illegalmente, questi buoni circolavano su tutto il territorio.
Le “AM lire”, come già detto in precedenza circolarono fino al 30/06/1950 [10] e ritirate, dalla Banca d’Italia come proprie, fino al 1951. Solo tra il 1950 e il 1953 furono dichiarati i fuoricorso dei biglietti della Banca d’Italia stampati dal 1893 al 1946 e dei titoli provvisori, che erano stati stampati dal 1945 al 1950.
Le banconote con l’effige di Garibaldi si mostrano oggi agli appassionati, con il rimpianto di chi non ce l’ha fatta, ma consapevoli del loro valore.
Bibliografia essenziale
- Mori R. 1987, Il cambio della moneta, Roma.
- Gavello F. 1996, Cartamoneta Italiana, Torino.
- Balbi De Caro S. 2000, Museo della Banconota, Roma.
- Vendemia G. 2014: Il pittore delle banconote: Giovanni Capranesi, ne Il Giornale della Numismatica (luglio/agosto).
- Crapanzano G., Giulianini E. Vendemia G. 2022, La Cartamoneta Italiana
- Macaulay Trevelyan G. 1911: Garibaldi and the making of Italy, London
Note al testo
- [1] I biglietti da 25 lire, stampati per un breve periodo erano fuoricorso dal 1926.
- [2] Vendemia G. 2014: Il pittore delle banconote: Giovanni Capranesi ne Il Giornale della Numismatica (luglio/agosto 2014).
- [3] D.M. del 10/08/194,3 “Variazione delle caratteristiche dei Biglietti della Banca d’Italia”.
- [4] Bando del Re n. 38 del 21 settembre 1943, “Norme relative alla circolazione monetaria”.
- [5] Bando del Re n. 61 del 24 settembre 1943, “Norme relative alla circolazione e al cambio della valuta di guerra degli alleati”.
- [6] Adunanza Generale Ordinaria dei Partecipanti.
- [7] Il padre di Ford aveva già lavorato per l’American Bank Note Company.
- [8] Emissione del 17 settembre 1946.
- [9] Sette tagli da 5, 10, 25, 50 cents e 1, 5 10 dollari. Prodotti, su carta non filigranata, dalla Tudor Press Incorpored di Boston.
- [10] Legge n. 3 del 5 gennaio 1950. La sostituzione dei biglietti poteva avvenire in Banca d’Italia fino al 30 giugno 1951, termine poi prorogato al 31 dicembre 1951. Una nuova riapertura del cambio venne concessa con legge n. 3056 del 11 dicembre 1952, per 90 giorni a partire dal 14 gennaio 1953.