Non capitava da tempo di dar conto di due sold out IPZS così ravvicinati. Apparenti successi che, però, scaturiscono da ragioni su cui riflettere
di Roberto Ganganelli | Distribuita dal 29 aprile scorso, la nuovissima 5 euro in bronzital d’Italia (mm 26,95 per g 9,30, bordo rigato) è dedicata, come sappiamo, al centenario dell’Associazione Nazionale Alpini e, sebbene coniata in ben 10.000 esemplari, nello shop della Zecca (clicca qui) era data già esaurita al momento del rilascio ufficiale sul mercato a commercianti e privati.
Una moneta che, obtorto collo, ha sostituito quella che doveva essere una 2 euro dedicata allo stesso tema (legqi qui il nostro articolo dello scorso novembre) ma che, per un veto della Commissione Europea (che non ha gradito i riferimenti alle Forze armate contenuti nel bozzetto) è stata abbandonata per il nuovo nominale.
Un vero e proprio successo, insomma, dovuto all’affetto diffuso per le penne nere – che hanno celebrato al Milano dal 10 al 12 magio l’Adunata del Centenario, clicca qui – e anche per la carica d’innovazione di questa tipologia (proof, confezionata in coin card e di prezzo abbordabile, 25,00 euro alla fonte).
I 5 euro in bronzital 100° anniversario dell’ANA
Tuttavia, questo successo porta a pensare che il contingente potesse essere ben più elevato perché, se è vero che alcune migliaia di pezzi della bella moneta modellata dall’artista Silvia Petrassi sono certamente finite nei cassetti dei collezionisti veri e propri, è altrettanto verso che una buona fetta è stata acquistata da alpini, ex alpini, soci e simpatizzanti dell’ANA.
E, c’è da giurarci, sia tra i numismatici che tra gli membri dell’associazione nata una secolo fa – che a marzo contava circa 347 mila soci tra le 80 sezioni italiane, le 30 estere e gli 8 gruppi autonomi – in molti saranno rimasti con l’amaro in bocca e con la necessità di approvvigionarsi sul mercato secondario ad un prezzo di certo superiore.
I 5 euro in argento e smalti per la Ragioneria dello Stato
Il secondo sold out numismatico fatto registrare dalla Zecca riguarda una moneta “istituzionale”, ossia i 5 euro in argento Fdc con smalti policromi (mm 32,00 per g 18,00, bordo godronato spesso) che, usciti il 4 aprile in appena 2.500 esemplari in astuccio a 45,00 euro ciascuno sono risultati ben presto, anche questi, esauriti nello shop del Poligrafico (clicca qui).
La moneta, modellata dal maestro Claudia Momoni, come si legge nei comunicati ufficiali, è dedicata al secolo e mezzo dall’istituzione della Ragioneria generale dello Stato e al dritto riporta una “veduta del Palazzo delle Finanze di Via Cernaia in Roma, sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, su cui si stagliano le bandiere sventolanti a colori della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea. In alto e in basso, rispettivamente, le scritte REPUBBLICA e ITALIANA”.
Al rovescio “due figure geometriche sulle applicazioni della sezione aurea (disegni attribuiti a Leonardo da Vinci) dal trattato De Divina Proportione di Fra’ Luca Pacioli (Biblioteca Ambrosiana di Milano). Nel giro, la scritta RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO; in alto R, identificativo della Zecca di Roma, e il valore 5 EURO; alla base della figura di destra, il nome dell’autore MOMONI, a seguire le date 1869 e 2019”.
Che dire? Duemila e cinquecento esemplari sono davvero pochi e, d’altra parte, si può supporre che alcune centinaia sianostate assorbite da ambienti istituzionali del MEF e della Ragioneria generale dello Stato, protagonista della celebrazione numismatica.
Anche qui, dunque, prescindendo da ogni valutazione artistica (la moneta è comunque piacevole e ottimamente equilibrata, anche nell’uso dei colori) e limitandoci alle politiche di marketing, più di un commerciante si sta trovando nella situazione di non poter soddisfare i propri clienti e, viene da pensare, anche parte degli abbonati alle novità italiana non avranno potuto ricevere la coniazione.
Successi reali o apparenti? Parliamone
Non è così, tuttavia, almeno a nostro parere, che si aiuta la numismatica italiana a crescere né in questo modo che si incoraggia il collezionismo delle monete contemporanee; la politica, piuttosto, sembra orientata sulla scelta di puntare parte delle emissioni del programma tricolore su monete destinate a target precisi di clientela, magari tutt’altro che numismatica.
Queste monete possono anche andar esaurite in un batter d’occhio ma lo zoccolo duro dei collezionisti, per quando molto ristretto rispetto al passato (ricordate le oltre 689 mila 500 lire Marconi 1974 coniate e vendute?) non crediamo che sia rimasto soddisfatto; anzi, qualcuno ha sicuramente deciso di piantare tutto dopo l’ennesima fatica inutile compiuta nel cercare di completare la propria raccolta di monete della Repubblica Italiana.
Dunque, chiediamo a a chi di dovere, questi due sold out IPZS per gli Alpini e la Ragioneria generale dello Stato si è trattato di vera gloria?