Appaiono su alcuni rari scudi d’oro fatti battere nel 1735 e nel 1736 presso la zecca di Roma da papa Clemente XII Corsini (1730-1740) due parole latine, LABOR ADDITVS (“Aumentato il lavoro”), mutuate dalle Georgiche di Publio Virgilio Marone (1, 150) e, più precisamente, dal verso in cui si legge “Mox et frumentis labor additus [est]” ossia “Presto si aggiunsero sofferenze anche alle messi”.
Lo scudo d’oro al motto LABOR ADDITVS con data 1735 e ritratto di papa Clemente XII
La legenda, nell’ambito delle monete papali in oggetto (oro, mm 19-20, g 3,10 circa), è invece da riferire – come sostiene Mario Traina ne Il linguaggio delle monete – alle riforme volute dal pontefice il quale, per favorire la ripresa dell’agricoltura negli Stati Pontifici, volle introdurre una serie di dazi a tutela della produzione interna.
Le terre del Centro Italia sottoposte al potere temporale, infatti, nei primi decenni del XVIII secolo stavano vivendo una crisi produttiva che metteva a rischio l’economia domestica di migliaia di famiglie, ma anche la stessa sopravvivenza. Per questo, “aumentato il lavoro” (per l’agricoltura) si auspicava una nuova stagione di benessere e di prosperità.
La variante della moneta con al dritto lo stemma di papa Corsini con chiavi e tiara
Nella prima metà del XVIII secolo si ebbe, in Italia come in altri paesi d’Europa, una generale ripresa economica e culturale. Alcuni papi avviarono una serie di riforme, sia sociali che economiche. I primi tentativi, volti a migliorare la condizioni di vita dei sudditi e a rilanciare l’economia, ebbero però esito negativo.
Clemente XI istituì nel 1701 la Congregazione del sollievo, che mise a punto un programma economico e sociale che prevedeva il frazionamento dei latifondi, l’istruzione agraria, il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie dei lavoratori, l’organizzazione del credito agrario, il miglioramento delle comunicazioni e del commercio.
Anche nel 1736, sempre con anno VI di pontificato, si replica lo scudo LABOR ADDITVS
I proprietari terrieri si opposero fermamente alle riforme e il piano naufragò. Nel 1715 il pontefice sciolse la Congregazione e solo in seguito, con provvedimenti come quelli introdotti da Clemente XII, la situazione del settore agricolo in parte migliorò, pur rimanendo legata ad uno sfruttamento fondiario inefficiente e ad una bassa produttività. Quel motto, “Aumentato il lavoro”, alla fine si era ritorto contro i poveri agricoltori, che poveri erano e poveri sarebbero rimasti a lungo.