Non è Sanremo la città raffigurata sulla moneta: così l’errore sui 5 euro Calvino scatena le proteste della Famija Sanremasca e diventa “virale”
di Roberto Ganganelli | Vi abbiamo presentato la divisionale italiana 2023 fior di conio contenente la moneta d’argento da 5 euro (leggete qui) che, con felice scelta senza dubbio, è stata dedicata al centenario della nascita di uno dei massimi narratori e intellettuali del nostro Novecento, Italo Calvino.
Della moneta abbiamo apprezzato la poesia e la freschezza di quel richiamo al romanzo Il Barone rampante, ma neppure noi ci siamo accorti di un errore sui 5 euro Calvino che, invece, altri hanno notato tanto da essere da qualche giorno “virale” nel web.
Secondo il sito di IPZS e la descrizione ufficiale della moneta, infatti, la scena del rovescio rappresenterebbe “i due protagonisti Cosimo e Violante in primo piano su un profilo della costa ligure, in particolare Sanremo, città molto cara allo scrittore” (guarda il video della creazione della moneta nel canale YouTube di IPZS cliccando qui).
Sta di fatto che varie testate, per primo il quotidiano genovese Il Secolo XIX, hanno notato un errore sui 5 euro Calvino già durante la presentazione della moneta di pochi giorni fa, ma ora si è mossa la Famija Sanremasca, associazione che tutela la cultura della Città dei fiori e che si è rivolta al Comune visto che appare “oltraggioso per la città che ha visto crescere Calvino (prima liceale, poi partigiano e redattore dell’Eco della Riviera)” il fatto di essere stata scambiata con un’altra località, la cittadina francese di Mentone.
L’errore sui 5 euro Calvino in cui è incappato l’autore della moneta Antonio Vecchio è dunque macroscopico ma, purtroppo, ha una motivazione che, se certo non lo giustifica, per lo meno ne fa comprendere l’origine. Quella veduta “incriminata” di Mentone, infatti, in vari motori di ricerca appare tra i risultati in evidenza quando si cerca – per l’appunto – utilizzando la parola chiave “Sanremo”.
Come riporta Il Secolo XIX, nello stesso intoppo sono caduti anche noti portali come Booking, Expedia, un’agenzia pubblicitaria che doveva promuovere il casinò, perfino il quotidiano inglese The Guardian, una catena di supermercati e anche i curatori della campagna di Matteo Salvini i quali, per le elezioni europee del 2020, collegio Piemonte-Liguria, avevano accostato l’attuale vice premier e ministro allo slogan “Prima gli Italiani”… e a questa cartolina della Francia!
Imbufaliti, gli esponenti della Famija Sanremasca chiedono di sapere: 1) a chi sia venuta in mente l’idea della moneta; 2) chi abbia affidato l’incarico ed a chi ed eventualmente con quali fondi; 3) su che basi abbia operato l’autore del bozzetto, con chi si è confrontato; 4) a chi sia stato sottoposto il bozzetto finale e chi ne abbia dato il parere favorevole; 5) se il comune fosse stato informato o meno di tutta la vicenda.
Come ciliegina sulla torta, si chiede inoltre che le 9000 confezioni della divisionale 2023 con l’errore sui 5 euro Calvino vengano ritirate e la moneta rifatta da capo. E così, dato che la serie è in distribuzione dal 6 ottobre e già prenotata da chissà quanti operatori e collezionisti, si creerebbe ulteriore confusione e di certo una bolla speculativa, di più o meno lunga durata, sui pezzi con il fatidico errore.
Inutile ribadire che errare è umano, anche se farlo nella progettazione grafica di una moneta – una delle massime espressioni istituzionali di una nazione – è sempre un po’ più grave e spinoso rispetto a farlo in un’opera creativa “privata”.
Ed è pur vero che, citando Dante Alighieri nelle sue Lezioni americane – quando, nel Purgatorio, il Sommo poeta scrive “Poi piovve dentro a l’alta fantasia” – lo stesso Italo Calvino ammette che “La fantasia è un posto dove ci piove dentro” ma, diciamoci la verità, dall’errore sui 5 euro Calvino ci si poteva cautelare aprendo un “ombrello” facile da usare e a disposizione di tutti, in primo luogo degli artisti della monetazione.
Sarebbe bastato, infatti, mettere a confronto sia tramite il web, croce e delizia del presente, ma assai meglio con l’ausilio dei cari, vecchi libri a stampa, una serie di vedute di Sanremo dal mare – e in rete ce ne sono a centinaia – per rendersi conto che quella poetica promenade con archi e palme, quella chiesa dai due campanili – l’uno piccolo, l’altro svettante verso il cielo – e quelle casette arroccate non appartenevano affatto alla Città dei fiori.
Cosa farà il Poligrafico e zecca dello Stato italiano? Al momento non lo sappiamo ancora, ma il silenzio non giova certo a una situazione senza alcun dubbio spiacevole, sia per la città di Sanremo che il mondo del collezionismo e per la nostra officina monetaria.