di Mathias Paoletti | Raffigura il celeberrimo ritratto marmoreo Busto di Costanza Bonarelli, conservato presso il Museo del Bargello a Firenze, la faccia nazionale della moneta celebrativa da 2 euro che la Repubblica di San Marino dedica, con uscita sul mercato il 20 settembre, al 420° anniversario dalla nascita di Gian Lorenzo Bernini, che nella Roma dei papi e in strenua lotta con il coevo Vincenzo Borromini si cimentò come scultore, architetto, pittore, ma anche nelle “meno nobili” attività di scenografo, commediografo e disegnatore.
Considerato uno degli esempi più belli e significativi della scultura di epoca barocca, il busto ritrae la donna che per un periodo fu l’amante dell’artista, tanto che l’opera rimase a lungo nell’abitazione dello scultore. La riproposizione della scultura nel campo della moneta è opera della mano di Annalisa Masini. La 2 euro berniniana del Titano, prodotta dalla Zecca di Roma in 60.500 esemplari fior di conio, sarà in vendita a 16 euro (a cui, come al solito, va aggiunta l’IVA in vigore per i residenti in Italia).
Nata intorno al 1614 da Lorenzo Piccolomini, del ramo viterbese dell’importante famiglia senese, Costanza nel 1628 riceve una dote di 45 scudi (l’affitto annuo di una casa di dimensioni modeste) dalla Confraternita di San Rocco. Nel 1630 la “zitella da Viterbo” riceve promessa di una seconda dote (di 26 scudi e 44 baiocchi) dalla Confraternita del Gonfalone e così sposa lo scultore, restauratore e mercante d’arte Matteo Bonarelli (o Bonucelli) nel 1632. La dote è fissata a 289 scudi. Costanza ha diciotto anni, dieci meno del marito.
Bonarelli diviene assistente di Bernini e quando la moglie del lavorante e il grande artista incontrano, Costanza è una donna sposata di ventidue anni, Bernini uno scapolo di trentotto. Il ritratto del Bargello, in cui lo scultore immortala la sua amante, potrebbe essere stato iniziato nel 1636 ma era senz’altro finito nell’ottobre dell’anno dopo quando Fulvio Testi, amico di Bernini, dichiara che si trattava del più bel ritratto mai eseguito da Gian Lorenzo.
Nell’estate del 1638 scoppia lo scandalo. Quando Gian Lorenzo scopre che la sua amante ha una relazione anche con suo fratello Luigi impazzisce di gelosia e i suoi eccessi sono descritti nella lettera disperata della madre, Angelica Galante Bernini, al cardinal Francesco Barberini.
Gian Lorenzo, credendosi “padron del mondo”, minaccia il fratello con la spada, e invoca il cardinale che trovi un modo per “raffrenare l’impeto di questo mio figlio”. Angelica non dice invece come il grande artista punisce la bella amante infedele: facendola sfregiare in viso da un servo che le aveva portato un regalo da parte di Gian Lorenzo. Intanto Luigi fugge da Roma e ripara a Bologna.
A seguito del processo Costanza è trattata come adultera, punita con la detenzione nella Domus Pia de Urbe, nota come monastero di Casa Pia, mentre il servo viene esiliato e Bernini viene dapprima condannato a una multa di 3 mila scudi e poi graziato, mentre suo fratello è esiliato da Roma. Infine, nel 1639, Costanza viene “restituita al marito”.
Collezionista e scultrice anch’essa, Costanza crea una ricca e interessante collezione che espone nella galleria del piano nobile di casa e in due stanze del piano superiore.Tra le opere
Negli “Stati d’anime” della Pasqua 1657 (una sorta di censimento periodico) Costanza Piccolomini è registrata come madre di una bimba di tre anni, Olimpia Caterina Piccolomini che, dunque, doveva essere nata poco più di un anno dopo la morte del marito da una Costanza ultraquarantenne.
La chiacchierata e bellissima amante del Bernini muore il 30 novembre 1662 e viene sepolta nella basilica di Santa Maria Maggiore, la stessa chiesa in cui troveranno posto, quasi vent’anni dopo, anche le spoglie del grande architetto e scultore che, col suo genio e la sua sregolatezza, segnò un’epoca intera.