Fecondo autore di modelli per medaglie, l’artista siciliano ha immortalato una galleria di personaggi illustri in modo moderno e personale
di Roberto Ganganelli | Il maestro Emilio Greco (1913-1995), uno dei massimi artisti italiani del Novecento, è celebre per le sue sculture e i suoi disegni, ma fu anche fecondo creatore di medaglie e di placchette, oltre che modellista di monete (per San Marino e il Vaticano) e bozzettista di valori postali (per i suddetti stati e per l’Italia), tutte opere catalogate nel volume Emilio Greco. Monete Medaglie Placchette edito per i tipi della Bblioteca apostolica vaticana nel 2011.
Emilio Greco ha modellato soggetti originali per oltre sessanta tipologie di medaglie (numerose le varianti di metallo e di formato), da quelle, celeberrime, per le Olimpiadi romane del 1960, i Giochi della gioventù e le Assicurazioni Generali ad altre, meno note, coniate ad esempio per le Quadriennali d’arte di Roma del 1955 e 1960, o per il Premio “Natale di Roma” del 1988 (realizzata dalla Zecca in soli 13 esemplari in argento).
A campeggiare sulle medaglie del maestro catanese, spesso, è la figura femminile – la “donna eterna”, come l’hanno definita i critici – declinata, ad esempio, ad assumere le sembianze della Pace, della Fortuna, della Giustizia.
Quasi sempre anepigrafi, i dritti delle medaglie di Greco esprimono con plastica espressività il messaggio celebrativo, abbinando alla figura umana uno o pochi elementi e lasciando ad iscrizioni collocate al rovescio il compito di esplicitare gli anniversari, le ricorrenze, gli eventi e i personaggi commemorati.
Vi è tuttavia un filone, nella produzione di medaglie di Emilio Greco, che pone l’artista di fronte ad un dato ineludibile, la fisionomia del personaggio commemorato la quale, se certamente può essere interpretata, lascia all’autore margini di creatività ed espressione minori rispetto alla figura allegorica o ideale.
La serie degli “illustri” in tondello di Emilio Greco si compone di sette opere, la prima datata 1968 e l’ultima 1975. Ad aprire questa ideale galleria di ritratti è l’architetto Francesco Borromini (1599-1667), celebrato con dal Comune di Roma nel 1968.
Graffiato, nervoso, con i lunghi capelli ad incorniciare un viso affilato, il controverso autore – fra le altre – di San Carlino alle Quattro fontane e dell’Oratorio dei Filippini è colto da Greco nel pieno della concentrazione creativa e di quella tensione interiore che, anche a causa dei successi del rivale, Gian Lorenzo Bernini, lo condusse al suicidio.
Nel 1972, invece, l’artista è chiamato alla Camera dei Deputati a ricordare Giuseppe Mazzini (1805-1872), interpretato in maniera originale attraverso un rilievo frammentato, vagamente cubista, nel quale il protagonista del Risorgimento è fotografato in un momento di riflessione – probabilmente amara per lui, fervente repubblicano – sulla piega presa dalla storia dell’Italia unificata sotto le bandiere sabaude.
L’anno dopo, Emilio Greco dà vita a quello che è il suo “illustre” in medaglia più conosciuto, quel Dante Alighieri (1265-1321) voluto dalla Biennale internazionale della medaglia artistica di Dante di Ravenna. Il poeta e padre della lingua italiana è modellato di profilo, col capo coperto e laureato e lo sguardo intenso, quasi colto in un momento di riflessione creativa durante la stesura della Divina Commedia.
Esaltato dalla critica per la sua intensità, il Dante di Greco in medaglia ebbe varie edizioni, compresa una postuma rispetto alla scomparsa dell’artista per opera del Lions Club “Dante Alighieri” di Ravenna (nel 1994).
Un salto indietro di vent’anni ci riporta dapprima a Roma, dove Greco ritrae su commissione del Comune il poeta Francesco Petrarca (1304-1374) e quindi a Rimini, dove ad essere celebrato è l’imperatore Ottaviano Augusto (63 a.C. – 14 d.C.), il cui Arco trionfale eretto nella cittadina romagnola, da duemila anni segna il termine della Via Flaminia.
Per ritrarre Augusto, e simboleggiare l’ambigua politica della Pax Augustea – basata, più che sull’integrazione tra i popoli, sulla forza militare – l’artista pone sul capo del personaggio un elmo guerriero che si trasforma in colomba.
Completa il trittico dei personaggi illustri ritratti su medaglia nel 1974 Ludovico Ariosto (1474-1533), ricordato per contro del Circolo filatelico numismatico reggiano nel quinto centenario della nascita. Anche in questo caso le spatolature del modello, le linee del fondo, l’alternarsi sapiente dei rilievi e una patina di qualità conferiscono al ritratto, rispetto al modello iniziale, una personalità del tutto originale.
Chiude la serie degli “illustri” in medaglia firmati Emilio Greco, nel 1975, un personaggio all’epoca vivente: si tratta di Paolo VI (1897-1978) che affida al maestro, nel solco di una costante attenzione verso l’arte contemporanea, l’annuale 1975 che celebra l’Anno Santo.
Ad una colomba – simbolo dello Spirito – posta al rovescio, Greco abbina un ritratto canonico del pontefice, ieratico pur nel verismo della modellazione, per il quale rinuncia ai fondi irregolari affidandosi ad un piano perfetto, che fa risaltare – anche nei segni dell’età – le fattezze di papa Montini.