Quanto sia stata importante la moneta aurea della Serenissima, per secoli, sui mercati internazionali lo abbiamo scoperto grazie al saggio in due puntate pubblicato le scorse settimane da Roberto Crupi (leggi qui la prima parte, leggi qui la seconda parte), ma oggi è il momento di addentrarci nel particolare mondo delle imitazioni dello zecchino di Venezia, forse la riprova più evidente della straordinaria fortuna di questo tipo di moneta nato in Laguna nel 1284.
Dal lotto 1007 della prossima asta Cambi e Crippa Numismatica del 6-8 novembre, infatti, sarà messa all’incanto una collezione forse unica nel suo genere, costituita per l’appunto da imitazioni dello zecchino di Venezia coniate da zecche sparse in un ambito geografico e cronologico ampio e variegato.
Imitare una moneta significa mutuarne l’iconografia, con piccole varianti, e sostituire le legende ma sempre facendo in modo che la moneta “madre”, col suo potere iconico, possa favorire la fortuna e la circolazione delle imitazioni; questo è ciò che è accaduto a quei dischetti in oro di alto titolo che la zecca della Serenissima sfornava a migliaia con al dritto il doge che, in ginocchio, riceve il vessillo da san Marco e, al rovescio, il Redentore entro una mandorla adorna di stelle.
Non si fa problemi il Senato Romano, ad esempio, a produrre imitazioni dello zecchino di Venezia: basta sostituire san Pietro a san Marco, un senatore al doge e il gioco è fatto. Tra le monete di questo tipo in asta Cambi e Crippa Numismatica ne troviamo vari esemplari fra cui, al lotto 1107, uno con inedito segno di zecchiere, una testina di moro.
Lo fanno anche i principi d’Acaia, in Oriente, dove il ducato o zecchino veneto è moneta di largo uso: Roberto d’Angiò, nel periodo 1346-1364, ad esempio, fa imitare le coniazioni del doge Andrea Dandolo (1343-1354) realizzando esemplari di fine stile come quello al lotto 1026 del catalogo di vendita.
Perfino la concorrente storica della Serenissima, ossia la Repubblica di Genova, non sfugge alla (pagante) tentazione di coniare e usare imitazioni dello zecchino di Venezia, come fa ad esempio La Maona a Chios nel periodo tra il 1347 e il 1415. A questo arco di tempo appartiene ad esempio il lotto 1062, che riprende il ducato del doge Michele Steno (1400-1413).
Dire imitazione, tuttavia, potrebbe apparire limitativo, ma nella collezione proposta da Cambi e Crippa Numismatica figurano anche esemplari di notevole, se non estrema rarità come quello al lotto 1079, sempre di Chios ma collocabile nel breve periodo di Giano di Campofregoso (1447-1448), peraltro variante per una grande lettera S gotica ai piedi del vessillo sul dritto.
Tante, tra le imitazioni dello zecchino di Venezia riflettono anche particolari passaggi della storia italiana e mediterranea come quello che vede Filippo Maria Visconti, negli anni fra il 1421 e il 1436, essere contemporaneamente duca di Milano e doge di Genova: ed ecco, a suo nome, un esemplare per la lontana Caffa – anche questo di estrema rarità – proposto al lotto 1088.
Altri esemplari vengo da Istanbul e da altre anonime officine monetarie turche, dalla lontana Crimea, da zecche del Levante ancora non identificate, perfino dall’India a riprova di un fenomeno diffusissimo, quello dell’imitazione monetaria, che nel ducato e poi nello zecchino veneto ebbe uno dei suoi “bersagli” favoriti.
A proposito di India, come nel caso dell’esemplare al lotto 1136 del catalogo d’asta del 6-8 novembre è da notare come le figure del santo e del doge, e perfino quella del Cristo in mandorla, subiscano un processo di “astrazione stilistica” riducendosi a pure impressioni visive rispetto agli zecchini originali. Lo stesso accade alle legende, spesso incise come fossero semplici segni decorativi.
Le imitazioni dello zecchino di Venezia: un piccolo e semi sconosciuto mondo numismatico sul quale l’asta Cambi e Crippa Numismatica ci permette di aprire una finestra, a riprova di quanto vasto sia l’universo delle cose ancora da scoprire e di quanto commercio e collezionismo possano servire a veicolare la cultura.
E se volete saperne di più sull’asta del 6-8 novembre 2024 potete leggere qui il nostro articolo di presentazione oppure guardare l’interessante intervista a Paolo Crippa sui pezzi forti dell’incanto cliccando qui.