La nascita della Royal Navy e le prime vittorie | La battaglia di Le Hougue, l’affondamento della Soleil Royal e la fine della potenza navale francese
di Giancarlo Alteri | Il 1692 rappresenta una data importante nella storia europea del XVIII secolo: in quell’anno, infatti, nasce la Royal Navy, cioè la Marina da guerra inglese, come entità autonoma e fondamentale per la difesa dell’integrità del Regno Unito.
Guglielmo III d’Inghilterra e la nascita della Royal Navy
Ne fu fondatore Guglielmo III re d’Inghilterra, che fu pure l’anima della Lega d’Augusta contro le mire di Luigi XIV di Francia. Guglielmo d’Orange (1650-1702) era stato eletto comandante in capo d’Olanda quando il paese era stato invaso dalle truppe francesi nel 1672: egli, benché molto giovane, aveva preso in mano le redini della resistenza, che aveva trovato nuovi alleati grazie all’accordo con l’atavica nemica inglese, e che aveva costretto i Francesi ad una ritirata dai territori occupati. Intanto, Guglielmo aveva sposato la cugina Maria, figlia di Giacomo II, pretendente al trono d’ Inghilterra. Questo matrimonio, grazie all’alleanza, fruttò condizioni molto vantaggiose per l’Olanda nella Pace di Nimega del 1678.
Però, il suocero di Guglielmo, il re Giacomo II Stuart, perseguiva una politica filo cattolica e filo francese, che gettò in allarme Guglielmo, il quale, difensore dell’equilibrio europeo e del protestantesimo, entrambi minacciati da Luigi XIV, sbarcò in Inghilterra, adducendo i propri diritti al trono, mentre il re Giacomo fuggiva precipitosamente in Francia. Sostenuto da tutto il popolo britannico, Guglielmo d’Orange fu proclamato re nel 1689, dopo la “Gloriosa rivoluzione” contro i sostenitori di Giacomo, che si era svolta quasi senza colpo ferire.
La flotta britannica si prepara allo scontro con la Francia
Dal trono di san Giacomo, Guglielmo riprese la propria lotta indefessa contro Luigi XIV, dando vita, nel 1686, alla Lega di Augusta. Ma gli eserciti francesi a terra erano praticamente imbattibili, ben organizzati ed ben comandati; così riuscirono ad ottenere alcune vittorie, sebbene combattessero su due fronti: il Palatinato ed i Pirenei. Le sorti della guerra, pertanto, comeera scritto nel destino stesso delle Isole Britanniche, si sarebbero decise sul mare!
Fu così che Guglielmo mise la flotta olandese alle dirette dipendenze dell’Ammiragliato britannico, in modo da ottenere diverse squadre navali che potessero solcare i Sette Mari, arrecando in ogni parte dell’Oceano, i maggiori danni possibili agli interessi francesi.
La Marina francese, fondata dal cardinal Richelieu ed incrementata dal Colbert, era una perfetta macchina da guerra: vascelli di eccezionali dimensioni e di potente armamento ne costituivano la spina dorsale. Ma pure l’attività dei corsari francesi, effettuata da veloci navigli, rappresentava sempre una spina nel fianco dei nemici. Inoltre, nel Mediterraneo, le galere francesi non avevano rivali, se non negli agili sciabecchi turchi, che comunque rappresentavano ormai una specie di “canto del cigno” di una potenza ormai al tramonto.
Il Re Sole al comando… dalla Reggia di Versailles!
Una serie di scontri nella Manica e nel Mare del Nord aveva sancito un sostanziale pareggio fra le due flotte, quella anglo olandese e quella francese, quando, ad un certo punto, re Luigi XIV commise un errore: volle egli stesso prendere il comando della flotta, pur continuando a starsene nella Reggia di Versailles, senza rendersi conto delle difficoltà nei collegamenti e nella trasmissione degli ordini.
A ciò si sommavano i problemi finanziari, che non permettevano né la manutenzione ordinaria dei vascelli né, tanto meno, la loro sostituzione una volta che si rendessero non più utilizzabili. E come se tutto questo già non bastasse, si aggiungevano, sempre da parte francese, disarticolazioni nei comandi, affidati ad aristocratici senza alcuna esperienza, insoddisfazione nelle ciurme, impreparazione degli equipaggi.
Pertanto, tra la fine del 1691 e gli inizi del 1692, la flotta anglo olandese riportò diversi successi. Poi, Luigi XIV decise di raggruppare un forte esercito nella penisola del Cotentin che appoggiasse lo sbarco in Inghilterra di Giacomo II, deciso a riprendersi il trono. Naturalmente, per effettuare la traversata, l’esercito aveva bisogno di navi e tutte e tre le flotte francesi furono richiamate e concentrate davanti a La Hougue.
Si trattava della Flotta atlantica che comprendeva sessanta vascelli da guerra e la Soleil Royal, il più potente vascello fino ad allora costruito; la Flotta da corsa d’Oltremare, composta di navi più leggere e più veloci; la Flotta mediterranea formata da navi a vela.
Il decisivo scontro di Le Hougue e l’affondamento della Soleil Royal
Ancorate nella rada del promontorio di Barfleur, le navi francesi si sentivano sicure, protette dalle secche normanne; tanto sicure che gli equipaggi erano stati mandati a terra in libera uscita. Del resto, nessuna vela nemica si vedeva all’orizzonte. Invece, come falchi sulla preda, all’alba del 29 maggio 1692 la Home fleet piombò col vento in poppa.
Da più di un secolo, cioè da quando Francis Drake nel 1588 aveva annientato la Invencible armada, la marineria inglese faceva grande uso dei “barchini”: imbarcazioni leggere, poco più che scialuppe, riempite di esplosivo che venivano avvicinate agli scafi delle navi avversarie e, quindi, fatte esplodere dall’equipaggio, che un attimo prima si gettava in acqua, cercando scampo come poteva.
Durò quattro giorni la battaglia, frazionata in diversi scontri. Come d’uso a quei tempi, appena l’ammiraglia francese riuscì a salpare, sebbene con equipaggio ridotto, cercò subito l’omologa inglese. Ed erano entrambe due splendide navi, veri giganti del mare per l’epoca.
Nonostante l’eroismo della ciurma della Soleil Royal, l’ammiraglia francese che portava lo stesso nome di Re Sole, le cannonate ed i barchini, partiti dalla Royal Sovereign ne ebbero ragione: il vascello, orgoglio della marina francese, s’inabissò: solo tre uomini riuscirono a salvarsi, dei 900 che si trovavano a bordo.
Volsero talmente male per le armi francesi le sorti della battaglia, che perfino i dragoni si gettarono a cavallo in mezzo alle onde, nel tentativo eroico, ma disperato, di fermare i barchini inglesi, pronti a distruggere quel che rimaneva della flotta francese.
Una medaglia particolare per un epico scontro sul mare
Proprio a questa epica battaglia, che sicuramente decise le sorti della guerra, dovrebbe essere dedicata, secondo i maggiori studiosi, la medaglia realizzata poco tempo dopo l’avvenimento, che qui viene illustrata. Ne è autore Philipp Heinrich Müller (1654-1719), incisore tedesco di ottima mano e famoso pure per le sue tante opere di carattere numismatico.
Al dritto, la Vittoria alata regge i propri emblemi, stando su un bastimento, che è stato variamente interpretato (qualcuno vi ha visto addirittura la stilizzazione di un “barchino”). Sullo sfondo, alcune navi fuggono nell’immensità oceanica. Due le legende: SE CONDET IN UNDAS, nel giro, in alto, da sinistra a destra; DELETA AC INCENSA | GALLORVM CLASSE. | MDCXCII, all’esergo, su tre righe.
Più complesso e ricco di allegorie il rovescio: Nettuno, il dio del mare, nella sua raffigurazione classica atterra Proteo, che simbolicamente stringe con la mano sinistra un tridente, le cui tre punte terminano allegoricamente con i gigli di Francia. Sulla sinistra, la poppa di una nave che si sta inabissando. Dalle decorazioni che la ornano, sembra proprio di riconoscere la Soleil Royal, ricca di stucchi e di ori, magnifica “signora del mare”.
Sullo sfondo il fervore della battaglia, con perfino le sagome appena accennate dei barchini che si insinuano tra i vascelli. Ne esce un quadro ricco di pathos, quasi come i tanti dipinti su tela che, specialmente in Inghilterra, descrissero questa battaglia alla fine del XVII secolo.
Il Muller, tuttavia, si rese quasi colpevole di plagio. Infatti, l’olandese Jaan Smeltzing, per ordine ufficiale del proprio governo, aveva già coniato sul finire del 1692 una medaglia celebrativa della battaglia di La Hogue con un impianto simile alla presente, perfino nella legenda, che diceva: GALLORUM CLASSE DELETA XXIX MAJ MDCXCII.
Né basta, perché anche l’alsaziano Regnier Arondeaux dedicò alla medesima battaglia tre medaglie, su due delle quali raffigurò re Luigi XIV vestito da Proteo che fugge su una conchiglia tirata da rospi; incalzato da Nettuno (cioè Guglielmo) su una; con la complessa raffigurazione allegorica di un “brulotto”, sulla cui tolda è la personificazione di Britannia, sull’altra.