Abbiamo visitato la mostra di Arezzo e dedicata ai buoni fiduciari del 1866-1876, “spiccioli” interessanti e rari che hanno segnato la storia dell’Italia post unitaria

 

di Roberto Ganganelli | Ricordo ancora quando, nel 2002, venni inviato da Mario Traina a “coprire” un evento interessante, l’inaugurazione della Casa Museo Ivan Bruschi ad Arezzo. Lascito di uno squisito antiquario, fondatore della grande fiera che ancora oggi anima la città toscana ogni primo venerdì del mese, la casa – un palazzetto medievale in Corso Italia – e il suo contenuto – un patrimonio di oggetti archeologici, dipinti e suppellettili, monete e banconote – mi apparvero come una sorta di wunderkammer per ogni appassionato dell’antico, del bello, del raro.

Vent’anni dopo, in occasione dell’inaugurazione della mostra Spiccioli di carta curata da Franca Maria Vanni, quell’impressione ritorna, in particolare come numismatico, dal momento che l’esposizione temporanea aperta fino al prossimo 27 novembre e la sezione permanente dedicata a monete e banconote si integrano in un percorso ricco di rarità, curiosità, emozioni.

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A sinistra, la curatrice della mostra “Spiccioli di carta” Franca Maria Vanni; a destra, uno scorcio del percorso espositivo allestito al primo piano della Casa museo Ivan Bruschi

Spiccioli di carta nasce, in particolare dalla riscoperta – fatta dalla studiosa toscana, consulente della Fondazione – di una raccolta di quei biglietti fiduciari italiani del periodo 1866-1876 che, a causa della carenza di moneta spicciola nella neonato Regno sabaudo portò, sia da parte di banche che di altri soggetti – associazioni, municipalità, possidenti, cooperative e negozi, perfino privati – alla stampa di buoni di piccolo valore, e non solo, destinati alla circolazione locale.

I biglietti fiduciari italiani, da fenomeno legale ad abuso diffuso

Un fenomeno nato con crismi di legittimità che tuttavia, specie nell’Italia settentrionale e centrale, sfociò poi in una serie di abusi dal momento che, in vari casi, vennero emessi buoni senza copertura e senza garanzie e l’impiego di questa forma di denaro superò i limiti imposti dalle autorità creando malcontento, disagi e, in vari ambiti locali, situazioni di malcontento se non di vera e propria “micro crisi economica”.

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Luca Benvenuti e Carlo Sisi, presidente e conservatore delle collezioni della Fondazione Ivan Bruschi di Arezzo, durante l’inaugurazione della mostra “Spiccioli di carta” del 15 settembre

Un fenomeno che tuttavia, visto con gli occhi del presente, come hanno sottolineato Carlo Sisi e Luca Bernvenuti – rispettivamente, presidente e conservatore delle collezioni della Fondazione – consente di riscoprire un patrimonio storico economico interessante e poco noto e di valorizzare una parte delle raccolte aretine aprendo la Casa museo Ivan Bruschi ad un pubblico sempre più ampio di appassionati.

L’allestimento della mostra vede decine e decine di biglietti – taluni, rarissimi o unici – esposti in modo originale: Franca Maria Vanni, infatti, con un apparato fotografico ed esplicativo immediato e accattivante, ci mostra l’origine dei soggetti iconografici (luoghi, personaggi illustri, allegorie e simboli), ci permette di apprezzare la qualità tipografica dei buoni (talvolta paragonabili a vere e proprie banconote), ci fa capire cosa si potesse acquistare, negli anni del loro uso, con quei piccoli rettangoli di carta emessi non dallo Stato né da grandi istituti di credito.

Cosa si poteva acquistare con un biglietto fiduciario?

Volendo fare qualche esempio di potere d’acquisto: con un buono da 50 centesimi del 1869 emesso dalla Società nazionale italiana di mutua assicurazione sul bestiame, ad esempio, “valeva” tre litri di latte; quello da una lira della Banca Lavagnese era sufficiente per pagare la rilegatura di un libro; con un buono da 25 centesimi si acquistava un chilo di pane e con uno da 5 lire una balla di lana grezza.

Sono centinaia i tipi di biglietti fiduciari italiani emessi da comuni, piccole banche, cooperative, associazioni e privati negli anni 1866-1876: un fenomeno monetario di grande fascino
Sono centinaia i tipi di biglietti fiduciari italiani emessi da comuni, piccole banche, cooperative, associazioni e privati negli anni 1866-1876: un fenomeno monetario di grande fascino

Solo, questi, alcuni esempi  dei tanti presenti nella mostra Spiccioli di carta che dedica una sezione speciale – come ovvio – ai buoni della Fraternita dei Laici e del territorio aretino – e una ad altri fenomeni di emissione fiduciaria da tutto il mondo: dai ben noti notgeld tedeschi del primo dopoguerra a interessanti buoni provenienti dall’estero, ad esempio dalla Spagna della guerra civile come dalla Russia post zarista.

Il fenomeno “globale” della circolazione fiduciaria, grazie a questa mostra, riacquista dunque tutto il suovalore documentario, storico, sociale e anche collezionistico nell’ambito del panorama del “denaro” e della “moneta”.

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Nel percorso della Casa museo Ivan Bruschi si possono ammirare oggetti archeologici, dipinti e sculture, reperti di interesse antropologico frutto dell’eclettica cultura dell’antiquario aretino

La Casa museo Ivan Bruschi: monete e banconote in mostra

Nella stessa sede della mostra è possibile visitare la sezione numismatica dove sono esposte una piccola selezione delle migliaia di monete del lascito di Ivan Bruschi e, riallestite poco prima della pandemia, le affascinanti sale dedicate alla storia della cartamoneta italiana e mondiale. Anche questo percorso è stato curato da Franca Maria Vanni la quale, ideando appositi espositori double face, ha definito un percorso che parte dalle Regie finanze piemontesi e, sviluppandosi attraverso gli assegnati pontifici e napoleonici, la cartamoneta preunitaria e quella degli istituti italiani, i magnifici biglietti della Banca d’Italia ci conduce fino all’addio alla lira, nel 2001.

Spiccano in questa sezione una serie di banconote rarissime, campioni e biglietti annullati, serie pertinenti alle occupazioni e colonie italiane e perfino un’eccezionale 1000 lire Grande M realizzata da Paolo Ciulla, il “virtuoso del falso monetario” che ha ispirato anche un libro scritto dal Nobel Dario Fo e da Pietro Sciotto.

La sezione numismatica ospita una serie di sale dedicate alla cartamoneta in cui i biglietti sono esposti in un percorso moderno e intrigante che pemette di ammirare centinaia di tipologie diverse
La sezione numismatica ospita una serie di sale dedicate alla cartamoneta in cui i biglietti sono esposti in un percorso moderno e intrigante che pemette di ammirare centinaia di tipologie diverse

Onore al merito, dunque, a questo sforzo di valorizzazione della numismatica non solo alla curatrice della mostra, ma anche al gruppo Intesa Sanpaolo che, attraverso la Fondazione Ivan Bruschi, ha compreso come quel patrimonio formato da monete metalliche, banconote, forme inconsuete e particolari di denaro sia una chiave originale per fare cultura e valorizzare un territorio.

La mostra Spiccioli di carta: come, dove, quando

All’esposizione è abbinato un saggio catalogo che vi presenteremo presto. La mostra Spiccioli di carta. Rare testimonianze di una vicenda monetaria tra XIX e XX secolo resta aperta fino al 27 novembre, tutti i giorni da martedì a domenica con orari 10.00-13.00 e 14.00-18.00. Per informazioni e prenotazioni 0575 354126, email info@fondazioneivanbruschi.it, sito web www.fondazioneivanbruschi.it.