C’è la Cartografia, sull’osella del 1762 voluta da Marco Foscarini per i lavori nella Sala dello Scudo di Palazzo Ducale, luogo di rappresentanza e prestigio
di Roberto Ganganelli | Tra le tante, magnifiche stanze dell’appartamento dogale in Palazzo Ducale, a Venezia, vi è anche la cosiddetta Sala dello Scudo. Il nome deriva dall’uso di esibirvi lo stemma (scudo) del doge in carica, che qui concedeva udienza e riceveva gli ospiti. E l’insegna che oggi vi si può ammirare è quella di Ludovico Manin, ultimo doge della Repubblica dal 1789 al 1797.
Carte geografiche a mappamondi per rappresentanza
Emozionante è la decorazione delle pareti con enormi carte geografiche che riproducono i possedimenti della Serenissima oppure regioni lontane esplorate dai navigatori veneziani. Le versioni originali delle mappe che rivestivano le due pareti principali furono realizzate nel XVI secolo.
Cambiati i tempi, accresciute le conoscenze geografiche, le mappe vennero poi rifatte nel 1762 dal cartografo e poligrafo Francesco Grisellini che, su commissione del “doge letterato” Marco Foscarini, appena eletto alla suprema magistratura veneziana, vi aggiunse una serie di dipinti con la descrizione dei viaggi dei più celebri esploratori veneziani.
Nicolò e Antonio Zen, ad esempio, che si erano spinti fino in Groenlandia; Pietro Querini, naufragato sui fiordi norvegesi; Alvise da Mosto, scopritore dell’arcipelago Capo Verde. Alla stessa epoca appartengono anche i due grandi globi che occupano il centro della sala e che rappresentano rispettivamente la sfera celeste e la superficie della Terra.
Tanto teneva il doge Marco Foscarini a questa sala e tanto considerava importante il suo abbellimento – era, per lui, una sorta di “biglietto da visita” da mostrare alle delegazioni straniere – che nell’anno primo del suo dogato, il 1762, decise di celebrarne gli abbellimenti sull’osella distribuita come d’uso quale donativo a nobili, patrizi, diplomatici e personaggi di rango.
L’osella a nome di Marco Foscarini coniata nel 1762
Di quelle oselle ne furono coniate in oro da 6 e 4 zecchini e in argento, sia di peso normale che doppio. Al rovescio un cartiglio decorato, sormontato dal corno dogale, con iscrizione MARCI | FOSCARENI | PRINCIPIS | MVNVS | ANNO . I; al dritto, invece una bella personificazione della Cartografia con legenda PICTIS VENETORUM ITINERIBUS AULA EXORNATA (“Sala ornata con i dipinti dei viaggi dei Veneziani”). In esergo MDCCLXII e VET.M (per Vettore Morosini, massaro della zecca).
La figura muliebre è inginocchiata su un libro – evidentemente un volume di mappe – e tiene nelle mani gli “attrezzi del mestiere” fra cui un quadrante. Alle sue spalle un globo che Mario Traina, ne Il linguaggio delle monete, indica erroneamente come “il famoso globo costruito nel 1458 da fra’ Mauro”. In realtà, quello di fra’ Mauro è una raffigurazione “in piano” delle terre allora conosciute, tuttora visibile nelle sale del Museo Correr.
Il triste destino del doge letterato…
E il doge Marco Foscarini? Ebbe modo di godersi la rinnovata Sala dello Scudo? Solo per poco dal momento che, eletto il 31 maggio 1762, già nell’estate iniziò a soffrire gravi problemi di salute che ne limitarono l’attività politica e lo portarono alla morte, dopo appena trecento giorni di governo, il 31 marzo 1763.
Il suo nome rimane su quest’unica osella, su altre monete e medaglie e anche nel presente di Venezia dal momento che nel 1867, dopo l’annessione al Regno d’Italia, gli venne intitolato il Liceo di Santa Caterina, sorto nel 1807 per volontà napoleonica; la scuola è ancora oggi attiva come Convitto nazionale – Liceo classico “Marco Foscarini”.