di Roberto Ganganelli | Molti appassionati, che di numismatica classica possiedono solo qualche nozione, o al massimo un’infarinatura, al sentir parlare di tetradramma di Atene associano immediatamente il bellissimo tipo con al dritto il profilo elmato di Atena e al rovescio la cvetta con ramo d’ulivo con l’indicazione della città.
Eppure, e non a caso sono di grande rarità, esistono tetradramme ateniesi del tutto diverse sulle cui facce, entrambe anepigrafi, compaiono – ad esempio – una Gorgoneion di fronte con la bocca aperta e la lingua sporgente, al rovescio, un muso frontale di pantera con in vista le zampe anteriori. Inutile dire che se una “civetta” di media conservazione e di stile comune può essere acquistata per poche centinaia di euro, queste “antenate” passano all’asta molto più raramente e con valutazioni ricche di zeri.
Ma veniamo alla loro storia: secondo le tradizioni rappresentate nelle opere di Aristotele e Plutarco, la monetazione ateniese fu introdotta da Solone, che divenne arconte di Atene nel 594 o 593 a.C. Tuttavia, le prove accumulate dimostrano che tali riferimenti letterari non sono poi così precisi, poiché parlano di una produzione di moneta in epoche precedenti. Quindi, o i testi originali sono stati sottoposti a successive revisioni oppure i riferimenti alla dracma non sono tanto alla moneta effettivamente coniata quanto da interpretare in relazione all’unità di peso.
La prima monetazione di Atene, nota come “monete araldica” sembra essere stata introdotta intorno al 545 a.C., all’inizio della tirannia di Peisistratus. Sembrerebbe che le élite locali siano state la forza trainante di questa iniziativa in quanto la varietà di disegni, quattordici in tutto, probabilmente rappresentano stemmi di famiglia simili a scudi. Il numero limitato di matrici utilizzate e la rarità delle monete indicano che quello della produzione estensiva di moneta non era ancora considerato un problema sostanziale.
A un certo punto, durante la tirannia di Ippia (527-510 a.C.), la monetazione “araldica” fu sostituita dalla serie Gorgoneion. I tetradrammi di questo tipo sono tra le più significative monete di Atene, se non altro per la loro denominazione.
Prima di questa monetazione, gli Ateniesi avevano una moneta uguale in peso a uno statere corinzio. L’introduzione di monete a doppio peso indica forse che gli ateniesi pianificarono di iniziare a utilizzare le monete per le grandi transazioni e il commercio internazionale, piuttosto che principalmente per uso locale.
Un’innovazione importante di questa monetazione è il fatto che sul rovescio porta un disegno artistico. Con l’eccezione di un leone di fronte o una testa di pantera all’interno di uno dei quadranti del punzone incuso, tutte le monete ateniesi battute prima di questo periodo erano essenzialmente unificate. Questo potrebbe essere dunque, secondo gli studiosi, il primo esempio di zecca nel mondo occidentale quando in cui viene impiegato un tipo completo al rovescio.
L’uso di un soggetto al rovescio permise agli ateniesi di avvicinarsi sempre di più a una vera “moneta di Stato” in contrasto con una moneta eclettica sulla quale venivano impiegati una varietà di disegni personali.
Con il dritto ora recante la testa di fronte della Gorgone – un emblema, seppur indiretto, della dea protettrice della città Athena – qualsiasi presenza di tipi “personali” (in questo caso solo due, le teste di fronte di una pantera – o un leone? – e un toro) viene circoscritto notevolmente in numero e isolato al rovescio dando luogo ad un evidente forma di controllo centralizzato delle emissioni. Prima moneta ateniese con reale “senso di uniformità” quella con la Gorgoneion viene datata fra il 520 e il 510 a.C. e prelude l’introduzione del più famoso tipo con Atena, la civetta e l’etnico che tutti i numismatici ammirano.