L’Italia fascista introdusse in Africa Orientale Italiana, subito dopo la proclamazione dell’Impero del 9 maggio 1936, un sistema monetario “ibrido”, basato essenzialmente sulla lira italiana e sul parallelo libero corso del tallero di Maria Teresa. Conseguentemente furono disposti la prescrizione e il ritiro dal circolante delle monete e banconote etiopiche.

Tuttavia, mentre il ritiro del numerario etiope avvenne senza particolari difficoltà, il sistema monetario dell’Africa Orientale Italiana divenne ben presto preda di una vasta speculazione internazionale ai danni della lira. Questa situazione è stata descritta efficacemente in una lettera che il governatore della Banca d’Italia, Vincenzo Azzolini, scrisse il 4 dicembre 1937 al duce:

Per il tallero di Maria Teresa è risultato un regime tutt’affatto diverso (rispetto al ritiro del circolante etiope, NdA), giacché non solo ne fu lasciata libera la circolazione, ma si provvide addirittura a nuove larghe somministrazioni dall’Italia, e, per incoraggiare gli indigeni a cederli (ed anche in vista dell’utile che si poteva trarre dalla vendita dei pezzi coniati in Italia, NdA) fu fissato per tale moneta un cambio di lire italiane di molto superiore al suo contenuto intrinseco di metallo nobile, anche considerate le spese di coniazione, di spedizione e di assicurazione.

Vincenzo Azzolini, governatore della Banca d’Italia dal 1931 al 1944, cercò di contrastare le speculazioni sulla lira italiana nel Corno d’Africa, attuate utilizzando talleri di Maria Teresa

Son noti all’E.V. i gravi inconvenienti che ha dato luogo tale procedimento. Speculatori esteri hanno dato incarico a numerose zecche – principalmente quelle di Londra, Parigi e Bruxelles (ma anche Praga e Budapest, NdA) – di coniare talleri per loro conto, che rivenduti sui mercati etiopici, assicuravano loro larghi margini di utile. Margini tanto larghi che per essi, pur tenendo conto delle spese accessorie, sussisteva forte la convenienza di vendere i biglietti di banca italiani, ottenuti con la cessione dei talleri sui vari mercati esteri della lira – specialmente a Parigi – pure ai bassi corsi ivi vigenti”.

Per avere un’idea dei quantitativi di talleri di Maria Teresa battuti nelle zecche inglesi, francesi e belghe, basti dire che il delegato della Banca d’Italia a Londra calcolò per il solo 1937 una coniazione di circa dieci milioni di pezzi!

Ora il tallero della pettoruta imperatrice asburgica, che inizialmente era quotato in Africa Orientale Italiana pari a 5 lire, col trascorrere del tempo vide lievitare il proprio tasso di cambio a 10,50 lire nel febbraio 1937 fino a raggiungere, nel giugno dello stesso anno, la quotazione di 13,50 lire per tallero teresiano.

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Manifesto pubblicitario delle “filiali nelle terre d’Oltremare” della Banca d’Italia e sede della banca ad Addis Abeba (ex sede della Banca d’Etiopia)

L’obiettivo del governo fascista fu quello di indurre gli indigeni a cedere i talleri tesaurizzati in cambio di lire, ma purtroppo ciò causò l’eccitazione della speculazione contro la lira: gli speculatori, a causa dell’alto differenziale tra il costo dei talleri di Maria Teresa prodotti all’estero e il loro prezzo in lire, ottenevano grandi quantità di valuta italiana, soprattutto costituita da banconote, ad un prezzo pari a circa la metà del nominale; la valuta in questo modo ottenuta veniva quindi ceduta sui mercati europei a prezzi vantaggiosi.

L’esportazione di valuta italiana era particolarmente accentuata ad Assab, ove operai yemeniti e sudanesi, cui era vietato cambiare i risparmi in valuta straniera, avviarono senza troppe difficoltà l’esportazione delle lire sconfinando nella vicina Gibuti, colonia francese, oppure imbarcandosi alla spicciolata sui sambuchi diretti verso i porti della penisola arabica, particolarmente verso Aden.

Onde risolvere radicalmente il problema della speculazione si pensò di emettere una serie speciale di cartamoneta da introdurre nei possedimenti italiani in Africa. Risale, infatti, al XIV anno dell’era fascista, ovvero al periodo che va dal 28 ottobre1935 al 27 ottobre1936, il progetto del biglietto da 1000 lire per l’Africa italiana che di recente è stato studiato e reso noto per la prima volta da Gerardo Vendemia (approfondisci qui).

Dritto e rovescio del progetto di banconota da 1000 lire per l’Africa italiana, XVI E.F. Al rovescio il profilo del rinomato transatlantico Rex

Questo progetto non fu tradotto in realtà e, probabilmente per motivi economici, si preferì adottare per la serie speciale di biglietti da destinare ai territori italiani in Africa gli stessi tipi già sperimentati in madrepatria per i tagli da 50, 100, 500 e 1000 lire. Infatti già il 30 marzo 1936 il governatore della Banca d’Italia Azzolini propose al Consiglio superiore dell’istituto l’emissione di una serie speciale in biglietti da 100 e da 50 lire avente corso legale esclusivamente nei possedimenti e nelle colonie, come sostituti dei biglietti italiani in circolazione in madrepatria, differendo da questi ultimi solo nel colore.

Questo era l’unico strumento in grado di mettere in condizioni il governo di conoscere esattamente l’effettivo circolante italiano nelle colonie, sulla scia di quanto positivamente sperimentato dalla Francia nei suoi possedimenti d’oltremare. Tale proposta era stata approvata da Mussolini in persona che, addirittura, aveva prescelto le varie tonalità di colore da adottare per le banconote della serie speciale tra i vari campioni che gli erano stati presentati dal governatore Azzolini.

Ad ogni modo, quando la fabbricazione dei biglietti della serie speciale coloniale era già avviata, l’opposizione del ministro delle Colonie ne causò la sospensione a tempo indeterminato. La fabbricazione dei biglietti speciali fu ripresa nel 1938, nel tentativo di frenare la sempre più imponente speculazione ai danni della lira, prevedendo l’emissione anche dei tagli da 500 e da 1000 lire a fianco di quelli da 100 e da 50 lire. Mediante il D.M. 28.03.1938 la Banca d’Italia fu autorizzata ad emettere una serie speciale di banconote destinata a circolare esclusivamente nei territori dell’Africa italiana (comprendenti anche la Libia, oltre che Eritrea, Somalia e Etiopia), ambito territoriale che subito dopo, precisamente con D.M. 08.08.1938, fu ulteriormente circoscritto alle sole colonie dell’Africa Orientale Italiana. La Libia fu ragionevolmente esclusa in quanto, in quel territorio, la lira della madrepatria era penetrata senza particolari problemi.

Il menzionato decreto del 08.08.1938 statuì che i biglietti da 50, 100, 500 e 1000 lire allora in circolazione in Africa Orientale Italiana sarebbero stati man mano sostituiti con quelli della serie speciale a cura delle filiali della Banca d’Italia; a loro volta i biglietti della serie speciale, che furono anche chiamati “lira verde”, sarebbero stati cambiati ai possessori in fase di rimpatrio, presso le filiali della Banca d’Italia nei porti d’imbarco africani contro vaglia della Banca d’Italia, oppure in tagli da 50 e 100 lire metropolitane sulle navi in arrivo nei porti italiani, a cura delle filiali della Banca d’Italia dei porti di sbarco. Vediamo di descrivere i quattro tagli delle banconote approntate dalle Officine della Banca d’Italia per la serie speciale per l’A.O.I.

africa orientale italiana impero benito mussolini duce fascismo lire banconote cartamoneta serie speciale aoi tallero maria teresa monete circolazione banca d'italia50 lire tipo “Lupa capitolina, con margine largo”

  • Dritto: a sinistra corona floreale con frutti, recante all’interno la filigrana.
  • Rovescio: al centro la Lupa capitolina che allatta Romolo e Remo; due fasci littori incombono sul medaglione a destra.
  • Dimensioni biglietto: mm 137 x 78 mm; parte a stampa del dritto: mm 116 x 67.
  • Filigrana: testa di Giulio Cesare
  • Il biglietto metropolitano ha fondo giallo-arancio, mentre quello della serie speciale ha il fondo verde.
  • Autore del bozzetto: Giovanni Pietrucci.
  • Carta: bianca filigranata.
  • Caratteristiche tecniche: stampa in cromo-tipografia in quadricromia per il dritto; stampa calcografica e tipografica in tricromia per il rovescio.

100 lire tipo “Capranesi con aquila romana”

  • Dritto: due ovali bianchi atti a contenere le filigrane, circondati da ghirlanda di quercia; al centro, in basso, la personificazione di Roma elmata, seduta e rivolta verso la Lupa capitolina a dx, recante uno scudo sotto il braccio dx, una lancia stretta con la mano destra e sorreggente con la mano sx una vittoriola alata.
  • Rovescio: al centro corona di frutta e foglie d’ulivo, tenuta insieme con un nodo basso da cui si dipartono due nastri svolazzanti, che incornicia un’aquila romana ad ali spiegate e col capo a sx.
  • Dimensioni biglietto: mm 185 x 110; parte a stampa del dritto: mm 151 x 91.
  • Filigrana: testa dell’Italia turrita nel medaglione di sx; testa di Dante cinta d’un serto di lauro nel medaglione di dx.
  • Il biglietto metropolitano ha fondo grigio-verde, mentre quello della serie speciale ha il fondo verde scuro.
  • Autore del bozzetto: Giovanni Capranesi.
  • Carta: bianca d’impasto speciale, filigranata in pasta.
  • Caratteristiche tecniche: stampa in cromo-tipografia e calcografia.

500 lire tipo “Capranesi con Mietitrice e fascio littorio come contrassegno di Stato”

  • Dritto: a dx la figura di una mietitrice che, sedendo su covoni di grano, ne cinge uno col braccio sinistro e tiene con la mano destra una falce, artistica e riuscita iconografia del lavoro agricolo, base dell’economia italiana di quegli anni. A sx un ovale che ospita la filigrana.
  • Rovescio: nell’ovale centrale, di più grandi dimensioni, uno dei due monumentali gruppi scultorei che hanno ornato, fino al 1930, il prospetto principale di Palazzo Koch, sede centrale della Banca d’Italia, realizzati da Nicola Cantalamessa Papotti (i due gruppi scultorei furono asportati nel 1930 a tutela della stabilità dell’edificio); il gruppo scultoreo è composto da tre figure allegoriche rappresentanti l’Economia a sx, la Legge che regge il fascio littorio al centro, e la Finanza a dx. Nel tondo a sx l’aquila araldica di Casa Savoia, coronata e caricata in petto dello scudo crociato sabaudo.
  • Dimensioni biglietto: mm 201 x 117; parte a stampa del dritto: mm 186 x 101.
  • Filigrana: testa di Leonardo da Vinci.
  • Il biglietto metropolitano ha fondo grigio-verdenelle parti esterne e la parte centrale di colore violetto al dritto, mentre quello della serie speciale ha al dritto il fondo verde chiaro nelle parti laterali e la parte centrale in grigio.
  • Autore del bozzetto: Giovanni Capranesi.
  • Carta: bianca filigranata in pasta.
  • Caratteristiche tecniche: stampa in cromo-tipografia e calcografia.

africa orientale italiana impero benito mussolini duce fascismo lire banconote cartamoneta serie speciale aoi tallero maria teresa monete circolazione banca d'italia1000 lire tipo “Capranesi con Regine del Mare”

  • Dritto: in basso al centro due figure femminili in manto d’ermellino, che rappresentano le due repubbliche marinare regine del mare, Venezia e Genova, semidistese su base architettonica; entrambe hanno in mano il bastone del comando e poggiano un braccio sullo stemma della città (il Leone di San Marco per Venezia e San Giorgio che uccide il Drago per Genova); in secondo piano, tra le due regine del mare, si staglia verso l’alto la prua di una nave antica. L’area centrale è ingentilita da festoni floreali e foglie di quercia circondano i due ovali delle filigrane.
  • Rovescio: nell’ovale centrale, di più grandi dimensioni, uno dei due monumentali gruppi scultorei che hanno ornato, fino al 1930, il prospetto principale di Palazzo Koch, sede centrale della Banca d’Italia, realizzati da Nicola CantalamessaPapotti (i due gruppi scultorei furono asportati nel 1930 a tutela della stabilità dell’edificio); il gruppo scultoreo è composto da tre figure allegoriche rappresentanti l’Industria a sx, l’Agricoltura al centro, e il Commercio a dx.
  • Dimensioni biglietto: mm 222 x 126; parte a stampa del dritto: mm 205,8 x 109,5.
  • Filigrana: nel medaglione di sinistra testa turrita d’Italia, in quello di destra testa di Cristoforo Colombo.
  • Il biglietto metropolitano al diritto ha parti esterne in grigio-azzurro e parti interne di colore marrone chiaro, mentre quello della serie speciale ha le colorazioni invertite.
  • Autore del bozzetto: Giovanni Capranesi.
  • Carta: bianca d’impasto speciale, filigranata in pasta.
  • Caratteristiche tecniche: stampa in cromo-tipografia e calcografia.

Tutti biglietti della serie speciale recano al dritto due leggende in stampatello, di colore rosso, posizionate sui margini bianchi superiore e inferiore. La leggenda del margine superiore è SERIE SPECIALE AFRICA ORIENTALE ITALIANA mentre quella del margine inferiore è E’ VIETATA LA CIRCOLAZIONE FUORI DEI TERRITORI DELL’AFRICA ORIENTALE ITALIANA. Le banconote della serie speciale per l’Africa Orientale Italiana furono emesse in due tornate, riassunte nella seguente tabella:

Taglio Prima emissione N° biglietti Valore in lire Seconda emissione N° biglietti Valore in lire
50 lire D.M. 14.06.1938 12.09.1938 8.000.000 400 milioni D.M. 14.01.1939 2.970.000 148,5 milioni
100 lire 4.000.000 400 milioni 1.500.000 150 milioni
500 lire 1.000.000 500 milioni 200.000 100 milioni
1000 lire 500.000 500 milioni 100.000 100 milioni
N.B.: il numero autorizzato di banconote da 50 lire della seconda emissione fu di 3.000.000 di pezzi, ma se ne stamparono 2.970.000

Una relazione della Banca d’Italia dell’ottobre 1941 ci fa sapere che nel mese di gennaio 1939 non era ancora stato deciso il momento per avviare il cambio della valuta italiana in Africa Orientale Italiana coi biglietti della serie speciale. Ciò in quanto remarono contro il cambio i banchieri, i commercianti e, soprattutto, i funzionari del governo, timorosi che le banconote della serie speciale potessero presto svalutarsi rispetto alla lira metropolitana, vedendo in tal modo diminuire il potere d’acquisto dei propri stipendi.

Naturalmente remarono contro anche gli speculatori, aventi tutto l’interesse a continuare a fare affari contrabbandando lire italiane. Tutti questi figuri riuscirono a fare convinto Mussolini, coi pretesti più disparati, che la “lira imperiale” (altra definizione utilizzata per indicare le banconote della serie speciale) avrebbe innescato fenomeni speculativi, inflazione e confusione nei cambi con l’Italia. Inoltre all’annuncio dell’introduzione della “lira verde”, si era inasprita la spinta speculativa volta all’esportazione dei biglietti italiani, fatto testimoniato da un rapporto al governo del console italiano a Gibuti.

Nel gennaio 1939 in Banca d’Italia era disponibile l’intero quantitativo di banconote, pronto per essere inviato alle filiali del Corno d’Africa. Purtroppo, apparentemente senza ragione plausibile, il ministro per gli Scambi e le Valute invitò l’istituto di emissione a temporeggiare. Addirittura il 27 gennaio 1939 Attilio Teruzzi, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Africa Italiana, telegrafò al duce invitandolo a “considerare se non sia il caso di rinunciare a questo provvedimento […] è mia opinione netta che esso riuscirà molto dannoso e che non verrà a confermare questo danno il vantaggio della minore uscita di valuta di contrabbando tanto più in vista di un regolamento prossimo, violento o pacifico, della questione Gibuti” (Archivio Storico Banca d’Italia, 6/27/9).

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Medaglia fatta coniare dal quotidiano Il Giornale d’Italia in occasione della conquista dell’Africa Orientale Italiana e cartolina che mostra le palazzine di Viale Mussolini ad Addis Abeba

Significativo il giudizio che, di questa situazione paradossale, dette Felice Guarneri, dal 1937 al 31 ottobre 1939 ministro per gli Scambi e le Valute: fallì ingloriosamente un provvedimento inteso a colpire interessi contrastanti con quelli dell’Italia e che, al contrario, venne descritto anche da parte di alte personalità politiche italiane come provvedimento destinato a minare il prestigio dell’Italia e del suo Impero. Pertanto le banconote della serie speciale restarono nei depositi della Banca d’Italia a Roma e nel Corno d’Africa il contrabbando della lira continuò indisturbato.

Vi sono versioni contrastanti sul fatto che queste banconote speciali siano, o meno, entrate effettivamente nel circolante nei territori dell’Africa Orientale Italiana: non solo Felice Guarneri lascia intendere ciò, ma anche alcuni attenti studiosi dei fatti monetari appena descritti propendono per questa tesi.

È d’uopo, dunque, fare chiarezza: ci vengono in aiuto le relazioni dei direttori delle filiali della Banca d’Italia di Gondar e Gimma (Archivio Storico Banca d’Italia, Ispettorato generale, pratica M1, c.8). Il direttore della filiale di Gondar scrisse che le “monete verdi”, introdotte nel circolante fin dal 1940, non erano gradite dal pubblico, in particolare da quello di colore. Mentre a Gimma esse circolavano senza difficoltà, ad Addis Abeba e negli altri centri dell’Etiopia la situazione era peggiore, tanto che si giunse al punto che i biglietti della serie speciale venivano sistematicamente ricusati da negozianti, pubblici esercenti e mercanti e non era più possibile spenderli.

Anche il direttore della filiale di Harar dichiarò che i biglietti della serie speciale erano accettati con difficoltà e spesso rifiutati dagli indigeni, che, anzi, li avevano fin da subito svalutati del 20% rispetto alle banconote italiane ordinarie. Da questa relazione si apprende anche che nelle località lontane dagli sportelli bancari e in alcune eccezionali circostanze (ad esempio in favore dei nostri soldati prigionieri in transito dopo l’occupazione britannica dell’ormai ex impero) le banconote verdi erano scambiate con quelle italiane ordinarie in ragione di 50 lire “buone” per ogni 100 lire della serie speciale!

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Cartolina con “indigeni al pozzo” e francobolli dell’Africa Orientale Italiana

E’ il caso di dire che la sfiducia e il conseguente deprezzamento dei biglietti della serie speciale per l’Africa Orientale Italiana furono causati dalla ben organizzata propaganda di discredito messa in atto dalle autorità britanniche, che non persero occasione per creare ogni sorta di difficoltà nei rapporti commerciali pubblici e privati, esprimendo sistematicamente forti dubbi sulla regolarità dell’emissione e sulla relativa validità legale.

Stando alle valutazioni dell’ispettore Ferrarini, concernenti la circolazione delle banconote della serie speciale in Africa Orientale Italiana al 1° aprile 1941 (quando era già in atto la campagna di occupazione delle colonie italiane del Corno d’Africa da parte delle truppe britanniche), a fronte di un ammontare di circa 214 milioni di lire in banconote verdi distribuito dalle filiali della Banca d’Italia (105,5 milioni a Gimma; 87 milioni a Gondar; 21,5 milioni ad Addis Abeba; importo che complessivamente rappresenta solo il 9,31% dell’intero valore nominale effettivamente stampato), la circolazione effettiva non superò i 116 milioni (circa il 5,05% del valore nominale stampato).

Dunque è definitivamente accertato che i biglietti della serie speciale effettivamente circolarono in quei territori fin dal 1940, anche se in piccoli quantitativi e per breve tempo. Infine, i biglietti della serie speciale ancora presenti nei depositi della Banca d’Italia a Roma che, come visto, rappresentarono più del 90% del valore nominale effettivamente stampato, furono immessi in circolazione in Italia nel 1942, per far fronte alla grave crisi di circolante verificatasi dopo l’ingresso della nazione nel Secondo conflitto mondiale, ai sensi del D.M. 25.11.1942.

Nei verbali del Consiglio superiore della Banca d’Italia si legge che “grazie a questa scorta straordinaria si è potuto fare un rifornimento cospicuo a molte filiali della banca, soprattutto a Milano, Torino e Genova”. Il Ministro spiegò che la decisione fu presa nell’intento di evitare ogni inutile spreco della speciale carta e degli inchiostri adoperati nella fabbricazione delle banconote della serie speciale per l’Africa Orientale Italiana.

Guido Crapanzano nel 1996 ha affermato di non essere riuscito a reperire dati ufficiali sicuri sulla quantità di tali biglietti effettivamente entrata in circolazione in Italia dal 26 novembre del 1942, né sul numero di siffatti biglietti ritirato dalla circolazione, ma ha azzardato di stimare l’ammontare del valore complessivo dei biglietti della serie speciale messi in circolazione in Italia in meno di un miliardo di lire (pari a meno della metà del valore nominale dei biglietti di serie speciale disponibili al 25 novembre 1942 nei depositi dell’istituto di emissione).

Bibliografia essenziale

  • AA. VV., I biglietti della Banca d’Italia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Bollettino di Numismatica, Roma 2001.
  • Guido Crapanzano (a cura di), Soldi d’Italia, un secolo di cartamoneta, Parma 1996.
  • Gabriele De Rosa, Storia del Banco di Roma, vol. III, Roma 1982.
  • Giuseppe Girola, La circolazione del tallero e della lira in Etiopia durante l’occupazione italiana, Rivista Italiana di Numismatica (111), Milano 2010.
  • Felice Guarneri, Battaglie economiche tra le due guerre, Milano 1953.
  • Arnaldo Mauri, Il mercato del credito in Etiopia, Giuffrè, Milano 1967.
  • Arnaldo Mauri e Clara Caselli, Moneta e banca in Etiopia, Giuffrè, Milano 1986.
  • Gerardo Vendemia, Le 1000 lire Africa Orientale Italiana: storia di un glorioso insuccesso, Cronaca Numismatica on-line, 08.10.2021.
  • Documenti conservati presso l’Archivio Storico della Banca d’Italia, menzionati nel saggio.