E’ stata un successo, l’asta numismatica Ranieri numero 19 battuta in sala e live a Bologna il 13 novembre; un successo che la Numismatica Ranieri ha il piacere di condividere con i collezionisti presentando una selezione di venti fra le coniazioni che hanno acceso la competizione fra i collezionisti presenti in sala e online confermando il positivo trend delle monete belle e rare, quelle più dense di importanza storica e di fascino artistico.
Monete di spicco di zecche italiane medievali e moderne
“Dio è la mia forza” si legge sul grossone ferrarese di Ercole I d’Este (1471-1505) che al lotto 72, molto raro e in SPL+, è passato da una base di 1500 a un realizzo di 2400 euro. Ha triplicato invece la base, da 1000 a 3000 euro, il mezzo grosso per Como (emissioni del XIII secolo a nome di Federico II) che era proposto al lotto 71: moneta di estrema rarità e, per di più, caratterizzata da un simbolo non censito in letteratura (globo a sinistra dello scettro sul dritto).
Passando all’Ottocento fiorentino, al lotto 123 una eccezionale 96 lire oro per Genova, anno 1797, in conservazione perfetta è salita da una base di 4500 a un’aggiudicazione di 6000 euro mentre al lotto 184, la pezza della rosa anno 1703 a nome di Cosimo III de’ Medici, con l’indicazione LIBVRNI e in fior di conio con fondi brillanti, da una partenza di 2000 euro si è accasata a cinque volte tanto, 10.000 euro.
Restando in Toscana ma passando a Lucca, è “minore” solo per tipologia, non certo per rarità e conservazione (SPL) il grosso a nome dell’imperatore Ottone IV ma battuto sotto Federico II nel periodo 1209-1315: moneta di gran fascino del medioevo italiano, è passata in asta Ranieri 19 da 1000 a 1500 euro.
Invece, per Napoli, ha fatto faville il doppio cavallo di Federico III d’Aragona (1496-1501) al lotto 249: estremamente raro e in stato di grazia, questo “spicciolo” meridionale è passato in scioltezza da 1500 euro di stima ai 3200 di aggiudicazione. Sempre dalla zecca partenopea, ma dal periodo dei Borbone, il lotto 270 – una 120 grana di Ferdinando IV del 1805, tipo inglese, con capelli lisci – rarissima e in fior di conio, per di più impreziosita da una magnifica patina, ha visto la consistente base di 1500 euro ulteriormente migliorata con un prezzo finale di 1700.
Non possiamo non citare poi due rare e preziose monete della zecca di Perugia che hanno acceso la lotta fra i collezionisti: la prima, al lotto 300, era un grosso con la grande P fiorata della prima metà del XIV secolo che, in ragione della conservazione eccellente, è balzato da 300 a ben 975 euro. La seconda, invece, è un rarissimo grosso di papa Paolo III Farnese (1534-1549) che era offerto al lotto 303 in qSPL e che ha raddoppiato la stima passando da 2000 a ben 4000 euro.
Parlando ancora di monete papali, settore sempre apprezzato, passiamo a Roma con il lotto 335: a nome di Enea Silvio Piccolomini (Pio II), battuto con coni di Emiliano Orfini, pur con traccia di appiccagnolo e in BB il grosso d’argento della sfortunata crociata voluta dal pontefice senese non ha faticato a realizzare la bellezza di 6250 euro (base 3000). Passando al primo Settecento, invece, al lotto 353 un piccolo, perfetto e scudo d’oro dell’anno XVIII di pontificato, molto raro, è passato da 4000 a 5000 euro.
E concludiamo questa selezione di top lot di zecche italiane con il lotto 406, un grosso della Lupa da 7 soldi di II tipo battuto a Siena tra il 1510 e il 1511: moneta in conservazione soltanto BB, ma piacevolissima ed estremamente rara, che ha ritoccato la già consistente base di 3500 euro salendo fino a 3800.
Alcune perle di Casa Savoia, Regno di Sardegna e Regno d’Italia
Passando in rassegna alcune delle migliori monete sabaude dell’asta Ranieri 19 del novembre scorso, partiamo con il lotto 481, un grosso di I tipo per Bourg a nome di Amedeo IX (1465-1472) che per l’estrema rarità e la conservazione SPL+ ha visto il prezzo salire da 3000 a 4250 euro. Venduto invece al prezzo di base, in ogni caso di ben 15.000 euro, il lotto 488, un mezzo carlino da 2,5 doppie del 1776, regnante Vittorio Amedeo III (rarissima moneta in qFDC).
Il lotto 519 ci ha riservato una delle maggiori sorprese: si tratta del più bell’esemplare in slab NCG delle 80 lire torinesi del 1831 a nome di Carlo Felice che, in catalogo a 40.000 euro, sono salite fino a ben 70.000 euro di aggiudicazione facendo segnare quasi un record. Benissimo anche monete meno “paludate”, come le 5 lire di Carlo Alberto del 1848 per Genova con patina di monetiere e qFDC, che sono passate da 700 a ben 1900 euro.
Passando al Regno d’Italia, risultato di tutto rispetto per le 100 lire 1878 di Vittorio Emanuele II, moneta sempre ricercata e che, proposta al lotto 655 in qFDC, in quanto tipologia rarissima ha visto il prezzo salire rapidamente da 40.000 a 49.000 euro. Un’altra 100 lire, la Vetta d’Italia 1925 a nome del “re numismatico”, ultima tipologia in Italia a pesare ben 32,25 grammi d’oro a 900 millesimi, era invece in catalogo nell’asta Ranieri 19 al lotto 717: acquistabile nel 1925 per 300 lire, è passata in SPL+ da 6000 a 7250 euro.
Ha invece cambiato collezione per 3100 euro, a fronte di una base di 1000, il lotto 735, un progetto in argento per Aratrice da 20 lire datata 1907, prodotto dallo Stabilimento Johnson e uscito dalla mano di Egidio Bonsinsegna. E per concludere, ricordandovi che è in corso la nostra asta live 19 che sarà battuta il 29 gennaio 2025 dalle ore 15.00 su BidInside, vi mostriamo un’altra perla dell’ultimo incanto battuto in sala, la prova di stampa delle 5 lire Quadriga 1914 al lotto 748: qFDC/FDC, con affascinante patina iridescente, questo esemplare è passato di mano a 8500 euro a partire da una base di 8000.