Frutto del lavoro di Alberto D’Andrea, Giuseppe Tafuri ed Enrico Vonghia, le opere riscrivono il catalogo delle monete di Tarentum dalle origini al 209 a.C.
a cura della redazione | Due volumi sull’antica monetazione di Tarentum, il primo uscito alcuni mesi or sono e il secondo di recentissima pubblicazione: due volumi parte di un progetto editoriale più ampio e che merita qualche riga di premessa.
In totale sono previsti quattro volumi e i due ancora in fase di redazione copriranno, rispettivamente, il primo i periodi dal 350 al 281 a.C. e dal 281 al 209 a.C. e il secondo temi connessi quali l’analisi dei monogrammi e dei simboli, i nomi dei magistrati presenti sui vari esemplari, l’evoluzione dell’etnico, gli elementi grafici ricorrenti sui frazionali, oltre alla disamina delle teorie sulla datazione delle serie post pirriche e sui denari romani emessi durante l’occupazione di Annibale, nonché alle analisi spettrografiche e chimiche.
Gli autori della collana sono gli studiosi Alberto D’Andrea, Marco Miglioli, Giuseppe Tafuri ed Enrico Vonghia; la parte descrittiva di ciascuna opera è stata redatta sia in italiano sia in inglese, mentre le singole schede dei tipi monetalisono solo in quest’ultima lingua.
Il primo volume, The Coins of Tarentum from VI century BC to 350 BC, inaugura dunque un progetto editoriale di ampio respiro che vede la sistematica classificazione e catalogazione di tutte le emissioni della celebre zecca tarantina dalla sua apertura, nel VI secolo a.C., fino alla definitiva chiusura per mano dei Romani, del 209 a.C.
Il volume – 366 pagine a colori, € 100 presso l’editore – si fonda, per buona parte, sulle teorie espresse da Wolfgang Fischer-Bossert nel suo fondamentale studio Chronologie der Didrachmen prägung von Tarent 510-280 v. Chr. (1999), integrando tuttavia le varie serie con i frazionali (lo studioso tedesco, giova ricordarlo, ha esaminato unicamente le didracme e le emissioni auree). In merito ai frazionali, gli autori del presente lavoro avevano già affrontato nel 2022 i dioboli nell’opera The Diobols of Tarentum passando in rassegna oltre 2000 esemplari fra musei e cataloghi d’asta.
In totale, nel primo volume su Tarentum, vengono esaminate 510 tipologie (o, stando alle specifiche dell’opera, sarebbe meglio dire “tipi”), suddivise in 26 serie. Ogni singola serie viene inquadrata cronologicamente e messa in relazione ai principali eventi storici che la città stava attraversando in quel periodo. Interessante è anche l’analisi del sistema ponderale tarantino e della sua unica riforma, avvenuta in epoca pirrica.
The Coins of Tarentum from 350 BC to 281 BC – 340 pagine a colori, € 100 presso l’editore – continua nell’obiettivo di fornire una panoramica della produzione monetaria di Taranto dalle origini fino alla chiusura della zecca per mano dei Romani (209 a.C.). In questo secondo volume dello studio viene esaminata l’intera produzione tarantina compresa fra il 350 a.C. ed il 281 a.C., seguendo gli eventi più importanti della storia cittadina che, immediatamente dopo la morte di Archita (360 a.C.), dovette affrontare prima le guerre contro i Messapi (chiamando in aiuto dapprima Archidamo III e successivamente Alessandro il Molosso), poi quella contro Roma, che prese l’avvio proprio nel 281 a.C. e che avrebbe visto in seguito l’arrivo di Pirro.
In totale vengono esaminati 460 tipi, suddivisi in 14 serie; da notare come le didracme seguano anche in questo caso, per la maggior parte, le tesi esposte da Wolfgang Fischer-Bossert in Chronologie der Didrachmen prägung von Tarent 510-280 v. Chr. (1999), mentre i frazionali, che sono la vera e più interessante novità dell’opera, vengono inquadrati nelle varie emissioni grazie alle analisi comparative e alle cronologie fornite dai numerosi tesoretti indagati, primi fra tutti quelli conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
L’intero progetto ha goduto del resto della collaborazione di decine di musei italiani e stranieri che hanno aperto le loro collezioni – talvolta ricche, per Tarentum, di moltissimi esemplari, talvolta solo di poche ma significative monete – in modo da permettere agli autori di incrociare i dati disponibili e di dar vita ad un repertorio di notevole complessità, completezza e approfondimento.