Spunta da una collezione privata l’ennesima variante di legenda dei cavalli in rame, diffusissima moneta del Regno di Napoli
di Rosario Greco | Il tumultuoso regno su Napoli di Ferdinando I d’Aragona (1458-1494), passato alla storia per la sua durezza e per tutte le minacce che ha dovuto affrontare, rimane un “pozzo di san Patrizio” per quanto riguarda le coniazioni numismatiche. Volendo riassumere la monetazione di Ferdinando I d’Aragona diciamo subito che le coniazioni furono, come consueto per il periodo, in oro, argento e lega di rame. Vennero battuti in oro doppi ducati, ducati più una moneta medaglia da 1,5 ducati conosciuta in un unico esmplare e coniata – probabilmente – per l’ingresso di Ferdinando a Napoli il 17 dicembre 1486; abbiamo poi le monete in argento (tarì, coronati, carlini , mezzi carlini e quarti di carlino), le misture (tornesi e denari) e infine il rame (cavalli).
Soffermandoci su quest’ultimo tipo va detto che, per la prima volta, il cavallo venne coniato dal 18 aprile 1472 per sostituire denari e tornesi che presentavano due grossi problemi: i primi erano mal accettati dal popolo per la scarsa quantità di argento contenuto, i secondi per la numerosa presenza di falsi proprio di tornesi e denari.
Il cavallo in rame puro era dunque un pessimo affare per i falsari, in quanto il suo valore era di pochissimo superiore al metallo utilizzato. Per quanto riguarda i cavalli conociamo un gran numero di coniazioni sia per la zecca di Napoli che per la zecca dell’Aquila. Per differenziare dei cavalli di Ferdinadno I dobbiamo dividerli in due gruppi: 1° gruppo o periodo, D/ FERDINANDVS REX (testa coronata del sovrano a dx) e R/ EQVITAS REGNI (cavallo gradiente a dx), e 2° grupppo o periodo, D/ FERRANDVS REX (testa coronata del sovrano a dx) e R/ EQVITAS REGNI (cavallo gradiente a dx).
Questa differenza segna un passaggio storico nel regno di Ferdinando I in quanto la legenda viene variata dopo la rivolta de L’Aquila contro il sovrano. Sappiamo quindi che i cavalli FERDINANDVS REX sono coniati dal 1472 al 1486, mentre quelli con FERRANDVS appartengono al 2° periodo che termina nel 1494.
Vittorio Emanuele III nel Corpus Nummorum Italicorum annovera già 214 varianti divisi in 9 sottotipi per quanto riguarda L’Aquila e 261 varianti per la zecca di Napoli mentre il catalogo Monete Italiane Regionali restringe di molto il campo annoverando quattro tipi di cavalli divisi in sottocategorie per Napoli e sette tipi di cavallo divisi tra 1° e 2° periodo o gruppo nel regno di Ferdinando I.
Nel 2009, infine, Simonluca Perfetto ricataloga tutte le varianti di conio e di legenda comprendendo ciò che era già noto e aggiungendo i risultati di nuove e pprofondite ricerche nel corposo volume La Zecca dell’ Aquila censendo, solo per il 2° periodo di Ferdinando I, ben 166 varianti di legenda.
Ma la numismatica, si sa, è piena di sorprese e da una collezione privata è emerso di recente il cavallo qui illustrato che non risulta presente in nessun testo e costituisce, dunque, una variante inedita da aggiungere a quelle – tante – finora note.
L’esemplare, infatti, al peso di g 1,33 e con un diametro massimo di mm 19, riporta la legenda EQVITAS REGNI con la lettera G evidentemente capovolta, caratteristica forse “secondaria” per alcuni ma che ribadisce il gran numero di coni differenti che furono prodotti per la battitura dei cavalli di Ferdinando I d’Aragona e conferma come – specialmente nella monetazione cosiddetta “minore” delle zecche medievali del Meridione d’Italia – ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire!