Ddl Orlando-Franceschini: quale futuro per il collezionismo in Italia?

Dal governo Gentiloni, l'attuale esecutivo a guida Lega-M5S ha ereditato anche un disegno di legge che inasprisce pene e definisce nuovi reati legati ai beni culturali. Un testo che fa acqua da tutte le parti

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Ddl Orlando-Franceschini

di Roberto Ganganelli | Non senza una certa enfasi La Stampa di domenica 13 gennaio titola a pagina 13, nella sezione Primo piano – Regole e società: Vietato maltrattare oggetti antichi. Così il collezionismo diventa reato. L’autore del pezzo, il collega Francesco Grignetti, inizia facendo presente come tra le “eredità” della scorsa legislatura prese in carico dal nuovo Parlamento a guida Lega-M5S vi sia anche il disegno di legge Orlando-Franceschini con il quale si innalzano le pene e si istituiscono nuove fattispecie di reato legate ai beni culturali.

Giro di vite, innanzi tutto, anche per il possesso “ingiustificato” e l’impiego di strumenti come i metal detector. Per quanto riguarda i collezionisti, invece, una stretta draconiana sugli obblighi di notifica in caso di cessione dei beni  – tanto più sulle vendite all’estero – e pene anche nei casi in cui, per incuria, un oggetto classificato come “bene culturale” abbia a deteriorarsi o venga malauguratamente distrutto.

Il ddl, approvato alla Camera lo scorso 22 ottobre, è ora all’esame del Senato e ha messo in allarme il mondo degli antiquari, delle case d’asta e dei commercianti numismatici. C’è tuttavia, come avevamo segnalato più volte e come ribadito ne La Stampa, un difetto d’origine dato che la legge dovrà “adeguarsi ai delitti contro il patrimonio culturale” ma non precisa per nessun tipo di oggetto – tanto meno, per le monete – secondo quali criteri un manufatto possa o debba essere qualificato come “bene culturale” e quindi sottoposto, come giusto, a stretta tutela perché non venga commerciato illegalmente nè, tanto meno, danneggiato o distrutto.

Ed eccoci fare un salto indietro di ben tre lustri, a quel fatidico 2004 quando entrò in vigore un decreto legislativo, il Codice dei beni culturali e del paesaggio che, nonostante i ripetuti emendamenti in vari articoli e commi, non è riuscito a dare una definizione – o, almeno, criteri e linee di indirizzo precise – per definire i beni culturali lasciando così un margine di potere inaccettabile – specie in settori come quello della numismatica – a funzionari talvolta non specializzati, oberati da altri mille  incarichi, a capo di strutture sotto organico e prive di fondi.

Senza contare che con la nuova legge – se verrà approvata senza modifiche – il “titolo” di potenziale bene culturale avrà un termine di riferimento temporale mobile, che è quanto di più assurdo si possa ipotizzare: ossia, ogni oggetto con più di settant’anni potrebbe essere sottoposto a tutela. Per assurdo, anche la caffettiera “napoletana” dei nonni potrebbe dover passare, da un giorno all’altro, dal fornello ad una teca blindata…

Il rischio, battute a parte, è quello di paralizzare un intero settore – e in questo caso ci riferiamo in particolare al commercio di monete, banconote, medaglie, ma con piena solidarietà con quanti amano e raccolgono francobolli, cartoline, militaria ecc. – per via di effetti della legge che lo stesso Francesco Giorgetti, al quale chi scrive si associa, non esita a definire “perversi”.

Da uno dei pilastri del diritto ad una delle aberrazioni del potere, ossia dal sacro concetto di presunzione d’innocenza a quello di presunzione di colpevolezza, il ddl Orlando-Franceschini ci mostra che il passo può essere davvero breve. Speriamo che la maggioranza dei membri del Senato – a prescindere dalla casacca – se ne renda conto, e non lo compia quel passo – non solo per la sopravvivenza della numismatica, ci mancherebbe – ma perchè in caso contrario, allora sì che per l’intero patrimonio culturale italiano, anche quello già di proprietà pubblica, si aprirebbe uno scenario dalle conseguenze inimmaginabili.

Vogliamo parlare, per concludere con un esempio, di quali sono le condizioni in cui vengono “mantenuti” migliaia di edifici storici e di opere d’arte di proprietà pubblica? Ad indignarsi e a sporgere denunce su denunce avrebbe diritto, a quel punto, ogni cittadino che, come tale, di quei capolavori è un po’ egli stesso proprietario e li vede degradarsi, giacere dimenticati, se non finire irrimediabilmente compromessi.

Parliamone, dunque, di tutela e di patrimonio, di collezionismo responsabile e di altrettanto responsabile gestione pubblica dei beni culturali, ma nel rispetto dei cittadini e dei diritti che la nostra Costituzione garantisce.