Dopo oltre un secolo e mezzo, rintracciati i materiali creatori delle 5 lire di San Marino incisi da Thermignon: due capolavori inediti
di Roberto Ganganelli | Il 22 marzo del 1862 rappresenta una data chiave per la Repubblica di San Marino: quel giorno, infatti, il Titano – nelle persone dei capitani reggenti Innocenzo Bonelli e Gaetano Simoncini – stipula la prima Convenzione con il neonato Regno d’Italia.
Nel documento si afferma fra l’altro: “Le monete che la Repubblica credesse col tempo di dover coniare potranno avere corso legale nel Regno d’Italia purché ragguagliate al sistema decimale ed abbiano lo stesso titolo e peso di quelle regie” (cfr. l’edizione Tipi Albertini, Rimini 1862, p. 9, art. 24).
Beninteso, in linea di massima San Marino avrebbe potuto battere moneta in autonomia anche in precedenza, ma non lo fece mai sia perché la Repubblica non disponeva di strutture adeguate e di risorse sufficienti a sostenere un processo di monetazione, sia (o soprattutto) per non entrare in attrito con quello Stato Pontificio nel cui territorio rappresentava un’enclave autonoma, talvolta perfino mal tollerata.
La prima moneta “alle Tre Penne” e il progetto delle 5 lire
Sta di fatto che la prima moneta sammarinese – da 5 centesimi di lira – vede la luce nel 1864 presso la Regia Zecca di Milano, battuta con coni incisi tempo prima da Francesco Broggi (1811-?) e prodotta in 280 mila esemplari: uno spicciolo nella sostanza, ma una pietra miliare per la storia della Repubblica.
Già l’anno seguente, tuttavia, il Governo di San Marino matura una nuova idea, affiancare a questa prima moneta una da 5 lire in argento e, di questa, troviamo tracce interessanti negli Atti del Congresso di Stato del 19 giugno 1865 alla voce Disegno della moneta d’argento da 5. lire: “La assemblea dichiarando di voler principare la trattativa per la decretata coniazione della moneta d’argento da lire cinque, proporrebbe di ritrarre da un lato la figura intera di San Marino santo diacono per disegno […], l’anno della coniazione e la leggenda intorno Divus Marinus Patronus et Libertatis Auctori, e dall’altra le fattezze della Repubblica con la leggenda Repubblica S. Marini ed aggiunti alla moneta il valore di essa con su cifra £. 5.
[…] su questa proposta, siccome alcuni congreganti furono di parere che si potesse anche mettere invece […] sulla moneta la testa se possibile del Santo invece della figura intera, fu deciso che si facessero fare due stampi metallici […] l’uno preveda la proposta dell’Ecc.ma Adunanza e l’altro colla sola testa di S. Marino senza lasciare sulla leggenda Divus Marinus ec. e nel rovescio la leggenda Repubblica di San Marino stesse fattezze col valore della moneta” (cc. 26r e 26v).
Del progetto, tuttavia, non si ravvisa alcuna citazione ulteriore fino al 1867 quando, negli Atti del Congresso di Stato del 7 maggio, troviamo: “Moneta sammarinese da £ 5 – La adunanza rende estensibile al Congresso un campione della nuova sammarinese da £ 5. della qual il Sig. Pietro Thermignone di Torino ha sgurbato i conii, e dichiara essere un desiderio che pervenga ad una soluzione su questo argomento prima di riferire al Consiglio Generale.
Parve al Congresso che il campione fatto dal Sig. Thermignone avesse scarsi difetti” ma subito dopo, nello stesso verbale, leggiamo “ed espresse il desiderio che si facessero i due modelli proposti nell’adunanza del Congresso verbalizzata il 19 giugno 1865” (c. 57r).
Una deliberazione che – di fatto – risulta sufficiente a “bocciare” con diplomazia la proposta del Thermignon relegando nell’oblio le creazioni dell’artista per più di un trentennio.
Anno 1888, Solone Ambrosoli svela il progetto di moneta
Le 5 lire di San Marino del 1867 sono moneta rimasta allo stato di progetto e della quale si occupa per primo, tra gli studiosi di numismatica, il grande Solone Ambrosoli (1851-1906) che nella Rivista italiana di numismatica del 1888, alle pp. 363-365 firma una nota dal titolo Di uno scudo progettato per San Marino.
Scrive l’Ambrosoli, a proposito della scarsa bibliografia sulle monete del Titano: “Siamo quindi tanto più lieti di poter offrire ai lettori della Rivista il disegno di uno scudo da cinque lire progettato alcuni anni or sono per San Marino, moneta di cui vennero eseguiti i coni dal valente incisore Cav. Thermignon, ma che per varie circostanze rimase allo stato di progetto.
Ne facciamo seguire la descrizione: Diam. mm. 37.
D/ – SANCTVS MARINVS R. P. CONSTITVTA. Busto barbato, a destra, con corona chiusa, cappuccio e corolla ornata. – Intorno, giro di perline, entro altro giro di punte rivolte verso il centro ed accoppiate a forma di W.
R/ – IN MONTE TITANO NON OCCIDET. Figura femminile, seduta a destra, diademata, con capelli svolazzanti e manto a larghi panneggiamenti, colla destra appoggiata ad uno scudo ovale che reca un fascio consolare sormontato da corona chiusa; tiene colla sinistra una banderuola ondeggiante, su cui sta scritto a lettere incavate: LIBERTAS. A sinistra, dietro lo scudo, un ulivo. A destra, nello sfondo, il Monte Titano colle tre torri sormontate dai pennacchi, ed in basso, presso al piede della figura, la data 1867. Nell’esergo, L. 5., e sotto, in lettere minute, P….. [PIETRO, leggibile per esteso negli esemplari del Museo di Stato, NdA] Thermignon. – Intorno, giro di perline, e giro di punte accoppiate, come nel diritto.
Disegno e descrizione sono tratti dalla rarissima prova in rame che si conserva nel Civico Museo di Como, e che fu posta a nostra disposizione per tale scopo dalla cortesia di quel Municipio e di quella Commissione Ordinatrice.
Un’altra prova è custodita nel Medagliere di S. M. a Torino, e due esemplari in argento ne abbiamo visti nell’Archivio della Repubblica a S. Marino, dove pure sono depositati i coni relativi. Un altro esemplare in argento formava parte della collezione del compianto Comm. Nicomede Bianchi, che ora crediamo sia passata al Museo Civico di Reggio Emilia”.
Esemplare la puntualità con cui lo studioso descrive il progetto di moneta, ne indica la fonte e perfino le collocazioni degli esemplari da lui censiti e che, almeno per quanto riguarda quelli in collezioni pubbliche, ci auguriamo siano ancora conservati.
Gli esemplari al Museo di Stato e i coni “fantasma”
Ambrosoli cita due esemplari del progetto di moneta – attualmente esposti al Museo di Stato, in Sala Numismatica, inv. nn. C/691/a e C/691/b, g 23,00 e 20,00 rispettivamente – ma parla anche dei loro materiali creatori, che indica conservati nell’Archivio di Stato sammarinese oggi a Palazzo Valloni.
Dal 1888, di questi eccezionali coni non si era più avuta notizia né citazione. Due manufatti d’arte finora mai visti ma che, grazie a recenti ricerche in vista dell’allestimento del Museo del francobollo e della moneta della Repubblica di San Marino, sono stati ritrovati da chi scrive e possono qui essere finalmente presentati grazie alla disponibilità degli Istituti culturali e del direttore dottor Vito Testaj, nonché all’esemplare collaborazione del personale del Museo e dell’Archivio di Stato.
Materiali di primo livello per importanza numismatica e per fattura artistica, ancora lucenti nelle superfici di fondo dopo oltre un secolo e mezzo dalla loro incisione da parte di Pietro Thermignon, valente medaglista ma anche scultore ed autori di lastre per francobolli (rimasti, questi ultimi, allo stato di saggio) per il giovane Regno d’Italia.
Pietro Thermignon, un talento del bulino del XIX secolo
Nato a Torino nel 1819, Thermignon si forma presso una nota oreficeria della città e, al tempo stesso, studia disegno alla Scuola Popolare; ben presto, tuttavia, le sue capacità gli danno l’occasione di frequentare l’Accademia Albertina.
Nel 1851 compie un viaggio di studio a Londra dove, all’Esposizione Universale, ha modo di studiare le novità tecnologiche destinate alla coniazione e, una volta rientrato a Torino, realizza su propri progetti degli innovativi macchinari di zecca con cui batte le medaglie che gli vengono commissionate.
Dopo aver realizzato innumerevoli bozzetti, sculture, bassorilievi e svariate importanti medaglie, “il Cavaliere” si spegne a Torino nel 1901. Per San Marino, nel 1865 modella e conia in argento, bronzo dorato e bronzo una splendida medaglia “dantesca” di 47 millimetri di diametro, oggi molto rara (cfr. M. Zanotti e C. Buscarini 1982, Monete e medaglie commemorative della Repubblica di San Marino, p. 77 n. 1). E proprio dal legame creatosi con la Repubblica grazie a quella commessa scaturisce, in modo abbastanza naturale, anche il progetto per le 5 lire sammarinesi del 1867, purtroppo mai divenuto moneta circolante.
Le 5 lire non emesse del 1867: esemplari noti e bibliografia
Allo stato attuale delle informazioni disponibili, Thermignon realizzò saggi delle 5 lire in vari metalli, per saggiare i coni, verificarne la resa nei minimi dettagli su tondelli di durezza diversa e poterli eventualmente ritoccare e perfezionare.
Antonio Pagani, nel suo Prove e progetti di monete italiane o battute in Italia dall’invasione francese ai giorni nostri (1796-1955), edito da Mario Ratto a Milano nel 1957, riporta ai nn. 582-585 (p. 101), le seguenti varianti: progetto in Ag 900, peso g 26,77 (n. 582); progetto in metallo argentato, peso sconosciuto (n. 583); progetto in rame, peso g 27,34 (n. 584); progetto in stagno, peso g 20,83 (n. 585).
Un secondo esemplare in rame, al peso di g 19,44, è stato proposto in asta Nomisma n. 40 dell’11 ottobre 2009, a San Marino; un terzo, in stagno, passato in asta Künker n. 206, in Germania il 13 febbraio 2012, aveva infine un peso di g 20,08 a testimoniare come si tratti sempre di “saggi intermedi” senza pretesa di aderenza alle caratteristiche metriche previste per la produzione in serie.
Tutti questi esemplari, di esimia rarità, provengono dai coni rinvenuti di recente in Archivio di Stato assieme al relativo anello di contenimento usato, in fase di battitura, per rendere perfetto l’allineamento dei materiali creatori, evitare slittamenti del tondello e garantire, così, una finitura qualitativa ottimale della moneta.
Ipotesi e suggestioni su un capolavoro che non vide mai la luce
I due coni delle 5 lire di San Marino 1867, in acciaio temperato, hanno entrambi diametro esterno massimo di mm 49 (ai punti di aggancio con il torchio da coniazione), mentre il piatto inciso misura mm 37 e l’altezza è di mm 36. L’anello di contenimento, anch’esso in acciaio, ha invece un diametro di mm 84 e altezza di mm 11.
Riscoperti questi eccezionali reperti di archeologia industriale relativi alla monetazione di San Marino, resta il mistero del perché le 5 lire di San Marino del 1867, modellate con tanta cura dal Thermigno, siano rimasto allo stato di progetto.
Forse, i tempi non vennero ritenuti ancora maturi perché la Repubblica mettesse in circolazione una moneta di simile valore che – anche per la sua bellezza – avrebbe finito per essere tesaurizzata; oppure, l’aspetto del santo patrono con tanto di corona – quasi un simbolico, celeste sovrano – non piacque o, magari, non convinse del tutto il Governo quell’allegoria della Repubblica un tantino “mascolina” nei tratti e un po’ troppo “orgogliosa”.
Non è infine da escludere che il progetto di Thermignon sia stato visto poco di buon’occhio anche dalla Regia Zecca i cui dirigenti potrebbero aver fatto capire alle autorità sammarinesi – ma, è bene precisarlo, non sono noti documenti in merito – che la realizzazione di coni in canali esterni alle officine monetarie del Regno non sarebbe stata gradita.
Sventola sul Titano la Libertà che non tramonta
A conclusione del nostro excursus ci piace sottolineare un aspetto linguistico e di comunicazione, incarnato dal motto latino IN MONTE TITANO NON OCCIDET che si può tradurre “Sul Monte Titano non tramonterà [mai la Libertà]” (cfr. Mario e Alfonso Traina, Il linguaggio delle monete, Editoriale Olimpia, Firenze 2006, p. 207).
Una dichiarazione fiera ed esplicita di autonomia, raggiunta all’epoca dei fatti già da oltre quindici secoli e che i Sammarinesi intendevano far durare nel tempo, nonostante le turbolenze che ancora agitavano la Penisola (la Terza guerra d’indipendenza, Roma ancora sotto il potere temporale…).
Vista quella che oggi chiameremmo “la situazione geopolitica”, dunque, meglio mantenere un basso profilo – potrebbero aver pensato i membri del Congresso di Stato e il capitani reggenti – e allineare le monete del Titano a quelle italiane, anche nell’aspetto, consolidando a piccoli passi il buon vicinato con il Regno d’Italia, interlocutore principale della Repubblica sia dal punto di vista diplomatico che dei rapporti economici e commerciali.
La successiva emissione di monete sammarinesi, con millesimo 1869, porterà non a caso ancora il modesto valore nominale di 5 centesimi, sarà coniata di nuovo a Milano (in 600 mila esemplari) mentre, per vedere la luce, una preziosa e bella moneta d’argento da 5 lire di San Marino dovrà attendere addirittura il 1898.
Lo stemma di Stato e la figura intera del santo scalpellino, fondatore della Repubblica, fanno bella mostra di sé sugli appena 18 mila esemplari usciti dalle presse dalla Regia Zecca di Roma e modellati dall’incisore Filippo Speranza (1839-1903): un altro capolavoro della serie sammarinese, forse il più bello del XIX secolo. Ma questa, come suol dirsi, è un’altra storia.
Bibliografia essenziale
- Ambrosoli Solone 1888, Di uno scudo progettato per San Marino, in Rivista italiana di numismatica, Lodovico Felice Cogliati Tipografo Editore, Milano.
- Buscarini Carlo e Zanotti Marino 1982, Monete e medaglie commemorative della Repubblica di San Marino, Segreteria di Stato per le Finanze e Bilancio.
- Lorioli Vittorio e Conti Paolo Ferdinando 2004, Medaglisti e incisori italiani dal Rinascimento a oggi, Cooperativa Grafica Bergamasca, Bergamo.
- Nobile De Agostini Isabella 2006 (a cura di), monet@. Un numismatico, una collezione, un museo, Musei Civici Como, Como.
- Pagani Antonio 1957, Prove e progetti di monete italiane o battute in Italia dall’invasione francese ai giorni nostri (1796-1955), Mario Ratto Editore numismatico, Milano.
- Pasini Pier Giorgio e Simoncini Anna 2004 (a cura di), Museo di Stato della Repubblica di San Marino. Guida-catalogo, AIEP Editore, San Marino.
- Rossi Giuseppe 2007, L’arte del conio. Monete e medaglie della Repubblica di San Marino prima dell’euro. Volume I, Minerva Edizioni, Bologna.
- i.a. 1927, Corpus Nummorum Italicorum. Volume X. Emilia (Parte II). Bologna e Ferrara. Ravenna e Rimini, Ulrico Hoepli, Milano.
- Travaini Lucia 2011, Le zecche italiane fino all’Unità. Volume I, IPZS, Roma.