E’ firmata Egisto Magni ed è davvero bella come il sole, a cui si ispira, la coniazione augurale prodotta dalla storica azienda fiorentina
di Roberto Ganganelli | Quasi 120 anni di storia della medaglia, 320 mila coni e punzoni, un sapiente connubio fra tecnologia e tradizione: questa è l’essenza di Picchiani & Barlacchi, azienda fiorentina ben nota ai collezionisti e agli amanti dell’arte per il suo saper dare emozione al metallo.
Oltre mille sono gli artisti – è stato calcolato – che nel tempo hanno realizzato medaglie, placchette, bassorilievi e altre opere per P&B e tra questi, classe 1952, c’è il maestro Egisto Magni che ha firmato la medaglia calendario 2020 e che aveva inaugurato questa serie nel 2009.
Luce e misteri del Sole racchiusi nel metallo coniato
Il Sole, la stella madre è il tema che lo scultore e medaglista fiorentino ha sviluppato nella consueta, originale forma ad anello (una sfida creativa anch’ essa) che l’azienda toscana utilizza per le sue medaglie annuali riservate ad amici, clienti, amanti dell’arte di Pisanello.
Trecento sono gli esemplari in bronzo e cinquanta quelli in argento prodotti, nel diametro di 70 millimetri, evocando sia la mitologia greco-romana (si pensi ad Apollo, che guida il suo carro portando il Sole attraverso il cielo, o ad Icaro, con la sua sfida audace e impossibile) che quelle di popoli e civiltà sparse in tutto il mondo, dagli antichi Egizi alle culture precolombiane, dai popoli dell’Asia a quelli della remota Africa. I raggi del Sole, simbolo immediato e potente, come scrive l’autore stesso a commento della medaglia ricordano “forse anche un’astronave interplanetaria che scaglia il pensiero in vertiginosi abissi spazio-temporali”.
Dal passato al presente, e al futuro, seguendo quella linea di continuità del tempo che il calendario, per sua stessa natura, incarna.
Il potere evocatico delle superfici e delle geometrie
Quest’opera dedicata alla stella che permette la vita sulla Terra e regola il moto dei pianeti del nostro sistema ci colpisce per la fusione di geometrie nette e superfici scabre, per la composizione forte e suggestiva, per un senso di emozionante rappresentazione ancestrale e, al tempo stesso, modernissima.
Come non ricordare alcune medaglie firmate Pomodoro, di fronte al modello di Egisto Magni, ma – si badi bene – non per semplice accostamento visivo o di evocazioni, quanto per il formidabile potere di sintesi che accompagna i raggi, i i triangoli, le superfici intermedie – tutte diverse – che l’artista ha creato.
Linee, forme, spazi che si interrompono nel foro centrale: un foro che ci fa pensare a quell’occhio luminoso a cui tanti popoli hanno paragonato il Sole, ma anche ad una sorta di impenetrabilità della sua essenza data, per l’appunto, dal suo esser troppo accecante per poter essere osservato direttamente.
Bella come il sole, dunque, questa medaglia calendario che sul rovescio a dodici spicchi ospita i mesi del 2020 e che perpetua una tradizione, almeno in Italia, purtroppo quasi abbandonata.
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